Salvini ci riprova sui balneari, ma in Senato è stop all’emendamento della Lega

Il Carroccio voleva introdurre gli indennizzi a favore dei concessionari uscenti e a carico dei subentranti. Niente da fare.

Roma – Non arriva al voto l’emendamento sui balneari presentato dalla Lega al decreto Agricoltura approdato in Aula al Senato. La proposta è stata dichiarata improponibile in apertura dei lavori della commissione Agricoltura del Senato, come annunciato dal presidente della commissione, Luca De Carlo (FdI). Il governo, secondo quanto riferito al termine della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, porrà la questione di fiducia, che sarà votata giovedì mattina. La battaglia di Matteo Salvini sui balneari “naufraga” ancora una volta, dopo vari tentativi di supporto alla categoria e contro le “trappole” dell’Europa. Ma cosa prevedeva l’emendamento leghista?

La proposta di modifica presentata dal Carroccio prevedeva innanzitutto la mappatura delle aree disponibili per lo sviluppo di servizi turistici-ricreativi e sportivi e di quelle in cui ci sono servizi in concessione. Attraverso delle modifiche al Codice della navigazione, l’emendamento prevedeva poi indennizzi a favore dei concessionari uscenti che sarebbero a carico di quelli subentranti: “in misura corrispondente al valore aziendale dell’impresa insistente sull’area”, e la cui corresponsione è “condizione necessaria per il perfezionamento della procedura”.

Si intendeva inoltre assicurare un diritto di prelazione al titolare della concessione “a condizione che comunichi, entro 10 giorni dalla data di notifica della scelta dell’offerta, di essere soggetto alle condizioni dell’offerta più alta, al netto del riconoscimento del valore aziendale”. Dopo aver fallito con il decreto Coesione, Matteo Salvini ci ha riprovato con il decreto Agricoltura dentro al quale ha tentato nuovamente di inserire un emendamento per favorire i balneari, con indennizzi e diritti di prelazione ai concessionari uscenti. Nemmeno questa volta, però, c’è riuscito. I balneari restano così “con le pacche nell’acqua”, dopo le bagarre tra Italia e Europa nei mesi scorsi.

E ora l’ostinazione della Lega è un modo per far emergere l’inerzia di Fratelli d’Italia, che sulle concessioni balneari ha fatto grandi promesse ma nulla di concreto. Le concessioni sono scadute il 31 dicembre 2023 e sono state oggetto di una proroga fino al 31 dicembre 2024, voluta dal governo Meloni ma bocciata dal Consiglio di Stato e dalla Corte di giustizia europea, che impongono di riassegnare i titoli tramite gare pubbliche. Le associazioni dei balneari, che hanno espresso sostegno all’emendamento leghista, puntano a ottenere almeno il riconoscimento di un indennizzo basato sul valore aziendale, al momento non previsto dalla legge italiana.

La Commissione europea ha infatti bocciato la mappatura puramente quantitativa delle coste, con la quale il governo ha concluso che solo il 33% delle aree disponibili è occupato dalle concessioni e quindi “non c’è scarsità della risorsa naturale”, presupposto per l’applicazione della direttiva Bolkestein e del relativo obbligo di gare. Uno stallo quello sui balneari che ha mobilitato il governo. Sul tema delle concessioni balneari, Fratelli d’Italia ha chiesto che la Corte Costituzionale si esprima sul conflitto di attribuzione nei confronti del Consiglio di Stato. E’ stato il capogruppo del partito Tommaso Foti a inviare una lettera al presidente della Camera Fontana in seguito all’ultima sentenza del massimo organo della giustizia amministrativa.

E ora si acuisce il conflitto Salvini-Meloni sul punto. A opporsi all’emendamento della Lega è soprattutto il ministro agli affari europei Fitto, che sostiene come qualsiasi misura vada prima concordata con la Commissione Ue. Con lui si sarebbero già scontrati il capogruppo Romeo, primo firmatario dell’emendamento, e Salvini, a cui è in capo la delega sul demanio marittimo. Ma mentre la maggioranza litiga, i comuni sono in difficoltà: ad oggi non esistono linee guida nazionali sulle gare e un bando non si fa in poche settimane, perciò urge una norma. La settimana scorsa anche il procuratore generale della Corte dei conti Pio Silvestri, nella sua requisitoria annuale sul rendiconto dello stato, ha sollecitato il governo ad approvare sui balneari “una disciplina quadro in linea con il rispetto delle prescrizioni eurounionali e delle decisioni degli organi giudiziari nazionali”.

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