Carmelo Peluso, avvocato del deputato regionale anticipa la linea difensiva: “Parlerà, non ci sono cose che non possa spiegare”.
Catania – Oggi è il giorno dell’interrogatorio di fronte al gip dell’ex vice governatore siciliano Luca Sammartino, travolto dal blitz Pandora. Risponderà alle domande del giudice, “non ci sono cose che non possa spiegare”, ha anticipato Carmelo Peluso, l’avvocato di fiducia del deputato regionale della Lega, indagato per due episodi di corruzione nel comune di Tremestieri Etneo. Il noto esponente politico è stato sospeso dal giudice da incarichi pubblici per un anno. Dopo la notifica del provvedimento, effettuata dai carabinieri del nucleo Investigativo del comando provinciale di Catania, Sammartino si è dimesso da vicepresidente e da assessore regionale all’Agricoltura, incarichi che ha assunto ad interim il governatore Renato Schifani.
Gli interrogatori dell’inchiesta sono partiti ieri. Primo tra tutti, il sindaco di Tremestieri Etneo Santi Rando, finito in carcere nel blitz Pandora con l’accusa di voto di scambio politico mafioso. Si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha reso dichiarazioni spontanee: il primo cittadino, difeso da Tommaso Tamburino, ha negato di avere mai richiesto a malavitosi appoggi elettorali nel 2015. Ha comunicato al giudice che nei prossimi giorni provvederà a dimettersi dalla carica di sindaco, per poter con maggiore serenità difendersi dalle accuse che gli vengono mosse, certo di chiarire con i magistrati la propria posizione. Il prefetto di Catania due giorni fa lo ha sospeso dall’incarico, assieme al consigliere comunale Mario Ronsisvalle, che è agli arresti domiciliari.
Ha scelto di non rispondere anche Pietro Alfio Cosentino, ritenuto il referente del clan Santapaola-Ercolano a Tremestieri Etneo, che si sarebbe “adoperato per garantire il rispetto di precisi accordi elettorali propedeutici all’elezione” del primo cittadino. Anche Cosentino però ha voluto chiarire la sua posizione “evidenziando – dice la difesa – che le accuse sono infondate. Le sue campagne elettorali sono state sempre pulite e lontane da certe logiche”, ha concluso l’avvocato difensore Giovanni Avila annunciando il ricorso al Riesame.
Eppure nell’ordinanza del gip è scritto che Rando e Cosentino, “in concorso tra loro, in occasione delle consultazioni elettorali per l’elezione del sindaco e del Consiglio comunale di Tremestieri Etneo per l’anno 2015, chiedevano ed accettavano la promessa di Francesco Santapaola e Vito Romeo (anche loro tra i destinatari delle misure), soggetti affiliati al clan Santapaola, di procurare voti da parte di soggetti appartenenti ad associazioni mafiose e comunque mediante le modalità di cui all’art. 416 bis c. 3, c.p., in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi dell’associazione mafiosa di appartenenza, ed in particolare della disponibilità ad assegnare appalti pubblici ad imprenditori vicini a Cosa Nostra o comunque avvicinabili dall’organizzazione mafiosa, e della disponibilità all’assunzione lavorativa di familiari di Romeo e Cosentino da parte di Rando una volta divenuto sindaco”.
Su Cosentino il gip ricostruisce il “ruolo” nella vicenda sottolineando che ha concorso, “pur senza esserne affiliato, nell’associazione mafiosa Cosa Nostra catanese, clan Santapaola, ponendosi a disposizione
dei vertici dell’organizzazione, ed in particolare di Francesco Santapaola Vito e Romeo, fornendo
indicazioni sugli imprenditori da sottoporre ad estorsione, facendo da tramite tra Cosa Nostra ed esponenti politici, ed indicando ai due su quali candidati far confluire i voti al fine di ottenere benefici per l’associazione mafiosa dopo la loro elezione, così apportando un concreto contributo causale ai fini della conservazione, del rafforzamento e, comunque, della realizzazione, anche parziale, del programma criminoso dell’associazione mafiosa sotto il profilo del maggiore guadagno economico del potere di infiltrazione nel tessuto politico e del controllo del territorio. In Tremestieri Etneo nel 2015 e 2016.
Intanto oggi è il giorno di Sammartino. Il parlamentare si è detto “sereno e certo che emergerà la totale estraneità ai fatti, risalenti a cinque anni fa e che con stupore leggo mi vengono contestati”. Ed è indagato per due casi di corruzione. Il primo è avere favorito il proprietario di una farmacia a Tremestieri Etneo impegnandosi nell’impedire l’apertura a un suo concorrente. In cambio avrebbe ottenuto l’appoggio elettorale per la candidata alle europee che lui sosteneva nel 2019 per il Pd, Caterina Chinnici, poi eletta e da dopo passata a Forza Italia.
Il secondo caso riguarda due carabinieri del nucleo di Polizia giudiziaria della Procura di Catania, uno in servizio e l’altro in aspettativa che avrebbero fornito notizie su eventuali indagini nei suoi confronti e ‘bonificato’ da eventuali ‘cimici’ la sede della sua segreteria, “anche attraverso strumentazione tecnica, alla ricerca di microspie” (è scritto nell’ordinanza). I due militari sono il maresciallo in pensione Antonino Cunsolo e l’appuntato Antonio Battiato. Su questo specifico punto della vicenda “Sammartino – scrive il gip – concorreva sollecitando ripetutamente Cunsolo per eseguire le suindicate operazioni di bonifica e pagando il relativo prezzo”. Cunsolo dopo aver ricevuto le richieste e le somme dall’esponente politico, girava “le richieste e il denaro al Battiato con il quale eseguiva poi materialmente le operazioni di bonifica”.
Ieri Antonio Battiato, interrogato, ha detto al gip di aver commesso “una leggerezza per fare un favore a un amico, un collega in pensione”, perché “insisteva e mi sembrava male”, ma “non ho mai preso soldi” e ho fatto “tutto fuori dal servizio” con rivelatore di frequenze che costa poco ed è accessibile a tutti. Questa la linea di difesa dell’appuntato dei Carabinieri indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Pandora. L’interrogatorio di garanzia si è svolto alla presenza del suo legale, l’avvocato Salvatore Leotta. Il giudice si è
riservato la decisione sulla richiesta della Dda di applicare la misura della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio e servizio al militare dell’Arma che era in servizio al nucleo di Polizia giudiziaria della Procura.