ROMA – IL RDC AI BOSS E LA CIG NON EROGATA. QUESTO E’ LO SCANDALO TRIDICO

Se un responsabile di un ente pubblico gestisce bene a vantaggio della collettività il suo budget deve essere proporzionale ai risultati raggiunti per merito. Se cosi non è deve andarsene a casa,

RomaÈ in onda, in tutta Italia e a reti unificate, il “Trionfo dell’Ipocrisia“. Non è una nuova fiction, ovviamente, ma una farsa bella e buona il cui protagonista principale è il professor Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, messo alla gogna mediatica e politica per un problema di portafogli che sembra offendere tutti creando scollamento sociale. La casta si ribella e s’indigna mentre il popolo crocifigge Tridico per l’aumento dei suoi compensi.

Lo scandalo, invece, giace da tutt’altra parte e riguarda le decine e decine di milioni di euro di cassa integrazione non erogata che hanno lasciato migliaia di famiglie senza sussistenza. Tanto per dirne una. Insomma Tridico, con l’assenso di ben due ministri, si sarà riempito un po’ di più il suo salvadanaio ma ciò che lascia basiti è l’indifferenza per quanto di blasfemo ha fatto l’Inps in questi ultimi tempi.

L’istituto, per bocca del suo presidente, si sarebbe inventata mille scuse per i suoi disservizi, ad incominciare dagli hacker che avrebbero violato il sistema informatico della Cassa di previdenza non permettendogli di erogare i sussidi ai lavoratori bisognosi e alle partite Iva. Tutte balle. E che dire delle pensioni più basse d’Europa e del reddito di cittadinanza elargito anche ai boss? Non sono forse queste le cose scandalose che hanno portato allo sbando l’ente più inguaiato d’Italia? Stavolta con la guida di un 5 Stelle

La prima difesa di Tridico è giunta da parte del senatore Nicola Morra il quale, conoscendo personalmente il capo dell’Inps, ritiene che non sia una persona molto interessata ai soldi. E noi crediamo alle sue parole anche perché non conosciamo personalmente il capo di via Ciro il Grande ma abbiamo una certa infarinatura sul funzionamento del carrozzone che presiede e che da quando c’è lui al timone non si può dire che vada meglio.

Nicola Morra

Il presidente della Commissione nazionale Antimafia va oltre la pura difesa del capro espiatorio e rischia anche una valutazione che avrebbe fatto meglio a tenere per sé:

“…Credo sia una conseguenza più o meno prevedibile di un antefatto nato male – afferma Morraperché se il presidente dell’Inps deve guadagnare 62mila euro lordi, penso che in tante altre posizioni apicali di amministrazioni pubbliche verrebbe la tremarella...”.

Giusta considerazione ma certamente azzardata per uno che dichiara di non seguire, con attenzione, le dinamiche e le evoluzioni delle retribuzioni, lorde e nette, dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni. Ma un amico è sempre un amico: “…Comunque uno stipendio di 150mila euro l’anno non è, certamente, lo stipendio più costoso nelle pubbliche amministrazioni…”.

Contento lui, non deve certo convincere noi che la pensiamo diversamente. Qui non si tratta di quanto guadagni un presidente di un carrozzone cosi difficile da gestire, il vero problema è che cosa ha fatto Tridico per mettersi in tasca quei soldi. Quali benefici ha ricevuto l’Inps dall’inizio della presidenza Tridico? Che cosa ha fatto di buono? Ha per caso risanato i conti? In questo caso il presidente avrebbe meritato il triplo o il quadruplo di quanto si vede percepire in busta paga perché è cosi che funziona o, meglio, è cosi che dovrebbe funzionare.

Se il capo di un ente pubblico risana i debiti, elimina i contenziosi, snellisce le procedure, sburocratizza l’amministrazione e rende efficienti i servizi producendo milioni di euro in vantaggi, il suo emolumento “deve” essere proporzionale agli sforzi compiuti e al merito dimostrato. Dunque ci chiediamo, e dovrebbe chiederselo anche Morra, per l’onesta intellettuale che lo distingue: che cosa ha fatto Tridico per meritarsi quell’aumento?

Lasciando stare addizioni e moltiplicazioni l’aumento in saccoccia non sarebbe retroattivo. Sai che consolazione? Infatti la nomina a presidente dell’Inps sarebbe avvenuta il 22 maggio 2019. In ogni caso ed indipendentemente dall’aumento, ripetiamo per nulla scandaloso se Tridico avesse gestito bene, bisogna tenere presente che l’Inps è un ente con un bilancio che, per entità, è il secondo dopo quello dello Stato.

L’ultimo parametro economico deliberato per Tridico non solo è nella norma ma anche al di sotto di altre governance, sia pubbliche che private. E siamo d’accordo anche su un’altra cosa: il presidente dell’Istituto nazionale di Previdenza sociale non si deve dimettere per questa vicenda surreale, assolutamente.

Se si dovrà dimettere sarà per un motivo solo: non avrà gestito per bene l’Inps. Punto. Nei fatti sembra che fra emergenza Covid e diversi flop in corso d’opera Pasquale Tridico abbia fallito su tutta la linea. Se cosi è dovrebbe rimetterci di tasca e restituirli quei soldi. Non per legge, ci mancherebbe. Per dignità. 

 

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