Il relatore assicura che continuerà ad essere tutelata la libertà di pensiero garantita dall’articolo 21 della Costituzione ma le opinioni dovranno salvaguardare il rispetto e la dignità delle persone. Sempre e ad ogni costo.
Roma – In un Paese civile dovrebbe esserci rispetto per ogni diversità politica, sociale, sessuale, religiosa. Costituzione docet. Idee chiare su tutti i fronti non esistono, solo perché ognuno è portatore di una propria ideologia e non riesce a vedere oltre ogni precarietà umana. Anche in questo caso ci ritroviamo difronte un conflitto o un possibile reato d’opinione. Ognuno invoca protezione, anche dalle possibili provocazioni ed istigazioni.
Com’era facilmente prevedibile, la presentazione della proposta di legge contro l’Omofobia ha scatenato reazioni a catena. Tanti gli interventi in senso favorevole e molti anche quelli contro la bozza di legge. Il rischio è di non ragionare e trasformare tutto in “caciara” per far scadere un dibattito importante e molto difficile. Il braccio di ferro non serve per avviare ed approfondire un dibattito culturale importante. La lunga teoria di argomenti giuridici e antropologici che si intrecciano dietro il tema “omotransfobia” tocca complessità che non possono certamente essere affrontate a colpi di slogan.
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L’On. Alessandro Zan assicura che continuerà ad essere tutelata la libertà di pensiero garantita dall’articolo 21 della Costituzione ma le opinioni dovranno salvaguardare il rispetto e la dignità delle persone. Richiamandosi a diverse sentenze della Corte Costituzionale e della giurisprudenza ordinaria, il relatore ha spiegato che la proposta di legge individua “…Proprio nella concreta offensività della condotta istigatoria il discrimine tra limitazioni consentite e non consentite della libertà di manifestazione del pensiero in sede penale…”. Spiegazioni che vorrebbero essere rassicuranti anche a proposito dei dubbi interpretativi su “genere, identità di genere e orientamento sessuale”.
Così se appare un po’ ingenuo il trionfalismo mostrato da alcuni esponenti della maggioranza che hanno parlato di lavoro già concluso egregiamente, appare fuori luogo anche il grido d’allarme di coloro che vedono in questo testo solo un bavaglio insormontabile alla libertà d’espressione. Tanto insormontabile che – mormorano voci di corridoio – se venisse approvato in questi termini sarebbe addirittura impossibile leggere la Genesi (“Maschio e femmina li creò“) e alcuni brani di san Paolo. Non sarà così, naturalmente. Come, all’opposto, è impensabile che intorno ad alcuni punti chiave di questa proposta di legge non vengano sollevati distinguo, obiezioni e richieste di ulteriori approfondimenti in vista di un iter parlamentare che non s’annuncia certamente breve.
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Il relatore Alessandro Zan, ha di nuovo rassicurato sul fatto “…Che non si tratterà legge liberticida, perché tale non è la legge Reale-Mancino del 1975 che è legge dello Stato…”. Nella relazione introduttiva si legge in modo più specifico che la proposta “…Non colpisce qualsiasi espressione critica rispetto alle scelte di vita lgbt (formulate per esempio richiamando le posizioni di una confessione religiosa). Tali espressioni resteranno consentite…”. E ancora: “…La soglia dell’offensività non viene raggiunta da condotte che implicano semplice manifestazione del pensiero…”. Ma il vero problema è l’interpretazione che verrà data alla legge. Basteranno queste indicazioni di prudenza del legislatore per mettere al riparo dalle letture estensive che potrebbero essere avviate da qualche giudice solerte? Purtroppo le espressioni scelte – identità di genere e orientamento sessuale – sono oggetto di interpretazioni non univoche su cui sarà necessario riflettere ancora.
Si parla sul fenomeno e sul numero dei reati per comprenderne la rilevanza sociale e l’incidenza sul piano reale. I reati determinati dal genere e dall’orientamento che si verificano in Italia sono molto discussi. Attualmente sulla base delle statistiche è impossibile stabilire chi abbia ragione e questo perché mancando una norma penale il fenomeno non è monitorato. Certamente la situazione è allarmante dal punto di vista della discriminazione e dalla violenza che ne deriva. Il problema è aperto ma il dilemma rimane.
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Così alcuni cercano di capire se serve o meno una nuova legge o una nuova cultura, che legittimi le disposizioni normative. Certamente è fuorviante “partire dal rispetto della dignità umana per arrivare ad una genitorialita‘ dello stesso sesso“. Non dev’essere, in definitiva, considerato omofobo affermare che esiste un’ecologia della nascita, scolpita dalla diversità dei generi, su cui si fonda il mistero straordinario della vita. La diversità di opinione è sinonimo di democrazia, così come il rispetto misura il grado di civiltà di un popolo. Davvero si pensa che rimane solo la violenza di una sanzione (a conclusione di un iter processuale) per fronteggiare ogni tipo di sopraffazione, onde evitare ulteriori discriminazioni…?
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