Oltre 40.000 firme e un appello alla Regione Lazio per fermare il massacro di cinghiali. L’invito è a seguire l’esempio della regione Emilia Romagna, che evitò lo sterminio degli scoiattoli grigi.
Roma – Dopo Liguria e Piemonte, un’altra mattanza di cinghiali partirà a breve, stavolta nella regione Lazio. A breve, come si vocifera in Regione, il commissario straordinario nominato dal Governo per contrastare l’avanzata della peste suina darà il via libera agli abbattimenti dei cinghiali.
Angelo Ferrari, commissario per l’emergenza della peste suina, per è pronto a firmare e il Lazio a recepire la sua ordinanza, mentre Federcaccia si è già messa a disposizione per la campagna venatoria straordinaria. Le associazioni animaliste e ambientaliste, insieme ai cittadini, provano di nuovo a fermare la mattanza, dopo aver già tentato di fermare le uccisioni di massa dei cinghiali in Liguria e Piemonte. Il commento delle associazioni Meta Parma e Avi Parma non si è fatto attendere:
“…Avevamo contattato la regione Liguria e la regione Piemonte, e lo stesso Angelo Ferrari, per poter avere un confronto e fermare le uccisioni di massa dei cinghiali, ma non siamo stati ascoltati. Ora abbiamo rifatto la medesima richiesta alla regione Lazio, inviando 40.428 firme della petizione che abbiamo aperto contro la mattanza di suini e cinghiali. Uccidere gli animali non è certo il modo di risolvere i problemi. Ci auguriamo che in Regione seguano l’esempio dell’Emilia Romagna, che a suo tempo ci ascoltò ed evitò lo sterminio degli scoiattoli grigi…“.
Le associazioni continuano a chiedere alle istituzioni di affrontare l’emergenza peste suina in modo etico e civile, istituendo un tavolo di lavoro cui possano partecipare referenti ed esperti indicati dalle associazioni animaliste e ambientaliste in rappresentanza degli interessi degli animali, dell’ambiente e dei cittadini che hanno a cuore la sorte degli animali e del pianeta.
“…La caccia è stata ritenuta possibile causa di diffusione per il virus – continuano gli attivisti – perché porterebbe gli animali superstiti a scappare e a spostarsi altrove, con il rischio di diffondere il contagio. Oltre a questo, i cinghiali selvatici hanno lo stesso diritto alla vita di tutti gli altri animali, riconosciuto dalla recente riforma costituzionale dell’art.9, secondo il quale ‘gli animali sono esseri senzienti e la Repubblica ne promuove e garantisce la vita, la salute e un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche etologiche’. Una riforma costituzionale che non può e non deve rimanere solo sulla carta, non solo per gli animali ma anche per il pianeta e per la nostra stessa sopravvivenza. La vera soluzione al problema dei virus e delle pandemie passerebbe dalla chiusura dei mattatoi…”
La petizione, consultabile al sito change.org/salviamosuiniecinghiali, è stata aperta e sottoscritta da ben 36 associazioni.