Nelle chat e nelle mail dell’imprenditore palermitano potrebbero nascondersi le ragioni del gesto estremo e l’identità di quelle persone di cui la vittima si era fidato.
PALERMO – “L’ipotesi dell’omicidio rimane aperta. Se non si completeranno gli accertamenti tossicologici e quelli sui tabulati del cellulare di Angelo Onorato, la pista dell’omicidio rimane del tutto aperta“. Queste le parole dell’avvocato Vincenzo Lo Re, legale della famiglia dell’imprenditore trovato morto lo scorso 25 maggio dalla moglie, l’eurodeputata uscente Francesca Donato. Subito dopo il rinvenimento della salma all’interno del Range Rover di proprietà del professionista, gli investigatori avevano ipotizzato sin da subito il gesto estremo ma la famiglia della vittima era propensa a credere che si trattasse di un omicidio.
Da qualche giorno, e sempre in attesa di accertamenti definitivi, la moglie e i figli dell’architetto 55enne, aprendo all’ipotesi del suicidio, intendono comprendere se il loro congiunto sia stato spinto da qualcuno a togliersi la vita:
”Se si è trattato di suicidio dobbiamo capire se si sia trattato di istigazione – aggiunge l’avvocato Lo Re – Dai file che la Procura sta esaminando, cerchiamo proprio di provare a sapere se qualcuno e chi lo stesse ricattando e, in qualche modo, lo abbia indotto a commettere il gesto…La Procura sta lavorando molto bene e abbiamo fiducia negli investigatori”.
Nella lettera che Onorato aveva lasciato all’avvocato Fabrizio Macchiarella, la vittima parla di persone che gli vogliono male e spiega di essersi fidato di persone sbagliate. Chi sono queste persone? Da che cosa era intimorito l’architetto siciliano?
La famiglia ha chiesto la copia forense dei messaggi, delle chat e delle mail che potrebbero custodire il segreto della morte dell’imprenditore edile. Nell’ultimo audio WhatsApp, secondo quanto trapelato da ambienti investigativi, appariva sereno e disteso. Nessuna incertezza nella voce, nessun tono ansioso. Dunque che cosa è accaduto di tanto terribile alcune ore più tardi?
L’inchiesta comunque continua a ritmo serrato ma per gli investigatori della Mobile palermitana, coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni, poi nominato procuratore a Enna, non avrebbero dubbi sull’ipotesi della morte per propria mano. L’uomo, intorno alle 11 dello scorso 25 maggio, a bordo del suo Suv si sarebbe accostato al marciapiede di via Minutilla, nei pressi di via Ugo La Malfa, a Palermo Nord, e si sarebbe stretto al collo una fascetta di plastica e l’avrebbe tirata fino a soffocarsi, senza avere la possibilità di ripensarci.
La Procura iscriveva un fascicolo per omicidio cosi da permettere diversi accertamenti, alcuni irripetibili come l’autopsia. I detective stanno infatti passando al setaccio le persone che aveva incontrato la vittima nella stessa giornata, nei giorni e nelle ore antecedenti alla tragedia. I poliziotti hanno sequestrato le immagini riprese dalla videocamera di un bar, vicino al negozio dell’architetto, dove Onorato avrebbe preso un caffè con un uomo. Si mira a capire chi fosse quella persona e le ragioni dell’incontro a poche ore dal ritrovamento del cadavere del professionista.
Sono stati sentiti i collaboratori più stretti dell’architetto, il cognato, che Onorato era andato a prendere all’aeroporto, e a tutti è stato chiesto se la vittima avesse espresso preoccupazioni o indicato qualcuno con cui aveva dissidi o problemi.
I funerali di Angelo Onorato si sono svolti nella cattedrale di Palermo lo scorso 30 maggio alla presenza di numerosissimi cittadini e delle istituzioni pubbliche ai vari livelli. Presenti anche gli investigatori che hanno scattato numerose foto registrando anche un video dell’intera funzione funebre:
”In questa città c’è tanto odio ma c’è ancora più amore: dobbiamo ricordarcelo sempre e fare in modo che l’amore trionfi su questo odio maledetto – ha detto la moglie della vittima – Voglio che le vostre preghiere, oltre a essere per Angelo, che è già in paradiso senza neanche passare dal purgatorio, per me e per i suoi familiari per darci la forza, pregate tutti perché sia fatta verità e giustizia, perché è il minimo che vogliamo e di cui abbiamo bisogno per superare questa tragedia e per dare un futuro e una speranza a questa città e a tutta la Sicilia. Non possiamo permettere di lasciare la Sicilia in mano a chi risolve con l’odio e la morte i problemi“.