Sono ancora troppi i furbetti delle tasse

Secondo il rapporto redatto dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 1 italiano su 2 (circa) non versa nemmeno un centesimo al Fisco.

La ballata dei redditi dichiarati. In Italia riuscire a sapere i veri guadagni dei cittadini sembra un’impresa improba. Non perché sia complicato reperire dati e fonti ma in quanto l’argomento sembra tabù per la morale pubblica, quasi un sacrilegio. Fare i conti in tasca viene vissuto come un atto di violazione della privacy, oltre che poco rispettoso del galateo.

Si tratta, forse, del retaggio della cultura cattolica che non ne ama disquisire per una serie di fattori storici e teologici, come l’enfasi sulla povertà e sulla carità, la visione dei soldi come mezzo e non fine, e la tendenza a concentrarsi più sulla spiritualità che sulle questioni finanziarie. Tuttavia non pare che la Chiesa, tramite lo IOR (Istituto Opere Religiose) più comunemente noto come la “Banca del Vaticano, oltre a gestire l’immenso patrimonio ecclesiastico, non sappia “fare affari”, come hanno confermato alcuni recenti scandali finanziari.

Infatti, balzò agli onori della cronaca (si fa per dire), tra gli altri, lo scandalo dell’arcivescovo Paul Marcinkus, una figura centrale nello scandalo finanziario del Banco Ambrosiano nel 1982. Il suo nome è legato al fallimento dell’istituto di credito e alle accuse di coinvolgimento nella gestione illecita di fondi e nel riciclaggio di denaro. Il suo ruolo alla guida dello IOR ha contribuito a collegare le attività della banca vaticana ad operazioni fraudolente. A conferma che anche “i missionari di Dio”, pur predicando il Vangelo sono comuni mortali, per i quali “pecunia non olet”.

Ancora troppi i Bassotti che aggirano il Fisco

Il 1° ottobre scorso è stato presentato alla Camera dei Deputati il 12° rapporto dell’Osservatorio delle Entrate Fiscali, a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, sui redditi dichiarati al Fisco dagli italiani. Sono passati al setaccio i redditi medi lordi del 2024 di lavoratori dipendenti, autonomi e professionisti. E’ emerso che il Belpaese non è strozzato dalle tasse, ma quelle esistenti gravano sui lavoratori dipendenti. Evidentemente si tratta di una categoria che seduce l’Erario! I guadagni maggiori soni dei titolari di farmacie, commercialisti, notai, chirurghi e dentisti.

La stragrande maggioranza dei dipendenti del settore privato percepisce sui 25-26 mila euro, mentre quelli pubblici sui 35 mila. In coda i poveri coltivatori diretti, coloni e mezzadri con soli 12.110 euro. Praticamente sull’orlo dell’indigenza e, come ha rilevato lo studio, sulle spalle della collettività. Nelle ultime fila è da registrare la presenza dei giornalisti free lance con 17.342 euro, a conferma delle paghe troppo basse che percepiscono, in un settore dove sono sfruttati e malpagati, come la cronaca ha spesso registrato.

Tra i lavoratori autonomi soggetti agli Isa (indici sintetici di affidabilità fiscale), emergono intermediari del commercio con 67.800 euro, gli informatici con 53.300 euro e gli amministratori di condominio 50.300 euro. Gli autori del rapporto hanno specificato che anche professionisti con reddito nullo o negativo o senza presentazione della dichiarazione reddituale sono rientrati nelle statistiche. Inoltre il nodo critico è l’immensa evasione fiscale, mentre noi pensavamo che fosse colpa del destino cinico e baro!

Quasi il 50% di italiani ha dichiarato di non percepire reddito, secondo i dati del rapporto. Tra coloro che pagano IRPEF, la famigerata imposta sul reddito delle persone fisiche, 31 milioni di cittadini pagano il 23%. Vale a dire che circa 1 nostro connazionale su 2 non versa nemmeno un centesimo al fisco. Sarà per una grave forma di allergia alle tasse, agevolata dalla mentalità truffaldina molto diffusa nel nostro Paese e da uno Stato che non punisce gli evasori, ovvero truffatori che sottraendo risorse alla collettività, la depauperano. Ecco i veri manigoldi, altroché!