ospedale

Ospedali sempre più al collasso: la crisi della Medicina Interna e la lenta riforma della sanità italiana

Posti letto saturi, personale carente e assistenza territoriale inefficace: il grido d’allarme dal congresso FADOI di Torino.

La sanità in Italia non se la passa bene, lo si sa da un bel po’ di anni. Eppure ogni volta che una nuova indagine conferma, se non peggiora, la situazione, si resta basiti di come è stato ridotto il Servizio Sanitario Nazionale che sin dai suoi albori ha rappresentato un fiore all’occhiello in ambito europeo e mondiale. I reparti che stanno più patendo la crisi sono quelli di Medicina Interna, una branca della medicina che si occupa della diagnosi, prevenzione e cura di una vasta gamma di malattie che colpiscono gli organi interni del corpo umano. 

In questi reparti vengono ricoverati più della metà dei pazienti, in gran parte anziani e con patologie croniche e complesse. La richiesta di accedervi è talmente elevata, rispetto alla disponibilità dei posti letti, che non si riesce a soddisfarla. In quasi il 60% dei casi i posti letto occupati superano il 100% e non è difficile vedere malati adagiati su una lettiga in corridoio con un separé che non riesce a garantire del tutto la privacy. Inoltre a rendere la situazione ancora più preoccupante è la cronica carenza di personale, riscontrata nell’85,65% dei reparti su tutto il territorio nazionale.

I dati dicono che 1 ricovero su 3 potrebbe essere evitato se ci fossero più medici di base disponibili e presidi sanitari all’altezza

L’assenza di un’efficace medicina territoriale accentua il problema, in quanto 1 ricovero su 3 potrebbe essere evitato se ci fossero più medici di base disponibili e presidi sanitari all’altezza. Ma la loro carenza è un altro vulnus della nostra sanità, con gravi ripercussioni sulla cittadinanza. Sono dati emersi dal 30° congresso nazionale a cura di FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti) tenutosi dal 10 al 12 maggio presso il Centro Congressi Lingotto a Torino. Secondo i luminari le criticità sono sorte dall’origine, ossia dalla distorta classificazione di Medicina Interna come reparti a bassa intensità di cura, quanto in realtà essa è medio-alta.

Questo ha comportato una dotazione di personale e di strumentazione diagnostica inferiore alle necessità. I pazienti anziani cronici restano più a lungo in reparto perché fuori non avrebbero assistenza, andando a pesare sul numero dei posti letto, di cui è nota la carenza. Questi nei reparti di Medicina Interna nel nostro Paese, per 1000 abitanti è di 3.1, mentre in Germania è dell’8. Anche in confronto con gli altri Paesi europei siamo notevolmente sotto la media.

ospedale
Urgono investimenti per nuove strutture organizzative per ottimizzare l’assistenza sul territorio e domiciliare.

Al congresso ha partecipato il ministro della Salute Orazio Schillaci che ha ribadito di non considerare la Medicina Interna come una supplenza socioassistenziale, carente sul territorio. Urgono investimenti per nuove strutture organizzative per ottimizzare l’assistenza sul territorio e domiciliare. Il ministro ha evidenziato come le Regioni hanno inquadrato i reparti di Medicina Interna come luoghi a bassa intensità di cure e urge un cambiamento che può verificarsi con un apposito decreto Ministeriale per una revisione anche dei modelli ospedalieri.

Secondo questa vulgata, la trasformazione dell’assistenza territoriale sarebbe la panacea di tutti i mali. La FEDOI ritiene, al contrario, che questo processo di rinnovamento procede con lentezza, anche se, sulla carta, le nuove Case di Comunità dovrebbero rallentare il numero dei ricoveri. Si tratta di un modello organizzativo per l’assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento, luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale.

D’altronde negli anni ’80 divenne famoso uno slogan pubblicitario che recitava “prevenire è meglio che curare” utilizzato da una nota marca di dentifricio. Ma finora si è fatto orecchie da mercante ed ecco il risultato!

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa