Michele Prospero, padre di Andrea: “E’ rimasto coinvolto in qualcosa di pericoloso senza che noi avessimo il minimo sospetto”.
Perugia – “Quel ragazzo trovato con cinque telefoni, sessanta schede SIM, due carte di credito non sue e che, secondo quanto si dice, si sarebbe tolto la vita ingerendo barbiturici, non è il figlio che ho conosciuto per 19 anni. Se le cose stanno così, significa che o avevo due figli diversi o c’è qualcosa che non torna”.
È l’accorato appello di Michele Prospero, padre di Andrea Prospero, lo studente universitario originario di Lanciano (Chieti) iscritto al corso di Informatica dell’Università di Perugia, trovato morto in un appartamento nel centro della città. In un’intervista rilasciata a Repubblica, Michele Prospero ha espresso i suoi dubbi sulla ricostruzione ufficiale: “Non credo affatto che mio figlio si sia suicidato”.
E aggiunge: “O è stato ucciso o, nella peggiore delle ipotesi, qualcuno lo ha spinto a farlo. Spero che l’autopsia faccia emergere la verità. È evidente che Andrea sia rimasto coinvolto in qualcosa di pericoloso, senza che noi, la sua famiglia, ne avessimo il minimo sospetto. Qualunque sia la realtà dei fatti, anche la più dolorosa, ho bisogno di conoscerla per poter andare avanti”.