L’ex giudice, precedentemente radiata dalla magistratura, è stata arrestata e condotta in carcere per corruzione e induzione indebita a seguito del provvedimento della PG nissena che ha ritenuto di dare esecuzione alla condanna. Per la Saguto e gli accoliti del “sistema” ci sarà un nuovo processo d’appello.
PALERMO – Ritorna alla ribalta delle cronache giudiziarie l’ex giudice Silvana Saguto: la donna è stata arrestata e condotta nel carcere Pagliarelli il 20 ottobre scorso. I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria del capoluogo siciliano l’hanno prelevata nella clinica “La Margherita” dove la donna si trovava ricoverata per seri problemi di salute. Dopo le incombenze di rito espletate in caserma Saguto è stata trasferita in casa circondariale dove già si trovava il marito Lorenzo Caramma. Dietro le sbarre sarebbero finiti anche un suo fedelissimo, l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, noto amministratore giudiziario, che si sarebbe costituito alla polizia penitenziaria del carcere di Bollate, e il ricercatore universitario Carmelo Provenzano.
La Procura generale di Caltanissetta ha dato esecuzione alla sentenza di condanna dell’ex magistrato per corruzione e induzione indebita. Una decisione che gli imputati non si aspettavano di certo alla luce del fatto che la sentenza, pur diventando definitiva per le ipotesi più gravi, era stata annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione per rideterminare la pena. Secondo i giudici nisseni, però, il fatto che alcune imputazioni siano diventate definitive e abbiano una durata più lunga di 4 anni, è stato considerato come un via libera all’arresto anche in attesa della celebrazione del nuovo processo di Appello stabilito dagli Ermellini capitolini. Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, era finita sotto processo, insieme ad altri 11 imputati, per aver gestito, secondo le accuse, in maniera clientelare i beni confiscati alla mafia dopo aver messo a punto un vero e proprio “sistema” stante alle convinzioni della Procura nissena.
La donna avrebbe avuto come sodali commercialisti, professori universitari, amministratori giudiziari, dipendenti delle forze dell’ordine e alcuni familiari che le avrebbero retto il gioco ottenendo vantaggi come favori, assunzioni, regali e soldi in contanti. In primo grado Saguto è stata condannata dal tribunale di Caltanissetta a 8 anni e 6 mesi. In secondo grado, il 20 luglio del 2022, il consesso giudiziario la condannava aumentando la pena, ovvero a 8 anni e 10 mesi per corruzione, concussione e abuso d’ufficio ma cadeva l’accusa di associazione a delinquere. Silvana Saguto, radiata dalla magistratura, secondo i Pm nisseni, assieme al suo entourage di complici definito “cerchio magico”, avrebbe fatto un uso “distorto” dei beni confiscati alla mafia. Insomma da un lato si confiscava, dall’altro si intascava.
A tradirla sarebbe stato il suo tenore di vita e quello della sua famiglia, definito troppo elevato dagli inquirenti. Un ruolo di primo piano l’avrebbe svolto l’ex amministratore giudiziario, Gaetano Cappellano Seminara che, secondo l’accusa, avrebbe consegnato all’ex magistrato una mazzetta da 20 mila euro contenuta in un trolley. La Cassazione però ha dichiarato parzialmente irrevocabile la sentenza di secondo grado riqualificando alcuni capi di imputazione e prescrivendone di altri. Altri reati invece, formulati contro i 12 imputati, sono venuti meno per pronuncia di assoluzione. Dunque si dovrà rifare un processo di secondo grado, secondo gli Ermellini, per rideterminare le pene che saranno più leggere.
La difesa, di contro, ha sempre sostenuto che in quel trolley ci fossero solo documenti e non soldi. Per la Procura di Caltanissetta quel trolley zeppo di contanti non sarebbe stato altro che il prezzo della corruzione. Insomma in quella valigia c’erano soldi o documenti? Secondo il tribunale di Caltanissetta “i reati sono stati commessi ciascuno in adesione ad un patto corruttivo, di scambio di reciproche utilità tra i concorrenti senza che mai si possa individuare l’appartenenza a un gruppo stabile e duraturo”. Dunque non ci sarebbe stata un’associazione per delinquere. L’avvocato Ninni Reina, legale di fiducia di Silvana Saguto, ha presentato istanza di sospensione dell’esecuzione della pena.
La richiesta, depositata al magistrato del tribunale di Sorveglianza, è motivata dalle precarie condizioni di salute della donna che non sarebbero compatibili con la detenzione. In alternativa il penalista ha richiesto i domiciliari. L’ex giudice è detenuta nel “presidio nuovi giunti”, in una cella singola del casa circondariale Pagliarelli, in attesa dei colloqui con educatori e psicologi.