Vaccini per parenti, amici e conoscenti. Aggirando le liste di attesa e gli aventi diritto. Chi pagherà per la furberia consumata? Nessuno, come al solito.
Roma – Mentre la campagna vaccinale ha gioco forza dovuto subire una battuta d’arresto ovunque, per i tagli delle forniture da parte di Pfizer e di quelli annunciati da Astrazeneca, in Sicilia si allarga il caso “Vaccinopoli”.
Dopo gli episodi di Ragusa, costati la poltrona al responsabile delle vaccinazioni per dosi distribuite a parenti e amici che non ne avevano diritto, nelle Madonia esplode un nuovo caso. La Procura di Termini Imeresi sta passando sotto la lente di ingrandimento le vaccinazioni eseguite fino al 21 gennaio all’Ospedale Madonna dell’Alto di Petralia Sottana.
Su poco più di 1.100 dosi somministrate, ben 333 – in pratica una su quattro – sembra siano finite sotto l’occhio del ciclone per essere state destinate a categorie diverse da quelle previste dal programma ministeriale, con diritto prioritario nel primo trimestre.
I vaccinati di straforo non sono personale sanitario, né anziani delle Rsa, né personale delle Asl, sono i soliti fortunati: commercialisti, veterinari, insegnanti, dipendenti pubblici, agricoltori e, chiaramente, politici. Amici degli amici tra cui anche il marito e la figlia di un’alta dirigente dell’azienda sanitaria.
L’Asl siciliana ha comunque deciso che tutti quelli che sono stati inopinatamente vaccinati a Ragusa, Scicli e Vittoria, non riceveranno la seconda dose: ovvero la raccomandazione non vale per la seconda volta. Decisione sicuramene presa sull’onda dell’indignazione ma che renderebbe ancora più sprecate e inutili le dosi già somministrate.
In attesa di conoscere le decisioni delle altre aziende coinvolte, balza all’occhio che su 540 dosi ora poste all’attenzione dei carabinieri del Nas, ben 497 sono state somministrate in Sicilia.
I furbetti del vaccino sull’isola imperversano fin dall’open day. Come non ricordare il giorno di Capodanno a Palermo, al centro vaccinale di Villa delle Ginestre, quando un gruppo di operatori sanitari si è presentato pur non essendo nella lista dei dipendenti? Tra loro figuravano pensionati e medici di base che l’Asl prevedeva di vaccinare in seguito.
Tant’è che l’azienda sanitaria palermitana ha dovuto emanare un ordine di servizio che prevedesse di dover autocertificare la propria posizione di dipendente dell’azienda e di essere effettivamente in servizio. Ma le corsie preferenziali della vaccinazione non sono un fenomeno solo siciliano.
A Modena il 5 gennaio, con la scusa di non sprecare neanche un goccio del prezioso siero anti-coronavirus, le dosi avanzate sono state somministrate a parenti, amici e conoscenti.
L’Asl, nonostante si sia immediatamente scusata e abbia aperto un’istruttoria, ha giustificato gli autori affermando che avevano operato in totale buonafede. Malgrado sia possibile che abbiano agito per evitare che le dosi una volta scongelate potessero essere buttate, anziché chiamare a casa avrebbero potuto far scorrere la lista degli aventi diritto.
Sperando che non si continuino a perpetrare i consueti, italici favoritismi per aggirare i meccanismi previsti e in attesa di conoscere quali decisioni saranno prese dalle altre Asl in merito alle vaccinazioni anticovid-19 scaltramente frodate, non rimane ora che attendere gli sviluppi delle indagini per accertare e punire gli eventuali responsabili.
Oggi, in via precauzionale per la scarsità di dosi, molte vaccinazioni sono state sospese in favore delle seconde somministrazioni. Dunque rimane l’amaro in bocca al pensiero che, more solito, con tutta probabilità chi ha sbagliato non ne subirà le conseguenze.
Al contrario chi avrebbe dovuto mostrare il deltoide e non ha ricevuto il vaccino, di contro, potrebbe accusare gravi ripercussioni negative. Manco a dirlo: e io pago.
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