Nordio dedica l’epocale vittoria a Falcone e Vassalli, Rita dalla Chiesa alla battaglia di Berlusconi. Meloni “Era giusto e necessario”.
Roma – Una “riforma epocale” per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, “necessaria e storica” per la premier. E al di là della vittoria del governo Meloni è davvero un provvedimento che ha del miracoloso. Tra corsi e ricorsi storici nessuno era mai arrivato al traguardo: la politica ostaggio della magistratura era sempre a un passo dalla riforma delle riforme senza mai giungere all’approvazione. Al centro di tante battaglie per una giustizia giusta oggi vede la luce, tra gli applausi di Palazzo Chigi, la politica ha avuto il suo scatto di orgoglio e – ovviamente ca va sans dire – l’Associazione nazionale magistrati è pronta a scioperare e a ribellarsi, ancora una volta, contro l’attacco alla sua indipendenza.
È una “riforma giusta, necessaria, storica. E si aggiunge alle altre riforme che questo governo ha già varato, come la riforma del fisco e la riforma istituzionale. Continueremo così, perché in questa Nazione le cose che non funzionano bene vanno cambiate”, ha commentato Meloni in un video messaggio dopo l’approvazione. “E più cercheremo di cambiarle più le forze della conservazione si muoveranno contro di noi. Ma non abbiamo paura, siamo qui per fare quello che va fatto e alla fine di questo lavoro saranno i cittadini a giudicarci”, aggiunge il presidente del Consiglio.
La separazione delle carriere “faceva parte del programma elettorale – ha aggiunto Nordio – ed è tesi che tratto da 25 anni e attua un principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, eroe della resistenza anche lui favorevole alla separazione che non è riuscito ad attuare, ovvero sulla differenza sostanziale tra pm e i magistrati giudicanti”. Poi dedica un pensiero a due eroi: “Noi crediamo di rendere omaggio alla memoria di due grandi personaggi. Una è quella del collega Falcone, che come sapete era favorevole alla separazione delle carriere. L’altra alla memoria di Giuliano Vassalli, eroe della Resistenza, che aveva voluto il codice accusatorio al quale ci siamo ispirati con questa riforma costituzionale”.
Il primo e il secondo articolo del ddl prevedono che all’articolo 87, decimo comma, della Costituzione, dopo le parole “della magistratura” vengano aggiunte le seguenti “giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente” e che all’articolo 102, primo comma, della Costituzione, dopo le parole “ordinamento giudiziario” si aggiunga “le quali disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti”. Per quanto riguarda l’articolo 3 della riforma, introduce modifiche all’articolo 104 della Costituzione: “La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere ed è composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente”.
L’articolo 3 del ddl prevede inoltre, sempre modificando quanto sancito dall’attuale articolo 104 della Costituzione, che “il Csm della magistratura giudicante e il Csm requirente sono presieduti dal Presidente della Repubblica. Ne fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione”. Gli altri componenti, invece, “sono estratti a sorte, per un terzo, da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione, e, per due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti, nel numero e secondo le procedure previsti dalla legge”.
Ciascun Consiglio “elegge il proprio vicepresidente fra i componenti sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento – si legge ancora nel testo – e i membri designati mediante sorteggio durano in carica quattro anni e non possono partecipare alla procedura di sorteggio successiva. Non possono, finché sono in carica, essere iscritti negli albi professionali, né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale”. La giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati ordinari, giudicanti e requirenti, è invece attribuita all’Alta Corte disciplinare, composta da 15 giudici, “tre dei quali nominati dal Presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno 20 anni di esercizio e tre estratti a sorte da un elenco di soggetti in possesso dei medesimi requisiti.
Il leader dell’Anm Giuseppe Santalucia, ha manifestato preoccupazione per la riforma e ha convocato una riunione di urgenza della giunta: “Qualsiasi iniziativa verrà valutata dagli organi collegiali”, ha detto a proposito della possibilità che venga proclamato uno sciopero contro la riforma. Commentando la convocazione d’urgenza della giunta dell’Anm, il Guardasigilli ha aggiunto: “Il discorso con l’Anm è sempre aperto, le critiche sono il sale della democrazia, accettiamo proposte, ma anche loro devono accettare che la volontà popolare è sacra ed è stata espressa dagli elettori che ci hanno dato mandato di fare questa riforma”.
E ancora: “Lo scandalo Palamara e altri hanno eccitato varie proteste, ma i rimedi non sono stati apprestati alle degenerazioni correntizie”. Per questo motivo, ha spiegato Nordio, “interrompere il legame tra elettore ed eletto è stato il nostro compito principale: il sorteggio non avverrà tra passanti in strada ma tra persone assolutamente qualificate”. Al via libera alla separazione delle carriere plaudono i penalisti che nel 2017 raccolsero oltre 70mila firme di cittadini su questo tema che era da sempre, governo dopo governo, terreno di scontro e resistenze. La legge di riforma costituzionale di iniziativa popolare per la realizzazione della separazione delle carriere, promossa dall’Unione delle Camere Penali ha accelerato un percorso parlamentare più volte costretto a uno stop and go.
“Il testo governativo ad una prima lettura appare conforme alle attese in quanto segue le fondamentali linee della nostra proposta di riforma costituzionale di iniziativa popolare del 2017″, afferma Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, auspicando che il governo porti a compimento la riforma costituzionale con la separazione delle carriere, approvata oggi in Cdm. “Abbiamo sempre ritenuto perfettibile la riforma costituzionale delle carriere, consapevoli della rilevanza di tale intervento, per cui si tratta di valutare attentamente questo nuovo disegno – osserva -. Due consigli presieduti dal Presidente della Repubblica sono garanzia di effettiva separazione e al tempo stesso di assoluta autonomia e indipendenza interna ed esterna di Pubblici Ministeri e Giudici”.
“Auspichiamo – conclude – che il governo, assunta la responsabilità di questo nuovo testo, sappia coerentemente portare a compimento una riforma che l’avvocatura penale ha sempre ritenuto fondamentale per garantire ai cittadini un giudice terzo, in attuazione del giusto processo voluto dalla Costituzione”. Il Governo “si sveglia dopo un anno e mezzo, a pochi giorni dalle elezioni europee e annuncia con grande enfasi il suo disegno di legge”, fa notare il deputato di Azione Enrico Costa, che aggiunge: “speriamo che dopo il 9 giugno non torni nel dimenticatoio. Presenteremo i nostri emendamenti e siamo pronti a votare già prima dell’estate in commissione ed in aula”.
Interviene anche Rita dalla Chiesa, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, che parla di una “vittoria da dedicare al nostro Presidente Berlusconi. Questo provvedimento, per cui lui si è battuto per 30 lunghissimi anni, – insiste – rappresenta un passo significativo verso una riforma fondamentale che finalmente garantisce maggiore equità e trasparenza al nostro sistema giudiziario. Oggi siamo felici di onorare la memoria del nostro presidente, e ci batteremo affinché l’iter parlamentare si svolga in tempi ragionevoli, per rispettare in pieno gli impegni presi con gli elettori”.