La pensione si ottiene al raggiungimento dell'età e dopo aver versato fior di contributi. Chi si è macchiato di reati contro la pubblica amministrazione ovvero contro lo Stato non ha diritto ad alcuna concessione.
Roma – A volte ritornano. Parliamo di vitalizi e della bufera scatenatasi dopo il ripristino del trattamento pensionistico per Roberto Formigoni.
Ora la discussione si sposta su Del Turco, con i 5 Stelle che minacciano di impugnare la sentenza della Commissione Contenzioso che, di fatto, riaprirebbe la strada dell’annullamento a tutte le delibere della Grasso-Boldrini, che prevede lo stop dell’indennità ai parlamentari condannati.
Dopo aver quindi ripristinato il vitalizio a Formigoni, decisione stabilita dal Contenzioso di Palazzo Madama, ora il Senato potrebbe esprimersi favorevolmente anche verso Ottaviano Del Turco, ex ministro delle Finanze, ex sindacalista e ultimo segretario del Partito socialista.
Del Turco è stato protagonista di vicende giudiziarie che lo hanno portato ad una condanna di 9 anni e 3 mesi (pena poi ridotta a metà) nel 2013, per l’affare “Sanitopoli”.
Sentenza che venne confermata in via definitiva nel 2018 a 3 anni e 11 mesi. Del Turco si dichiara tuttora innocente ed aveva annunciato di avere problemi di salute.
La vicenda ha scatenato uno scontro tra le forze politiche, 5 Stelle in testa: i grillini contestano il fatto che la sentenza annullerebbe di fatto la delibera n. 57, polverizzando in questo modo le altre in un effetto domino.
I pentastellati hanno annunciato la propria intenzione di impugnare la delibera su Formigoni, mentre il Consiglio di Presidenza ha preso atto, dopo una discussione durata due ore, che la decisione del Contenzioso che ha accolto il ricorso di Formigoni è esecutiva erga omnes.
Dunque ci troviamo di fronte ad una sentenza che annulla effettivamente la delibera Grasso-Boldrini. Dagli scranni della Lega arriva la conferma di quanto sostenuto nel consiglio del 23 febbraio, data in cui si era votato per lo stop dell’assegno a Del Turco.
“…Abbiamo chiesto alla presidente Casellati di procedere con il ricorso e con la sospensione della sentenza – ha dichiarato Paola Taverna, vice presidente del Senato – chiedendo l’intervento del segretario generale, su richiesta del presidente…”.
Anche il figlio di Del Turco è intervenuto, sostenendo che “pensione” sia un termine più consono rispetto al “vitalizio”.
“…Dopo aver pagato i contributi per 20 anni di attività politica – dice Guido Del Turco – c’è una sentenza della Cassazione e la pronuncia di cinque costituzionalisti che equiparano il trattamento pensionistico ai vitalizi degli ex parlamentari…
…Quindi continuare a usare la parola vitalizio e farne una battaglia è solo una bandiera da agitare. Basterebbe leggere le carte anziché invocare legalità…Mio padre è affetto da Alzheimer e Parkinson, al massimo riesce a fare quattro passi…”.
Quindi non dovremmo più chiamarlo “vitalizio” ma “pensione”. Certo, suona meno altisonante in questo modo. Parrebbe più un tentativo di camuffare quello che, a tutti gli effetti, rimane un privilegio.
Se davvero, come affermato dalla Cassazione, il vitalizio è un trattamento pensionistico, venga rivisto ad hoc, magari tenendo conto di quanto versato effettivamente da questi zelanti “contribuenti”.
Diversamente, ci troveremmo di fronte all’ennesimo tentativo da parte della casta di tutelare sé stessa. Senza sé e senza ma.
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