Separazione delle carriere star dello scontro elettorale, ma dagli spot si passerà ai fatti?

Schlein fermamente contraria si schiera con le toghe, già sul piede di guerra. Nordio conferma che si farà ma confessa: “non c’è una data”.

Roma – La separazione delle carriere, riforma delle riforme di cui da sempre si parla e mai si agisce, diventa oltre che provvedimento bandiera di governo, tema cruciale della campagna elettorale in vista delle europee. Chi ha a cuore la giustizia sa che è stata la principale causa dello scontro duro tra politica e magistratura. Quest’ultima, arroccata nelle sua esigenza di autonomia e indipendenza, è convinta che la separazione delle carriere indebolirebbe questi principi. E ora, a pochi giorni dal voto, mentre quello scontro raggiunge l’apice al Congresso dell’Anm, il Pd prende la palla al balzo per il suo manifesto elettorale. “Non siamo assolutamente d’accordo”, insorge Elly Schlein dalle linee del Pd.

Basta guardare la battaglia del governo sulla giustizia per capire da che parte andare. All’opposto. Non importa se anche a sinistra qualcuno un giorno potrebbe avere bisogno di un giudice davvero indipendente. La separazione delle carriere è il tema perfetto per lo scontro elettorale, il centrosinistra fa quadrato attorno alle toghe “rosse” divenute famose col Cavaliere, il centrodestra e Fi in testa puntano a questo tema cruciale per attrarre consensi. Ma alla fine della battaglia elettorale, cosa resterà della separazione delle carriere? Si farà davvero o sarà stato bello sventolarla come un feticcio per la kermesse elettorale? Chi vivrà vedrà ma intanto è un tema perfetto per ogni stagione e ogni elezione.

Carlo Nordio

Ieri il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, dal palco del Congresso di Palermo che ha chiamato a raccolta oltre mille toghe, ha lanciato l’ennesimo anatema alla separazione delle carriere. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, su quello stesso palco, oggi ha replicato: “La separazione delle carriere dei magistrati – ha detto – è nel programma elettorale. E’ sicuramente un percorso lungo perché richiede una revisione costituzionale”. Secondo Nordio “la dichiarazione di Bordeaux – principio a cui si ispirerà la riforma -prevede una netta distinzione tra pm e giudice. Ma essa stessa prevede, e per me è un principio non negoziabile, che via sia una assoluta indipendenza del pubblico ministero nei confronti di qualsiasi autorità, a cominciare dal potere esecutivo. Questo è un dogma non trattabile per me”.

Incerti i tempi per la riforma. “In questo momento – ha proseguito Nordio – si stanno affollando vari provvedimenti di vari tipi. Siamo in campagna elettorale che riduce di molto le possibilità di riunione del Parlamento e dello stesso governo, quindi su questo non ho una data”. Ma si farà, e il clima con i magistrati non si placa. Con le toghe, e contro il governo e gli avversari politici si schiera la segretaria dem Elly Schlein, che afferma “Quanto annunciato sulla separazione delle carriere vede la nostra ferma contrarietà. Noi riteniamo che oltre a non risolvere i problemi della giustizia, sia l’anticamera della sottomissione dei magistrati all’Esecutivo e comprometta il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale”.

Elly Schlein

Per il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova, così facendo la segretaria dem pone il Pd sul fronte conservatori. “Elly Schlein oggi chiude a qualsiasi ipotesi di separazione delle carriere – commenta – e lo fa davanti all’Anm. Penso sia un errore, che mette il Pd nel fronte ideologico dei conservatori ad ogni costo sul fronte della giustizia. “La propaganda della maggioranza sulla riforma della giustizia, agitata come una clava, – fa notare Della Vedova – va sfidata con proposte concrete di riforma liberale, non con l’immobilismo. A pochi giorni dall’adesione al conservatorismo della Cgil sul referendum per l’abolizione del Jobs Act, il Pd sembra definitivamente arrendendosi al corporativismo anti-riforme“.

La lista Stati Uniti d’Europa “punta invece – conclude – ad un Parlamento che sia protagonista delle riforme europee nella direzione della massima integrazione e ad un’Italia che accetti la sfida della competitività con le riforme liberali, non richiudendosi nel corporativismo di destra o di sinistra”. All’opposto di Schlein l’idea di Matteo Salvini: “Una riforma della giustizia serve: noi stiamo facendo riforme sull’elezione diretta del presidente del Consiglio, abbiamo fatto un nuovo Codice degli appalti, un nuovo codice della strada, stiamo modernizzando il Paese con l’autonomia”.

“Non ci può essere – avverte il vicepremier – solo la magistratura che da decenni impedisce qualsiasi tipo di riforma. Tutti i lavoratori vanno aiutati, ma tutti i lavoratori se sbagliano pagano, non ci può essere qualcuno che decide della vita e della libertà degli italiani che, anche in caso di errore, non paga mai nessuna conseguenza”. Il segretario della Lega ha commentato le parole del presidente dell’Anm che ha definito le sue parole “illazioni vaghe, cattive, gratuitamente offensive” e ha parlato di una “rissa tra magistrati e politica”.  Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera, invece punta l’attenzione sul fatto che la separazione delle carriere “non ha data: un modo neutro per ammettere che Giorgia Meloni non la manda avanti. Lo dice il Guardasigilli, sottolinea Faraone, “che da più di un anno subisce la melina della presidente del Consiglio. Non c’è niente da fare: Fratelli di Italia sulla giustizia non vuole cambiare niente”.

Dopo Nordio ha parlato Lia Sava, procuratore generale di Palermo, che ha dato voce ai tanti magistrati che non vogliono questa riforma: “Bisogna tenere insieme e non separare le funzioni, quella del giudice e quella del pubblico ministero – ha affermato -. Sono certa che la magistratura tutta, autonoma e indipendente, con orgoglio e con la schiena dritta, che abbiamo saputo mantenere nei momenti più difficili, saprà proseguire in questa univoca direzione, a dispetto del resto. Siamo consapevoli più che mai in questo momento storico che ognuno deve fare la sua parte con pazienza e responsabilità”. Il procuratore Maurizio De Lucia ha aggiunto: “Delle riforme si parla ma finché non abbiamo un testo scritto, ragionare su cosa in concreto si vuole fare diventa pressoché inutile. In questo momento tra i tanti problemi che ha la giustizia non mi pare che quello di separare le carriere unite dall’unità d’Italia sia quello fondamentale”.

Insomma, lo scontro non si placa e le resistenze sono sempre di più. Dall’altra parte ci sono i penalisti che della separazione delle carriere ne hanno fatto una battaglia: “L’idea bislacca del pubblico ministero parte-imparziale e disinteressata finisce per corrompere l’intero sistema – afferma il presidente dell’Unione camere penali Francesco Petrelli – e per determinare l’idea del pm quasi-giudice che si sostituisce alla figura di quel giudice terzo che sta invece scritto nella nostra Costituzione”. E ancora, fa notare “condividendo la propria carriera giudici e pm finiscono purtroppo con l’essere tutti magistrati di scopo, pericolosamente ‘interessati al risultato dell’azione e del processo’. È proprio per eliminare questa stortura irrazionale che è necessario separare le carriere di giudici e pubblici ministeri”.

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