L’Anm si prepara ad “una mobilitazione importante, anche dai territori”. Tutto sarà deciso nella riunione del prossimo 15 giugno.
Roma – Lo scontro era nell’aria, più volte annunciato con la minaccia di uno sciopero su cui i magistrati stanno meditando. Un braccio di ferro duro, dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge sulla separazione delle carriere per pubblici ministeri e giudici. Ecco che allora l’Associazione nazionale magistrati annuncia “una mobilitazione importante” dopo una riunione convocata d’urgenza in queste ore. Tra le iniziative di protesta in cantiere non è escluso lo sciopero, che potrebbe essere deciso durante il Comitato direttivo centrale dell’Anm che si terrà il 15 giugno.
“La logica di fondo di questo ddl e l‘istituzione dell’Alta corte si rintraccia in una volontà punitiva nei confronti della magistratura ordinaria, responsabile per l’esercizio indipendente delle sue funzioni di controllo di legalità. Gli aspetti allarmanti delle bozze del disegno di legge sono molteplici, leggiamo una riforma ambigua che crea un quadro disarmante”, attacca la Giunta esecutiva centrale dell’Anm qualche ora dopo il via libera al provvedimento in Consiglio dei ministri. “Quella di oggi è una sconfitta per la giustizia, significa dar più potere alla maggioranza politica di turno, danneggiando innanzitutto i cittadini”, prosegue il sindacato delle toghe.
La netta contrarietà dell’Anm alle nuove regole non sorprende il governo e tantomeno il Guardasigilli Nordio. L’Associazione aveva confermato il suo disappunto al ministro anche durante il recente congresso della categoria e dopo l’incontro a via Arenula proprio con il numero uno della Giustizia. Ma adesso, con i provvedimenti certificati nella bozza approvata, le toghe si preparano ad “una mobilitazione importante, anche dai territori”. Tutto sarà deciso nella riunione del prossimo 15 giugno. Ecco perché Nordio tende una mano all’Associazione nazionale dei magistrati, pur rimanendo fermo su una posizione nettamente distante.
“Il discorso è e deve essere sempre aperto, – dice – noi accettiamo le critiche, sono il sale della democrazia,
accettiamo contributi e suggerimenti ma anche l’Anm devono accettare un principio fondamentale che la volontà popolare è sacra e si esprime attraverso le elezioni. E se ci viene dato mandato di separare le carriere noi obbediamo alla sovranità che appartiene al popolo, secondo quello che è scritto nella Costituzione“, sostiene il ministro che ammette anche di aver accantonato l’idea di apportare modifiche all’obbligatorietà dell’azione penale “proprio perché – rivela – abbiamo accolto le osservazioni fatte dall’Associazione nazionale dei magistrati”.
Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, nel suo intervento di apertura del 36esimo congresso al Teatro Massimo di Palermo – tre settimane fa – era andato al punto. La separazione delle carriere è una riforma che indebolirà le toghe. “L’indebolimento troverà compimento – ha detto davanti alla platea di magistrati, politici e rappresentanti istituzionali – una volta che il pubblico ministero, separato dalla giurisdizione e collocato in un ideale ma ad oggi sconosciuto spazio di autonomia e di contestuale estraneità all’area dei tradizionali poteri dello Stato, sarà in breve attratto nel raggio di influenza del potere esecutivo, che mal tollera di non poter includere l’azione penale nei programmi di governo”.