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Quelle ossa nel muro dove Gessica Lattuca è diventata un fantasma

Ritrovate in un palazzo in ristrutturazione nel centro di Favara, vicino all’abitazione del fratello già indagato per omicidio. Il padre: “Non sono sue”.

FAVARA (Agrigento) – Scoperti resti ossei all’interno di un muro durante la ristrutturazione di un edificio. Il fatto ha riportato alla ribalta delle cronache la scomparsa di Gessica Lattuca, 28 anni, la mamma di 4 figli sparita nel nulla il 12 agosto del 2018 e mai più ritrovata. Sono sue quelle ossa? Il macabro ritrovamento è stato fatto lo scorso 21 marzo da alcuni operai edili che lavoravano all’interno di un edificio dismesso in via Luigi La Porta, a Favara, provincia di Agrigento. Il vecchio palazzetto disabitato, che ricade nel popoloso quartiere di Giarritella, centro storico del paese, si trova a qualche centinaio di metri dalla casa dove abitava il fratello di Gessica.

L’edificio in ristrutturazione è stato posto sotto sequestro

Vincenzo Lattuca, 43 anni, a suo tempo indagato per l’omicidio della sorella e per averne distrutto o nascosto il cadavere, sarebbe poi deceduto il 20 giugno 2023 per una puntura letale di droga, stante alla versione ufficiale. L’omicidio della donna sarebbe avvenuto al culmine di un litigio provocato, ipotizzava la Procura, dallo stato di presunta ubriachezza di Gessica. Il delitto sarebbe stato commesso a forza di calci e pugni insieme ad alcuni complici così come la successiva distruzione del cadavere. Vincenzo Lattuca ha sempre respinto le accuse proclamandosi innocente in ogni sede sino al suo strano decesso. L’eroina che l’uomo si sarebbe iniettata in vena pare non fosse tagliata male perché sarebbe stata consumata insieme ad un amico che non ebbe ad accusare alcun malore dunque cadrebbe l’ipotesi di una iniezione letale, a ben vedere l’autopsia e le risultanze investigative.

Non si dovrebbe parlare dunque nemmeno di overdose atteso che il quantitativo di stupefacente penetrato in circolo non sarebbe stato esagerato ma riconducibile ad una normale dose di droga normalmente spacciata nel mercato locale. Del pusher non si sono avute notizie poiché l’amico di Vincenzo Lattuca, consumatore abituale di stupefacenti come la vittima, non avrebbe dato agli inquirenti notizie utili alla sua identificazione. Pare si tratti di un uomo di colore, praticamente senza volto né generalità. Lattuca era sotto inchiesta da tempo anche per via di alcune macchie di sangue ritrovate nella casa di via Leopardi, di proprietà del padre Giuseppe Lattuca, e che erano riconducibili alla figlia sparita come un fantasma.

Vincenzo Lattuca

Tornando ai resti ossei, pare in tutto una ventina, sarebbero stati inviati al laboratorio scientifico dei carabinieri per l’esame del Dna. La palazzina è stata sequestrata e i militari, coordinati dal procuratore capo di Agrigento, Giovanni Di Leo, hanno effettuato ulteriori sopralluoghi sentendo anche ognuno degli operai che lavoravano in cantiere il giorno del rinvenimento del materiale biologico. L’abitazione dove abitava Vincenzo Lattuca, come abbiamo detto, dista poche centinaia di metri dal fabbricato sequestrato e si affaccia proprio su via Luigi La Porta dunque ipotizzare un qualche collegamento con Gessica (ma anche con altri scomparsi della zona) è più che plausibile.

Il padre della donna, però, esclude che si tratti dei resti della figlia e dello stesso avviso è l’avvocato Salvatore Cusumano, al tempo difensore di Vincenzo Lattuca e penalista della famiglia:” Non credo si tratti di Gessica perché sembrerebbero ossa piuttosto vecchie – ha detto Cusumano – probabilmente saltate fuori da qualche nicchia durante gli scavi o l’abbattimento di muri…”. La donna sparita avrebbe trascorso le sue ultime ore di vita, sempre secondo le ipotesi degli inquirenti, con il fratello Vincenzo e comunque sarebbe stata vista in quella zona prima di diventare uno spettro.

L’avvocato Salvatore Cusumano

Gli specialisti del Ris di Messina dovranno prima ripulire i frammenti ossei e poi estrapolare, identificandolo, il profilo genetico dei resti ossei comparandolo con il profilo della mamma scomparsa cinque anni e mezzo fa. Non sempre però è possibile ottenere un Dna dalle ossa, specie se queste sono vecchie o mal conservate. Bastano solo l’attacco di funghi o batteri o elevate temperature ed umidità per ottenere risultati negativi. Al termine delle comparazioni occorreranno circa 10 giorni per una riposta certa e un’altra settimana, in caso di riscontro positivo, per la comparazione del Dna con quello dei familiari di Gessica.

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