Sardegna: Calenda non classificato, eppure alza la cresta contro Meloni e Salvini

Il leader di Azione pungola premier e vicepremier e sulla disfatta di Soru: “nella vita o si vince o si impara, disse un tecnico del volley”.

Roma – Azione è fuori dai giochi in Sardegna, per Carlo Calenda le elezioni regionali sono state un flop, appoggiando Renato Soru che non ha neppure raggiunto la soglia del 10%. Italia viva di Matteo Renzi ha dato indicazione di votare per lui, ma non ha presentato liste a suo sostegno e quindi non era presente col suo simbolo. Ma né Calenda né i renziani pensano che dall’elezione sarda arrivi una lezione nazionale che suggerisca di cambiare strada, rientrando nel campo largo. Anzi, il leader di Azione, impavido, va all’attacco del premier Giorgia Meloni e del leader della Lega Matteo Salvini senza leccarsi le ferite.

“Meloni è la presidente del Consiglio di tutti gli italiani invece vedo ancora toni e metodi che non vanno bene. Sono quelli di chi fa ancora opposizione, non adeguati a un premier di un Paese del G7″, dice Calenda bollando “Solinas come il peggior governatore della storia della Sardegna”, e il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, aggiunge: “era il terzultimo in classifica dei sindaci, e quindi Meloni paga un eccesso di arroganza, quello che poi decide il candidato ‘perché io sono Giorgia Meloni”.

Matteo Salvini e Giorgia Meloni

L’affondo del leader di Azione prosegue puntando ancora sul perdente Renato Soru: “se era per me vinceva perché è una persona più preparata, ma siccome nella vita ‘o si vince o si impara’, come diceva un tecnico del volley, è chiaro che le terze candidature non funzionano e servono profili che rappresentino, però, anche il nostro elettorato”. Di certo da una tale disfatta una cosa Calenda però l’ha imparata: “Le elezioni regionali si confermano insormontabili, dato il sistema elettorale ad un turno secco e la scarsa partecipazione che marginalizza il voto d’opinione, per le forze e i candidati che stanno fuori dai due poli di destra e di sinistra. È una lezione di cui terremo conto”.

Il leader di Azione riserva una delle sue stoccate pure al vicepremier Matteo Salvini: “Ma come mai uno così ha preso il 33 per cento in Italia? Uno che non ha mai detto due volte la stessa cosa. Secondo me le sue
idee non esistono
, ogni giorno dice una cosa diversa facendo finta di niente. E – riprende – mi chiedo anche perché l’hanno votato anche nel Meridione. Il perché è che la politica diventa il televoto del Festival di Sanremo. Io – conclude Calenda – cerco di fare l’opposto, di fare proposte fattibili e di essere obiettivo con gli avversari”. Il problema è che se si paragonano le regionali in Sardegna al televoto del Festival Soru – e dunque Calenda – sono risultati proprio fuori gara, come dire non classificati.

E il premier intanto non replica alle incursioni del leader di Azione a cui è abituata. Anzi, mentre lui parla lei se la ride con la stampa estera alla cena dei corrispondenti: “Aprendo questa seduta psicanalitica che facciamo stasera insieme – ha detto scherzando Meloni – comincio io: buonasera sono Giorgia, qualcuno direbbe sono una donna, sono una mamma, sono cristiana, ma a Roma si direbbe che questo lo abbiamo già messo al pizzo”.

La leader di Fratelli d’Italia ironizza anche sui continui attacchi alla sua persona: “Ho molti dei sette vizi capitali, quasi tutti, ma non ho quello più devastante per i politici che è quello della vanità. A dispetto della mia faccia non sono sempre arrabbiata, una volta per dimostrarlo a Ignazio La Russa ho mostrato una foto di terza elementare dove avevo questa faccia. In realtà sono una persona che ama ridere, soprattutto di se stessa”.