Una situazione a dir poco incresciosa riguarda le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e sta investendo ormai da mesi la Sicilia. Gli operatori socio-sanitari infatti sono insorti a causa di una serie di gravissime e inaccettabili inadempienze contrattuali, come indicato dai rispettivi CCNL. Ma non si muove foglia. C’è una volontà politica a cui conviene questo stato di cose?
Palermo – Le RSA, Residenze Sanitarie Assistenziali, dopo i disdicevoli episodi venuti a galla a seguito della pandemia, si ritrovano ancora una volta nell’occhio del ciclone. Questa volta la querelle riguarda soldi erogati dalle istituzioni sanitarie siciliane che vengono incassati ma poi non distribuiti ai dipendenti come logica vorrebbe.
I primi passi in via ufficiale sono stati mossi con una comunicazione dell’assessore alla Salute della Regione Sicilia, Giovanna Volo, cui va ascritto il merito di aver lanciato il sasso nello stagno. In seguito alla messe di proteste ricevute dai dipendenti, ha informato di un incontro del 17 gennaio avvenuto con gli operatori socio-sanitari in cui questi ultimi denunciano la mancata erogazione degli stipendi.
Ma il riferimento dell’assessora nella lettera forse è stato un po’ troppo generico. Attestava infatti che a essere inadempienti sarebbero molte “strutture accreditate e convenzionate con il Servizio Sanitario Regionale”. Apriti cielo. A questo punto i laboratori di analisi l’Aiop (Associazione italiana ospedali privati) scendono sul piede di guerra considerato che loro, i dipendenti, li hanno sempre pagati regolarmente. Il cerchio quindi si stringe e viene a galla che chi non apre la borsa sono, appunto, parecchie Rsa della regione siciliana.
Brutto affare. Anche perché è acclarato che l’ASP (Aziende Sanitarie Provinciali) versa regolarmente i soldi alle strutture. Questo denaro viene però “inghiottito” dalle Rsa e resta fosca la sua reale destinazione. La vicenda pertanto assume contorni grotteschi dato che ASP e assessorato sono perfettamente a conoscenza della situazione di grave inadempienza verso i dipendenti. Così, in questa valle di lacrime, costoro si ritrovano a dover necessariamente continuare a prestare la loro preziosa opera, come da contratto, per evitare di perdere il posto di lavoro, senza però ricevere nel frattempo diverse mensilità.
Le violazioni di cui tali strutture si sono macchiate sono tante e gravi, quali ad esempio: personale infermieristico inferiore all’organico previsto dalla normativa, accredito degli emolumenti stipendiali irregolare con casi di omesso riconoscimento della tredicesima mensilità, dipendenti con salari arretrati pendenti, irregolarità nel versamento dei contributi previdenziali Inps, Rsa in cui il personale sanitario oltrepassa le 300 ore lavorative mensili, omesso versamento delle quote associative sindacali, omessi versamenti alle società finanziarie per i lavoratori che hanno stipulato la cessione del quinto.
Non parliamo neppure degli straordinari. Non vengono pagati gli stipendi base, figuriamoci le ore extra. Tutto ciò purtroppo non è un caso isolato, ma pare essere pratica comune in molte strutture che, per prendersi cura dei degenti ospitati, riscuotono regolarmente con cadenza mensile decine di milioni di euro dal Sistema Sanitario Regionale.
Il fenomeno è diffuso in tutta l’Isola. Cambia solo la risposta alla domanda: “Da quanto non vi pagano lo stipendio?”. Chi da 10 mesi, chi da 6, i più “fortunati” solo da 2 mesi.
La grave situazione è stata segnalata ai commissari straordinari delle ASP e ai dipartimenti per le attività sanitarie. Ma il disperato grido d’allarme dei lavoratori è rimasto al momento inascoltato da parte delle istituzioni. Visto l’andazzo non proprio rassicurante, tramite due interrogazioni parlamentari inoltrate dall’onorevole Davide Aiello si è cercato di smuovere le immobili quanto torbide acque, sollecitando attività di controllo e verifica al fine di garantire un servizio efficiente e qualitativo per i degenti ospiti nelle strutture, e il rispetto dei diritti dei lavoratori impiegati come personale sanitario.
“Sono sconcertato dall’immobilismo riscontrato nonostante le interrogazioni parlamentari inoltrate. Ci chiediamo quali iniziative di carattere ispettivo o normativo il ministro intenda porre in essere al fine di mettere fine a tali irregolarità e per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori impiegati nelle RSA della Regione Siciliana” scrive Aiello.
Da segnalare anche un incontro con la Prefettura per denunciare le omissioni contrattuali operate da un’azienda in particolare, la Karol S.P.A., che gestisce diverse RSA a Palermo e anche in Calabria, verso la quale sono state mosse accuse. Nella fattispecie il mancato pagamento degli stipendi rispetto alle date fissate dai CCNL e sistematico ritardo nei pagamenti alle finanziarie, nonostante le trattenute siano regolarmente fatte sulle busta paga, presso cui le lavoratrici ed i lavoratori hanno contratto debiti esponendoli alla iscrizione del registro “cattivi pagatori”.
Atroce beffa nelle beffe quest’ultima con alcuni dipendenti delle Rsa che si ritrovano “cornuti e mazziati”. Risultano infatti percettori di reddito e quindi vengono messi in morosità ed esclusi da ogni ipotetica forma di prestito o finanziamento bancario.
Da tempo è stato proclamato lo stato di agitazione da parte delle relative organizzazioni sindacali, che hanno già esperito un tentativo di conciliazione presso la prefettura di Palermo, ed effettuato vari sit-in sotto la sede della Karol, ma, nonostante le rassicurazioni dell’azienda i problemi persistono.
Per il 27 aprile è stato indetto un giorno di sciopero. Chissà se basterà.