Scontro tra Regione e bagnini: l’ordinanza impone vigilanza ridotta in pausa pranzo, ma gli operatori denunciano pericoli per i bagnanti. Le ragioni della protesta.
Rimini – Sulle spiagge della Riviera Romagnola si accende la tensione tra bagnini di salvataggio e istituzioni. Un’ordinanza regionale, entrata in vigore nelle scorse settimane, impone la presenza di un bagnino ogni 300 metri lineari di costa durante la pausa pranzo (12:30-14:30), raddoppiando così la distanza di sorveglianza rispetto al limite ordinario di 150 metri. La misura, pensata per garantire turni alternati senza interrompere il servizio, è considerata dagli operatori un grave rischio per la sicurezza dei bagnanti.
Nonostante il divieto della Prefettura di Rimini di attuare lo sciopero originariamente previsto per otto ore, questa mattina i bagnini hanno organizzato un flash mob in mare con i tradizionali mosconi rossi, seguito da un corteo partito dai bagni 36-37 fino a piazzale Boscovich, per ribadire le proprie ragioni.
“Coprirne 300 metri richiede almeno un minuto e mezzo, ma un annegamento può avvenire in pochi minuti”, denuncia David Marenghi, presidente dell’Associazione Marinai di Salvataggio della Riviera, ricordando che un salvataggio efficace richiede due operatori: uno per la rianimazione e l’altro per il recupero del defibrillatore.
I sindacati, come la Filcams Cgil, contestano non solo il rischio operativo, ma anche la compressione dei diritti dei lavoratori. “La sicurezza è prioritaria, ma non può essere garantita a scapito della salute di chi vigila”, sottolinea Francesco Guitto. Con centinaia di interventi l’anno e responsabilità penali dirette, i bagnini chiedono il ritiro o la modifica dell’ordinanza, temendo che la nuova organizzazione possa costare vite umane.