La ricerca del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere: Caserta col +14,2% al primo posto per crescita nel periodo 2019-2022.
Roma – In diminuzione la distanza del reddito familiare tra Nord e Sud. La distanza tra Nord e Sud del Paese pare accorciarsi, almeno per quanto riguarda la distribuzione del reddito famigliare. Nel senso che mentre il reddito del Nord decresce, quello del Sud aumenta. E’ quanto affermato nella presentazione della ricerca presentata nel dicembre scorso, a cura del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere. Il primo è il fulcro dell’informazione economica del sistema camerale ed opera attraverso ricerche, studi e analisi sulle policy in collaborazione con le altre strutture delle Camere di commercio. Il secondo, l’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, è l’ente pubblico che unisce e rappresenta istituzionalmente il sistema camerale italiano.
Ebbene, Caserta col +14,2% raggiunge il primo posto per crescita del reddito familiare disponibile nel periodo 2019-2022. Secondo i dati diffusi, il Meridione, nel complesso, sembra sia andato più spedito rispetto al resto d’Italia. Ciononostante, se si guarda al reddito pro-capite delle famiglie, Milano resta irraggiungibile sul punto più alto del podio, con 32855 euro per abitante. Agli ultimi posti si sono piazzate (si fa per dire) tutte province meridionali, col fanalino di coda Enna, coi suoi 13701 euro. Stranezze dell’econometria, singolarmente le città del sud sono con le “pezze al culo”, come sempre d’altronde, non è mica una novità.
Ma, nel complesso il reddito disponibile al Sud ha mostrato segni di ripresa, grazie, secondo gli studiosi del Tagliacarne, alle politiche redistributive. In pratica, nel 2019 la cifra di 14432 euro costituiva il 74,9% del valore medio italiano, nel 2022, invece, 16046 euro il 76%. Le stime del reddito disponibile servono a misurare la capacità di spesa dei cittadini residenti in Italia. Secondo il Centro Studi il Paese risulta meno diseguale di quanto possa testimoniare il PIL (Prodotto Interno Lordo). La nostra economia si starebbe sviluppando con criteri che, spesso, non rispecchiano la proverbiale suddivisione Nord/Sud. Come ha precisato Gaetano Esposito, direttore generale del centro Studi Tagliacarne:
“Occorre, però, considerare che il processo inflattivo in questi anni ha colpito più il Mezzogiorno del resto d’Italia e questo sicuramente contribuisce ad ampliare i divari del potere di acquisto reale. Per questo, il tema vero resta quello della crescita della base produttiva per assicurare una occupazione di maggiore qualità e una più elevata consistenza del reddito delle famiglie fuoriuscendo dalle situazioni di precarietà oggi più diffuse nel Meridione”.
Tuttavia, il fatto che il Sud si sia avvicinato al Nord, dal punto di vista del reddito a disposizione delle famiglie, è dovuto, ecco l’altra faccia della medaglia, anche ad un peggioramento delle condizioni reddituali del Settentrione. Gli autori dello studio ritengono che nonostante esistano differenze considerevoli tra crescita pro-capite e complessiva e tra la parte alta e quella bassa delle classifiche, la distribuzione reddituale sempre seguire un percorso più egualitario. Senza voler metter in discussione questo tipo di ricerche, la dura realtà ci suggerisce che la differenza tra reddito familiare pro-capite e complessivo lascia il tempo che trova. Sembra, infatti, solo un artificio statistico per la ricerca, ma di distribuzione più equa del reddito famigliare la maggioranza di cittadini indigenti meridionali non se ne sono accorti!