Il Bel Paese sembrerebbe al secondo posto nella classifica mondiale per quanto riguarda la longevità della razza umana. Solo il verme vive più a lungo specie negli ambientacci della politica.
Roma – Pare che il verme viva più a lungo rispetto ai comuni mortali. Sconfiggere la vecchiaia, prolungare il periodo della giovinezza è stato sin dagli albori della civiltà umana, un desiderio ed un miraggio. Ora sembra che la formula dell’eterna giovinezza sia nascosta in un verme! Già proprio lui: il più rivoltante degli invertebrati, simbolo di individuo abietto, moralmente ripugnante, poco raccomandabile, custodisce l’elisir di lunga vita.
La notizia apparve agli inizi del nuovo millennio sul prestigioso quotidiano londinese “Times” suscitando grande entusiasmo tra i lettori, mentre la comunità scientifica manifestò una certa cautela. Lo studio fu condotto da un’equipe di medici angloamericani dell’Università di Manchester e del Buck Institute in California.
Furono sperimentati farmaci in grado di bloccare l’usura del corpo dovuta all’inesorabile trascorrere del tempo e di curare gravi malattie. Attraverso la simulazione delle difese immunitarie fu rallentato il processo di invecchiamento dei vermi cavia. Il successo fu determinato dalla formula “SCS”, attraverso la quale si identificarono i campioni artificiali di due enzimi che proteggono le cellule dallo stress dell’ossidazione.
I farmaci elaborati furono in grado di neutralizzare i radicali liberi dell’invecchiamento convertendoli in elementi biologicamente puri. Ma dal verme all’uomo il passo non è automatico. Tuttavia gli studiosi dimostrarono ottimismo per il proseguimento degli studi. La scoperta si dimostrò preziosa nella cura dell’Alzheimer e del Parkinson.
La procedura utilizzata per le ricerche si basò sullo studio al microscopio di “vermi nematodi” (Caenorhabaitis elegans). Riuscendo, in questo modo, a neutralizzare gli elementi patogeni dell’origine dell’invecchiamento. La maggior parte dei vermi era vissuta il 50% in più rispetto a quelli non sottoposti alle verifiche di laboratorio. Inoltre una specie particolarmente cagionevole di salute, dopo la “cura” raddoppiò il proprio tempo di sopravvivenza.
La ricerca è stata ripresa qualche anno fa dalla National University di Singapore e dallo Yale-Nus College. Gli studiosi hanno utilizzato 3 diversi farmaci anti-età, usati in maniera combinata, che hanno raddoppiato la durata della vita dei vermi. I “nematodi” sono spesso utilizzati negli studi sull’invecchiamento perché il loro genoma è ben conosciuto e sequenziato. Per di più sopravvivono il tempo necessario per valutare gli effetti dei farmaci o le alterazioni genetiche.
Meglio rassegnarsi alla realtà: il verme non solo striscia ma crepa più tardi dei comuni mortali. Inoltre pare che il coronavirus gli faccia un baffo. L’aspetto più interessante riguarda l’Italia. Pare che il nostro Paese, nonostante l’alto numero di decessi provocati dalla pandemia, sia avvantaggiato per la numerosa presenza di individui spregevoli, indegni, vili e sleali. Specie nell’ambientaccio politico.
In un contesto sociale in cui si marcisce nell’egoismo e nell’indifferenza, si assiste alla putrefazione della coscienza civile e all’oblio della memoria storica, il verme rappresenterebbe una soluzione alla sopravvivenza. Specie dove dominano il servilismo galoppante, la rinuncia alla propria dignità e la sottomissione al potente di tutto. L’humus ideale per un verme. Sarà per questo che l’Italia è il 2° Paese al mondo per la presenza di individui fra i più longevi della razza umana?
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