TikTok, il social cinese sorto nel 2016 sta andando a gonfie vele. Nato come app attraverso la quale creare brevi clip musicali. Col tempo è diventato luogo preferito per caricare video e reel di breve durata.
Roma – Si è talmente diffuso tra gli adolescenti che finanche i candidati per le elezioni politiche del 25 settembre hanno deciso di utilizzarlo per intercettare il voto dei giovanissimi. Su TikTok i codici comunicativi risultano essere diversi e distanti da Facebook e Instagram proprio per l’età molto giovane degli utenti, per cui si rischia di interpretare situazioni fuori dal loro contesto.
Qualche giorno fa è balzata agli onori della cronaca una notizia riguardante due giovani sorelle nigeriane Blessing e Emmanuella Uju Obaze, agenti di polizia, che hanno immortalato, con una serie di immagini, alcuni momenti della loro giornata, prima in divisa ufficiale della Polizia e, poi, in spiaggia in bikini a godersi il mare e il sole. Ebbene i video postati, in un battibaleno, sono diventati virali con milioni di visualizzazioni, tanto da raggiungere l’iperbolica cifra di 500mila followers da tutto il mondo. La gioia per le due ragazze è durata poco. I video pare non abbiano trovato il gradimento dei dirigenti della polizia nigeriana che, dalla sera alla mattina, hanno sospeso dal servizio le due germane. Ora non è che la Nigeria abbia una grande tradizione democratica, visto l’alternarsi dei regimi militari. Quindi non ci si sorprende poi tanto.
Anche se una vicenda molto simile è capitata nella “democratica” Germania, dove una poliziotta 34enne è stato sospesa dal servizio per la stessa motivazione. Dopo la sospensione i video su TikTok sono stati rimossi. Interessanti sono state le motivazioni del provvedimento disciplinare, in cui emerge che tutto il mondo è paese, almeno per il linguaggio burocratico. Le autorità nigeriane hanno giustificato la sospensione per violazione delle disposizioni per il reclutamento, la promozione e la disciplina delle forze di Polizia. Molto simile a qualsiasi notifica di un tribunale italiano, patria del diritto! Le ragazze si sono “macchiate” del grave reato di aver indossato la divisa ufficiale in una situazione non consona e si sarebbero dimostrate indisciplinate e poco professionali.
Ma le vie della tecnologia, come quelle del Signore, sono infinite. I video rimossi sono apparsi, infatti, su altri social: Facebook, Instagram e YouTube, riscuotendo ancora più successo con un’ampia condanna da parte degli utenti della decisione di sospendere le due ragazze. Alla fin fine non sembra che il caso summenzionato possa essere degno di meritare sanzioni così dure. Piuttosto rappresenta la “spia” di un malessere diffuso che ha a che fare coi modi in cui si palesa il “controllo sociale”. Tecnologia o no, da questo punto di vista niente di nuovo sotto il sole.