Schlein in missione alla ricerca degli alleati perduti

La segretaria del Pd é disposta a tutto pur di impensierire il governo Meloni. Persino ad abbracciare Beppe Grillo, il leader del vecchio 5 Stelle che credevamo ormai a riposo.

Roma – Il Pd nell’era Schlein cerca la rotta giusta e vira a sinistra, cercando di balcanizzare in modo subdolo anche gli alleati come Verdi e Sinistra Italiana, con un occhio di riguardo al M5s in un ruolo secondario. Molto secondario.

Lotta alla precarietà e difesa dei diritti sul lavoro, il no all’autonomia, la necessità di investire su scuola e sanità sono gli assi lungo i quali intende muoversi Schlein. Su questi temi, infatti, promette, promette e ancora promette battaglia in Parlamento e mobilitazioni sui territori fin da subito. Cercando cosi di coinvolgere le “masse”, gli alleati e comunque le opposizioni al governo Meloni per portare avanti una linea precisa, che nonostante le parole non esalta gli animi. Anzi.

L’obiettivo è quello di saldare almeno sulle singole battaglie il Pd alle altre forze politiche di minoranza, incluse in alcuni casi Azione e Italia Viva ed apparire, in tal modo, come forza dominante dell’opposizione. Nonostante la vocazione di Elly, all’interno del Partito Democratico si scatena un putiferio per la partecipazione della segretaria dem al corteo pentastellato, in cui Grillo ha arringato la folla intervenuta per affrancarsi da giornate in cui il meteo ha fatto trepidare tutti.

Lo spettacolo è servito. Ma la prima conseguenza tangibile dei malumori tra i dem è la reazione dell’ex assessore capitolino alla sanità della ex giunta Zingaretti, Alessio D’Amato, candidato del centrosinistra alle ultime elezioni nel Lazio, che si è dimesso dall’Assemblea nazionale del partito. “Brigate e passamontagna anche no. È stato un errore politico partecipare alla manifestazione dei 5 stelle, non mi ritrovo in questa linea politica. Continuo a lavorare per una alternativa ai sovranisti e ai populisti. Va prestata grande attenzione a cosa si dice, soprattutto se lo si fa in una manifestazione pubblica”, ha scritto lapidario sui social il politico romano.

Parole eversive, forse, ma pronunciate con lo scopo di tonificare, nel modo consueto di Grillo, un popolo, quello grillino, un po’ in bassa fortuna. Insomma, nel Pd c’è molto malcontento ed irrequietezza a cui bisognerà dare, prima o poi, una risposta politica. L’ex comico dopo le critiche, piovutegli addosso, ha scelto di replicare con un post ironico: pubblicando una foto in cui viene ritratto un uomo che indossa una maglietta con il logo del Movimento e un passamontagna nero, reggendo tra le mani un foglio con su scritto “Brigata di cittadinanza, reparto d’assalto”. Poveri noi…

La Schlein ha aperto il dialogo con il M5s scatenando l’ira del Pd

In difesa di Grillo si è schierato Conte, il quale ha definito il fuoco incrociato contro il fondatore del movimento un’operazione di delegittimazione nei confronti del M5s, in quanto sono state estrapolate frasi al di fuori di ogni contesto. Anche l’ex presidente della Camera Roberto Fico ha definito “la polemica assurda, in assoluta malafede, chiaramente strumentale, fatta con disonestà intellettuale. Grillo appunto parlava di fare lavoretti di quartiere e pulire le aiuole. Suvvia!

Chi ha alzato i toni sono invece quelli che attaccano Conte, Grillo e il M5S. Probabilmente – ha detto l’ex presidente – lo fanno perché spaventati dalla capacità del Movimento di coinvolgere le persone e dai segnali di unità del fronte progressista”. Ma Schlein non ha nessuna intenzione di farsi commissariare o anche solo condizionare dai big del suo partito. Perciò, almeno all’apparenza, la segretaria tira dritto senza avere alcuna minima intenzione di tornare indietro, anche perché, ha affermato la leader, si darebbe l’immagine di un partito paternalista nelle mani di pochi saggi.

L’intesa fra Giuseppe Conte e la Schlein

Così non è. Ma le trombe riformiste hanno cominciato a suonare, chiamando a raccolta i tanti delusi di un partito che non c’è più e che Schlein sta sdoganando senza tentennamenti. In ogni caso, il posizionamento del Pd spaventa i moderati che non vogliono finire così la propria esperienza politica in questo modo. Soprattutto visto il posizionamento radicale assunto dal partito.

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