Sequestrati beni per 2,7 milioni a esponente del clan Arena: sigilli a immobili, terreno e ditta

Maxi sequestro a un condannato per mafia vicino al clan Arena di Isola Capo Rizzuto. Tra i beni sigillati anche immobili e una ditta. Indagini della DDA di Catanzaro.

Catanzaro – Beni per un valore complessivo di circa 2,7 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, in esecuzione di un decreto emesso dal Tribunale Ordinario di Catanzaro – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Il destinatario del provvedimento è un soggetto ritenuto affiliato alla cosca mafiosa “Arena”, attiva a Isola di Capo Rizzuto (KR), già condannato anche in appello per associazione mafiosa nell’ambito del noto procedimento “Jonny”.

Il sequestro ha riguardato 13 unità immobiliari, un terreno e una ditta individuale, risultati incompatibili con i redditi dichiarati e quindi ritenuti di origine illecita. L’uomo è stato definito come persona a “pericolosità sociale qualificata” ai sensi del Decreto Legislativo n. 159/2011.

L’indagine “Jonny” e la pax mafiosa per gestire l’accoglienza migranti

Le indagini, condotte dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (I.C.O.) e dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, hanno ricostruito l’ascesa economica del clan Arena, tra il 2002 e il 2019, grazie al controllo illecito del Centro di Accoglienza Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. In questo contesto, il sodalizio criminale spartiva fondi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti, anche tramite fatturazioni fittizie per forniture mai effettuate.

Inoltre, la cosca aveva ottenuto una posizione dominante nel settore delle scommesse online, gestite con modalità totalmente irregolari, oltre al noleggio di apparecchi per il gioco d’azzardo.

Indagini patrimoniali e provvedimenti precedenti

Il decreto è stato adottato dopo complesse indagini economico-patrimoniali, che hanno evidenziato una sproporzione tra beni posseduti e redditi dichiarati. Le stesse indagini avevano già portato in passato a ulteriori sequestri per un valore di circa 2 milioni di euro nei confronti di altri soggetti coinvolti nella medesima inchiesta.

Il provvedimento è stato disposto ai sensi dell’art. 20 del d.lgs. n. 159/2011, in attesa della valutazione definitiva da parte del Tribunale, che dovrà verificare i presupposti per l’eventuale confisca definitiva dei beni sequestrati.

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