La relazione della Direzione Investigativa Antimafia appena presentata fa il punto sulla presenza mafiosa nostrana nei Paesi Bassi, soprattutto in Belgio.
Roma – Secondo la Dia, il Belgio, situato al centro dell’Europa, in virtù del suo importante scalo portuale di Anversa, risulta essere uno snodo strategico per numerose attività illecite transnazionali, compreso il narcotraffico proveniente dal Sud America. Da anni, il territorio belga, visto come opportunità di investimenti per profitti illeciti, costituisce centro di interesse per tutte le principali mafie di matrice italiana, in particolare cosa nostra o ‘ndrangheta, che qui sono dedite al traffico di sostanze stupefacenti e reati finanziari. L’elevata presenza di esponenti legati alla criminalità organizzata nostrana ha portato al potenziamento della collaborazione con l’Ufficiale di Collegamento distaccato a Roma, che ha consentito di ottenere qualificati risultati info-investigativi anche grazie all’adesione della Polizia Federale del Belgio alla menzionata “Rete Operativa Antimafia @ON”.
Alcune delle province del territorio belga, come quelle di Mons-Charleroi, quelle di Hainaut e di Liegi, sarebbero storicamente interessate da infiltrazioni di gruppi criminali legati alla ‘ndrangheta. Tra i gruppi calabresi maggiormente operativi sul territorio in esame figurano i clan PELLE VOTTARI ROMEO di San Luca, CUA-IETTO, URSINI di Gioiosa Jonica colpiti dall’operazione “Pollino”, il clan CACCIOLA GRASSO di Rosarno individuati nell’ambito dell’operazione “Ares”, la cosca BELLOCCO di Rosarno emersa nell’attività investigativa denominata “Balboa” e, infine, il clan PELLE “GAMBAZZA” di San Luca e BARBARO “CASTANI” di Platì accertati a seguito dell’operazione “Edera”.
Precedenti attività di indagine hanno mostrato come il prolifico settore degli stupefacenti favorisca, in territorio estero, le alleanze tra diversi sodalizi. Il Belgio, che non fa eccezione, testimonia l’avvenuta collaborazione, finalizzata alla infiltrazione criminale, tra il clan COMISSO di Siderno (RC) e la famiglia PESCE. La più recente operazione “Platinum Dia” dello scorso semestre, analizzata nel successivo paragrafo dedicato alla Germania, aveva consentito di accertare l’operatività della famiglia GIORGI, intesi BOVICIANI, di San Luca (RC) che, avvalendosi dei porti del nord Europa, in particolare Anversa, Amburgo e Rotterdam, riusciva a far giungere ingenti quantitativi di stupefacente dal Sud America. Il 14 settembre 2021, l’operazione “Crypto”, precedentemente descritta, ha messo in luce la presenza di sodalizi della ‘ndrangheta nel territorio belga dediti al prolifico settore del narcotraffico.
Relativamente alla presenza di latitanti si segnala che nell’ambito di un’operazione antimafia delle DDA di Ancona e di Reggio Calabria nei confronti di alcuni affiliati alla cosca CREA di Rizziconi (RC), il 4 ottobre 2021 è stato eseguito il decreto di fermo di indiziato di reato a carico di tre soggetti che stavano tentando di espatriare in Belgio e in Olanda. Sebbene cosa nostra, non disponga di un numero di affiliati paragonabile alla ‘ndrangheta, è riuscita a realizzare alcune redditizie attività criminali utilizzando strategie già impiegate con profitto in Italia. Recentemente, grazie ad una collaborazione investigativa internazionale, è stata fatta luce su una “faida”, che si era sviluppata all’interno di un gruppo criminale, dedito al traffico di armi e droga sull’asse “Favara – Belgio”. Anche la criminalità non necessariamente legata a strutture mafiose è proiettata al territorio belga, ove si dedica al prolifico settore del narcotraffico come testimonia un’operazione internazionale contro il traffico di stupefacenti della DDA di Venezia eseguita il 29 ottobre 2021. Le
complessive investigazioni hanno consentito l’individuazione dei fornitori esteri localizzati in Belgio, associati ad altri soggetti dimoranti nella vicina e confinante città tedesca di Aquisgrana, i quali si avvalevano di corrieri deputati alle consegne della droga in territorio italiano. Referenti dell’organizzazione transnazionale sarebbero risultati due cittadini albanesi dimoranti a Bruxelles che, con l’ausilio di connazionali stanziati nel Paese transalpino, avrebbero gestito i traffici di droga tra il Sudamerica, il Nord Europa e l’Italia.