Dopo la firma di un nuovo testamento in suo favore, Paola Pepe avrebbe fatto mangiare alla prozia cibi solidi risultati letali.
CATANIA – Per intascare una congrua eredità avrebbe ammazzato con gli spaghetti la prozia ottantenne che poteva mangiare solo omogenizzati. La donna, Paola Pepe di 58 anni, ristretta ai domiciliari per circonvenzione d’incapace e omicidio aggravato si dichiara innocente. Secondo la ricostruzione dei difensori dell’indagata, gli avvocati Carmelo Peluso del foro di Catania e Lino Rovetta del foro di Vicenza, la pronipote avrebbe dato all’anziana parente le cure di cui aveva bisogno e il cibo spezzettato come le veniva solitamente somministrato nelle due case di riposo dov’era stata ricoverata.
Dopo il pranzo “letale” la funzionaria del ministero degli Esteri in pensione, Maria Basso, 80 anni, era stata portata in ospedale, in codice verde, per un’occlusione intestinale ma subito dopo era stata dimessa. Il nuovo testamento olografo, rogitato da un notaio catanese in favore della pronipote indagata, sarebbe stato redatto e firmato dopo la verifica della capacità di intendere e volere della vittima. Ma gli inquirenti sono di tutt’altro avviso.
La vicenda risale a due anni fa quando Maria Basso, il 4 settembre 2022, festeggiava il suo compleanno presso la casa di riposo “Giovanna Maria Bonomo” di Asiago, in provincia di Vicenza. Alla lieta ricorrenza si sarebbe presentata, a sorpresa e non invitata, l’odierna indagata assieme al suo compagno, al posto di sua madre. Da subito i congiunti dell’anziana, in testa il cugino di primo grado Mario Basso, assistito dall’avvocato Alberto Rigoni Stern, erano rimasti stupiti e insospettiti per la partecipazione della pronipote e per il suo manifesto attaccamento, quasi morboso, nei riguardi della prozia nonostante non avesse mai avuto rapporti frequenti con la vittima.
A questi atteggiamenti invadenti sarebbero seguite alcune visite presso la banca dove la vittima teneva i suoi conti correnti e investimenti economici. Il direttore e i funzionari dell’istituto di credito non ci vedevano chiaro e presentavano un esposto in Procura atteso che Maria Basso aveva revocato la procura generale dell’amministrazione dei suoi beni, depositata presso lo studio notarile Muraro di Marostica, a suo tempo firmata in favore di una sua vecchia amica.
Il 2 dicembre 2022 la pronipote avrebbe trasferito l’anziana parente presso un albergo di Asiago per poi farle fare un lungo ed estenuante viaggio in auto sino alla “Nuova Veteres”, una Rsa di Acicastello, alle porte del capoluogo etneo. L’anziana diplomatica sarebbe stata trasferita in Sicilia in fretta e furia senza la possibilità di salutare i parenti né di portare al seguito i suoi farmaci “salvavita” e tutti gli effetti personali.
Nel frattempo i parenti della Basso sporgevano a loro volta denuncia presso la Procura di Vicenza che, per competenza, inviava il fascicolo agli inquirenti etnei. Pare anche che Paola Pepe avrebbe fatto siglare alla prozia una procura generale per il compimento di atti di straordinaria amministrazione in proprio favore e, il 9 dicembre 2022, le avrebbe fatto sottoscrivere un secondo testamento con cui, revocata la precedente disposizione in favore di un istituto salesiano di Milano, l’avrebbe nominata erede universale di circa 1 milione di euro.
La povera pensionata, non autosufficiente, era afflitta da molteplici patologie che le permettevano esclusivamente un’alimentazione controllata a base di omogenizzati e cibi facilmente digeribili. Dopo un paio di giorni di permanenza nella Rsa di Acicastello Maria Basso sarebbe stata invitata a pranzo dalla pronipote in un ristorante della zona. Qui al posto dei soliti omogenizzati all’anziana donna sarebbe stato offerto un bel piatto di spaghetti, un cibo micidiale per la pensionata ammalata. L’ex diplomatica si sarebbe sentita male quasi subito e dopo una prima corsa in ospedale sarebbe deceduta nella residenza per anziani dopo atroci sofferenze. Paola Pepe, dopo il fermo, si trova ristretta ai domiciliari con braccialetto elettronico presso la sua abitazione.
”Non è vero che la Pepe si era avvicinata solo recentemente alla prozia, anzi – ha evidenziato l’avvocato Peluso dopo l’interrogatorio di garanzia della sua assistita – il rapporto tra le due è lontano nel tempo e Maria considerava Paola la figlia che non aveva avuto…La prozia ha ingerito spaghetti triturati, fatti a poltiglia, cosi come ne aveva mangiati decine di altre volte in cui Paola ha avuto occasione di pranzare con lei ad Asiago…Paola e Maria insieme hanno fatto viaggi e vacanze, ci sono foto e documenti che provano che i loro rapporti personali erano pregressi e lo dimostreremo”.
Il cugino di primo grado della vittima, l’ingegnere Mario Basso, riferisce una versione diametralmente opposta dei fatti:
“Erano 15 o 20 anni che prozia e pronipote non si vedevano – ha detto il professionista durante un’intervista in tv – e quello dell’indagata sembrava un attaccamento quasi morboso. La famiglia Pepe, 15 anni fa, avrebbe sottratto un immobile a Maria Basso che poi aveva chiuso i rapporti con loro…Ho saputo da un’infermiera che Maria non c’era più nella Rsa di Asiago e la mattina dopo la direttrice del centro mi ha confermato che mia cugina era andata via con la Pepe verso Catania…”.
Davanti al Gip etneo l’indagata ha affermato che non voleva assolutamente fare del male alla prozia, ma il giudice per le indagini preliminari ha comunque confermato il provvedimento restrittivo ai domiciliari con controllo elettronico degli spostamenti.