La Francia, che di errori ne ha fatti tanti, poteva risparmiarsene uno fra i più clamorosi ovvero quello di concedere l'alta onorificenza ad un criminale.
Roma – La lettera è di quelle dai toni pacati, ragionevoli. Di quelle capaci di scuotere i palazzoni del potere più di mille bombe: “Caro direttore, domani andrò all’Ambasciata di Francia per restituire le insegne della Legion d’Onore a suo tempo conferitami”.
Arriva come un fulmine a ciel sereno la dichiarazione di Corrado Augias, rilasciata al direttore de La Repubblica Maurizio Molinari, di restituire al mittente la più alta onorificenza di Francia, istituita da Napoleone Bonaparte nel 1802, e conferita a francesi e non, per meriti militari e civili. Motivo della restituzione?
Semplice: quali sono i meriti del dittatore egiziano Abdel Fattah Al Sisi, insignito della medesima onorificenza? Se lo chiede anche Augias, ed è proprio per questo che ritiene di aver compiuto quello che definisce “un gesto simbolico. Che sentivo di dover fare per il profondo legame culturale e affettivo che mi lega alla Francia, terra d’origine della mia famiglia”.
La notizia ha suscitato eco mediatica in tutta Europa. Agenzie di stampa e siti d’informazione hanno immediatamente riportato la notizia, mentre su Twitter l’hashtag #Legion è entrato nei trend topic. Per la maggior parte si tratta di commenti in favore di Augias: Pierre Haski, presidente di Reporters Sans Frontières, la definisce una reazione “sana”, nel rievocare il comportamento del Governo egiziano sul caso Regeni.
Nicolas Hénin, esperto di terrorismo, cita la lettera di Augias e aggiunge: “Gran Croce della Legione della Vergogna”. Edwy Plenel, fondatore di Mediapart, definisce l’onorificenza conferita ad Al Sisi con le parole: “la Francia si è disonorata con questa Legion d’Onore”. Gli fa da eco Rokhaya Diallo, intellettuale e attivista: “siamo davanti a una vergogna internazionale”.
L’ambasciatore Christian Masset sul suo profilo Twitter rinnova la stima per Augias, cercando poi un’improbabile scappatoia all’imbarazzo scrivendo che “la Francia è in prima linea per i diritti umani e non fa compromessi. Più casi sono stati discussi durante la visita del presidente Al Sisi a Parigi, nel modo più adeguato per più efficacia”. Sarà ma non l’ha dimostrato. Ci aspettavamo una vignetta in prima pagina sul satirico Charlie Hebdo ma non c’è stata. Figurarsi.
Anche in Italia non si sono fatte attendere le voci in appoggio alla scelta di Corrado Augias. Il presidente della Camera Roberto Fico definisce il gesto “apprezzabile”. Laura Boldrini afferma che “rinunciare alla Legion d’Onore dopo che Macron ha dato lo stesso riconoscimento ad Al Sisi è un gesto nobile in memoria di Giulio Regeni. Su giustizia e diritti umani nessuna ambiguità è ammissibile. Soprattutto in Europa”.
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, commenta: “la lista delle personalità italiane insignite della Legion d’Onore è lunga. Auspico che, da domani, nel rispetto del divieto di assembramento, si formi una lunga e ordinata coda fuori dall’Ambasciata di Francia per imitare il nobile gesto di Augias”.
Augias nella sua lettera fa riferimento alla vicenda di Giulio Regeni e al comportamento tenuto in merito dal governo egiziano che ancora oggi non sembra intenzionato a collaborare affinché sia fatta luce sull’orrendo omicidio. E non nasconde come l’idea di condividere la Legion d’Onore con “un capo di Stato che si è reso oggettivamente complice di efferati crimini” sia, per dirla con termini educati, sconveniente.
Augias si è recato a Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata francese a Roma, nella mattinata di ieri, per riconsegnare la sua medaglia ricevuta nel 2007: “…Il mio gesto amaro era inevitabile. Lo dedico alla memoria di Giulio Regeni, il giovane accademico torturato e ucciso in Egitto. Ma lo dedico anche alla Francia, patria d’origine della mia famiglia e dell’Illuminismo che ha illuminato, appunto, il mondo, ma ogni tanto ha bisogno di essere riacceso...
“…L’ambasciatore ha detto che capisce il mio gesto ma che non lo condivide – racconta Augias – ho ricordato che Gheddafi nel 2009 a Roma è stato ricevuto con la banda e le bandiere ma non gli è stata data nessuna decorazione. Al Sisi, che ha una posizione così ambigua, poteva essere ricevuto con ogni onore di Stato ma senza quel riconoscimento aggiuntivo...”. La Francia, ancora una volta, avrebbe dovuto tacere.