I sondaggi indicano una situazione di parità tra l’ex presidente candidato per i Repubblicani e l’attuale vicepresidente dei Democratici.
New York – A pochi giorni dall’election day, il 5 novembre, continua il serrato testa a testa elettorale in tutti e sette gli stati chiave che decideranno le sorti della Casa Bianca. Secondo il sondaggio Washington Post-Schar School pubblicato oggi Kamala Harris e Donald Trump si trovano di fatto in una situazione di parità, dal momento che nessuno dei due ha un vantaggio statisticamente non significativo. Tra i probabili elettori, Trump è in vantaggio in Arizona (49% contro il 46%) e North Carolina (50% contro il 47%), mentre Harris è in testa in Georgia (51% contro il 47%), Michigan (49% contro il 47%), Pennsylvania (49% contro il 47%) e Wisconsin (50% contro il 47%). I Nevada i due candidati sono in perfetta parità, al 48%. Negli stati chiave il margine di errore dei sondaggi oscilla tra un 3,9 e il 5%.
Il sondaggio registra anche come rimangono invariate le questioni su cui i candidati raccolgono più sostegni: Trump è in testa per immigrazione ed economia, Harris per clima, aborto e lotta alla criminalità. “Il mio avversario, un ex presidente degli Stati Uniti, svilisce la presidenza, gli americani si meritano di meglio“, ha attaccato Harris dopo che Trump ha usato parole volgari verso di lei definendola una ‘shit vice president’ (una vice presidente di m…) durante un comizio. “Il presidente degli Stati Uniti deve fissare un standard non solo per la nostra nazione” ma anche per il mondo, ha detto Harris intervistata dal reverendo Al Sharpton su Msnbc, sottolineando che questo “significa essere impegnati ad alcuni standard, non solo di regole e norme internazionali, ma di decoro“.
Intanto dopo la Georgia, anche la North Carolina supera il milione di voti già espressi quando mancano una manciata di giorni all’election day. La commissione elettorale dello stato chiave ha reso noto che erano stati già espressi oltre un milione di voti, la stragrande maggioranza, oltre 916mila, nei seggi dove è possibile votare in anticipo, con il restante di voti per posta e dall’estero. La percentuale rappresenta il 13% dei 7 milioni di elettori dello Stato. Prima era stata la volta della Georgia, un altro stato chiave, a superare la soglia psicologica del primo milione di voti, vale a dire il 14% dei registrati al voto, appena pochi giorni dopo aver aperto i seggi per il voto in anticipo, il 15 ottobre. Decine di stati ormai offrono – oltre al voto per posta – la possibilità di votare in anticipo, recandosi in particolari seggi, alcuni – come Pennsylvania, Virginia, South Dakota, Minnesota e Illinois – già dalla fine di settembre.
Lunga la lista dell’avvio del voto in anticipo in ottobre: il 7 è partito in California, Montana, Nebraska e Maine; l’8 in Indiana, New Mexico, Ohio e Wyoming; il 9 in Arizona: il 15 in Georgia: il 16 in Iowa, Rhode Island e Tennessee; il 17 in North Carolina; il 18 in Louisiana e Washington; il 19 Nevada e Massachussets; oggi, 21 ottobre, in Alaska, Arkansas, Colorado, Connecticut, South Carolina e Texas; 22 ottobre, in Missouri, Hawaii, Utah, Wisconsin; 23 West Virginia; 24 Maryland; 25 Delaware; 26 in Florida, Michigan (ma a Detroit si è iniziato a votare il 18), New Jersey, New York; 28 Distric of Columbia; 30 Oklahoma. Stando ad un recente sondaggio di Nbcnews, oltre la metà degli elettori americani, il 52%, intende votare in anticipo, per posta o di persona negli stati dove è permesso, rispetto all’Election Day.
Si tratta di una percentuale record, se si è esclude il 2020 anno in cui, nel mezzo dell’epidemia di Covid, il 68% degli elettori a fine ottobre diceva che si sarebbe tenuto lontano dai seggi. Nel 2016 era il 41% che dichiarava di voler votare in anticipo. Al 15 ottobre, il 5% degli interpellati diceva di aver già votato, il 3% per posta il 2% di persona. Ed un altro 47% esprimeva l’intenzione in anticipo nelle prossime settimane, il 20% per posta e il 27% di persona, contro il 44% che diceva che voterà il 5 novembre. Confermata la predisposizione degli elettori dem a votare in anticipo: tra di loro infatti Kamala Harris ha 17 punti di vantaggio, mentre Trump ne ha 21 tra gli elettori dell’Election Day.
Un alto sondaggio dice che tra gli arabo-americani sono leggermente più propensi a votare per Donald Trump che per Kamala Harris: un segnale preoccupante per le possibilità della candidata dem di vincere nello stato in bilico del Michigan, che ospita una grande popolazione arabo-americana. Il sondaggio, condotto da Arab News Research and Studies Unit insieme a YouGov, mostra che il 43% sostiene il tycoon rispetto al 41% che preferisce la sua rivale e al 4% che supporta la candidata del Partito Verde, Jill Stein.