Scelte oculate e restrizioni consapevoli che non danneggino i settori economici già duramente provati da mesi di chiusure coatte. Ristorazione e spettacoli anno nero.
Roma – Non ci sono scuse. La lotta al Covid-19 è soprattutto una battaglia di natura organizzativa. Il DPCM che vedrà la luce dopodomani potrebbe prevedere alcune restrizioni già attuate in precedenza come l’obbligo di indossare le mascherine anche sulla pubblica via e limitazioni orarie su apertura e chiusura di alcune attività commerciali. Per pub è ristoranti la chiusura potrebbe avvenire entro le 23 ma c’è chi parla di anticiparla alle 18. Scontato il distanziamento sociale sui mezzi pubblici (prima attuato, poi cancellato e adesso di nuovo in vigore) che potranno ospitare le utenze sino all’80% della capienza.
Sanzioni da 500 fino a 3000 euro per i trasgressori. Il problema di fondo, tuttavia, non è imporre limitazioni o meno ma educare il cittadino attraverso una campagna informativa adeguata che lo renda responsabile e consapevole sulla necessità del rispetto delle regole in un momento in cui osservarle significa salvare vite umane. In Sicilia come in altre regioni, c’è l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto nella speranza che la curva dei contagi subisca un netto decremento.
Il governo sul calcio rimane inflessibile: 1000 spettatori per gli stadi, né uno di più. Per cinema, teatri, sale da concerto massimo 200 persone e questa misura riguarda anche le iniziative private come matrimoni e ricorrenze. La riduzione dei posti nelle sale preoccupa il relativo comparto tanto che l’Agis ha inviato una nota al premier Conte e al ministro Franceschini, affinché non si peggiorino le condizioni di un indotto già gravemente colpito dalla pandemia e che si tenga conto della reale capienza delle sale e della possibilità di una maggiore presenza nel rispetto del distanziamento previsto.
In buona sostanza appare utopistico non partire da una considerazione di base: l’impossibilità di giungere ad un controllo sociale su tutti gli abitanti di una nazione e sulla loro quotidianità cui seguono illimitati contatti interpersonali. Per questo fatto reale non si potrà mai avere un limite efficace dei comportamenti a rischio se si continuerà con la sola imposizione di regole priva dei necessari, pressanti, indispensabili controlli sul territorio.
Basti notare che cosa è accaduto in questi giorni davanti agli istituti scolastici dove gli assembramenti di genitori e alunni si sono sprecati nel caos più assoluto e di mascherine nemmeno a parlarne. E che dire dei grandi centri commerciali dove non è richiesto l’utilizzo obbligatorio dei presidio salvavita? E le vie della Movida nelle grandi città non erano forse piene zeppe di giovani appiccicati gli uni agli altri? Come accadrà per la comune influenza anche il Covid-19 si diffonderà ancora di più, è solo questione di tempo dicono alcuni scienziati mentre altri sembrano più ottimisti. Si vedrà a breve se avranno ragione i primi od i secondi.
Insomma senza entrare nel merito delle scelte di governo per il nuovo decreto, frutto di scelte tecniche di persone esperte o che tali dovrebbero essere, appare scontata la necessità di una campagna informativa puntuale e chiara, finalizzata ad educare progressivamente il cittadino all’osservanza delle regole che servono a limitare i contagi dunque a non finire in ospedale.
Purtroppo il messaggio che sino ad oggi abbiamo ricevuto grazie ai mass media non è stato esaltante: calciatori e divi del gossip che si abbracciano e baciano in allegria come se nulla fosse, politici e loro estimatori abbracciati senza mascherina per l’ultimo selfie, comizi e manifestazioni di piazza organizzate e svolte come si faceva prima della pandemia. L’esempio dunque è stato pessimo, adesso occorre una radicale inversione di tendenza, ovviamente per tutti. Nessuno escluso.
D’altronde in Paesi come la Svezia, dove buon senso, educazione civica e rispetto reciproco sono la norma e non l’eccezione, pur non avendo imposto regole restrittive particolari o periodi di isolamento forzato, è bastato rispettare alcune regole basilari di prudenza per evitare l’impennata dei contagi. E’ stata sufficiente una puntuale e pressante campagna informativa, senza menzogne beninteso, per indurre i cittadini del Nord Europa a rispettare restrizioni e divieti.
In ogni caso la prossima mossa del governo non potrà essere che quella di potenziare il sistema sanitario pubblico su cui investire una cospicua fetta del Recovery Fund affinché si possano bandire i concorsi per le assunzioni del nuovo personale, erogare servizi più efficienti, sostenere la ricerca scientifica e riorganizzare o potenziare le strutture sanitarie delle periferie.
Se avessimo avuto un SSN in grado di affrontare la prima emergenza ci sarebbero stati meno morti e una situazione economica più sostenibile. Cosi non è stato. Piangerci addosso, comunque, peggiorerebbe le cose dunque vediamo di rimboccarci le maniche e fare fronte comune.
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