La vittima sarebbe stata ritrovata inginocchiata e con collo, addome e piedi legati. L’osso cervicale era integro mentre le mani erano libere. Larimar aveva le scarpe pulite come se fosse stata trasportata in pineta. La polizia prosegue le indagini senza sosta.
PIAZZA ARMERINA (Enna) – Proseguono a tutto tondo le indagini per istigazione al suicidio sulla morte di Larimar Annaloro, la liceale di 15 anni ritrovata senza vita appesa ad un albero lo scorso 5 novembre. La Procura di Caltanissetta, che coordina l’inchiesta, sta seguendo ogni possibile pista ma rimangono in piedi quelle preferenziali ovvero bullismo e revenge porn. Su quest’ultima ipotesi gli inquirenti stanno scavando a fondo per verificare se quel video hard che sarebbe stato pubblicato in rete possa essere stato o meno la causa del gesto estremo posto in essere dalla ragazza che però, a parere della famiglia, non aveva alcuna intenzione di lasciare questa terra.
Salvo poi, ed è possibile, ad agire d’impulso a seguito di chissà quale grande emozione negativa che potrebbe averla sconvolta. I familiari però ritengono che si tratti d’altro e non molleranno la presa sino a quando giustizia non sarà fatta, in tutti i casi. L’autopsia non avrebbe rivelato alcun segno di violenza sulla salma ma nessuna determinazione concreta sulle reali cause del decesso:
”Al momento resta aperta ogni ipotesi – ha detto Giuseppe Bulla, medico legale – Abbiamo spunti interessanti, ma da soli non sono sufficienti a confermare o escludere alcunché. L’esame è stato molto lungo perché gli approfondimenti da fare sono delicati e ci serve acquisire altri dati. Quindi non possiamo trarre alcuna conclusione”.
Occorreranno comunque i rituali 90 giorni per depositare il referto autoptico completo, oltre alle altre consulenze disposte dai magistrati inquirenti, dunque sino ad allora non si saprà di più. Anche la legale della famiglia Annaloro, l’avvocato Milena Ruffini, lascia aperta ogni ipotesi possibile: dal suicidio, ovvero la pista privilegiata dagli investigatori, all’omicidio, quest’ultimo sostenuto in particolare dalla madre della vittima, Johary Annaloro. La polizia continua a verificare i fatti accaduti come quello, in specie, del litigio che sarebbe avvenuto fra la vittima ed una compagna di liceo che le avrebbe rimproverato, con toni forti, una presunta relazione con il suo fidanzato che poi l’avrebbe lasciata. Sembra anche che alcuni giorni prima della tragedia Larimar sia stata “trattenuta” in casa di questo ragazzo e rimproverata aspramente dai parenti del giovane studente.
Rimane da chiarire anche il particolare della lite consumatasi durante la ricreazione, dapprima confermata da più giovani, poi smentita da una compagna di scuola che dava invece una versione diversa di quanto accaduto nel cortile dell’istituto scolastico superiore. Il giorno dopo i funerali della vittima, il 16 novembre scorso, il ragazzo di 15 anni, oggetto del contendere fra le due giovanissime, sarebbe stato aggredito e picchiato da alcuni coetanei perché ritenuto l’autore ed il “divulgatore in rete” di un presunto video osé, lo stesso che potrebbe aver provocato il gesto letale di Larimar.
Dunque appare scontato che la tragedia sarebbe maturata comunque nell’ambito scolastico e non in altri ambienti al di fuori delle mura del liceo scientifico. La madre della vittima, però, reitera il proprio convincimento:
”Mia figlia l’ho trovata in ginocchio sotto un grande albero – ha ripetuto Johary Annaloro – attorno al corpo aveva una lunga corda. Mani libere, addome e piedi legati. E scarpe pulite. Impossibile che abbia fatto tutto da sola”.
Altri dubbi si appalesano sul foglietto di carta scritto presumibilmente da Larimar al suo fidanzato e consegnato a quest’ultimo da un amico comune a cui la vittima l’avrebbe consegnato una volta uscita di scuola dunque prima di togliersi la vita. Il biglietto è stato poi consegnato ai poliziotti che stanno verificando la calligrafia ed altri elementi grafologici. “Ti amerò anche nella prossima vita, Lari”, questa la frase vergata con una penna nera su un foglio a righe ma la sorella della vittima, Dioslary Annaloro, nega che quella sia la grafia della sorella.
A questa affermazione si aggiunge la dichiarazione di una ex allenatrice di pallavolo di Besozzo, in provincia di Varese, dove la povera ragazza aveva passato l’infanzia: “Non è la scrittura di Larimar – ha detto la donna durante un’intervista al Tg3 – e non si firmava mai Lari”. Rimangono poi da spiegare, a detta dei congiunti della vittima, altri particolari, oltre quello della strana posizione della vittima rinvenuta con le ginocchia che toccavano per terra. Si tratta della porta di casa ritrovata aperta e della stanza della ragazza messa a soqquadro. Indizi assai importanti nel contesto dell’inchiesta.