Prospettive di crescita nel Mezzogiorno: segnali positivi ma gli investimenti scarseggiano

Mentre emergono segnali di miglioramento economico nel Meridione, le sfide strutturali e le incertezze pongono ancora domande sulla sua crescita sostenibile.

Roma – Nonostante i segnali positivi la situazione generale del Sud rimane ancora critica. Come nel resto del Paese è in atto un forte rallentamento dell’economia che, a causa dell’inflazione e del conseguente aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce, potrebbe spingerci verso un autunno pieno di insidie. Non dimentichiamoci che le criticità che da sempre affliggono il Mezzogiorno sono ancora in attesa di una soluzione definitiva. Il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, rimane molto elevato, il livello di povertà ed esclusione sociale è preoccupante, il deficit infrastrutturale, peraltro, costituisce ancora un ostacolo allo sviluppo e l’efficienza della Pubblica Amministrazione, che è tra le peggiori d’Europa.

Tuttavia, i segnali in grado di dar corpo a una svolta ci sono e potrebbero consolidarsi se nei prossimi tre anni si riuscirà a spendere bene tutte le risorse che il Pnrr ha destinato al Mezzogiorno. Secondo la Cgia, tra il 2019 (anno pre-pandemico) e il 2023, il nostro Paese ha registrato un livello di crescita nettamente superiore a quello registrato dai principali paesi europei nostri competitor. Se dal confronto la crescita del Pil in Italia è aumentata del 2,1 per cento, in Francia si è attestata al +1,2 per cento, mentre in Germania è stata solo del +0,3 per cento. Anche il Regno Unito, sebbene non sia più in UE, può contare su un differenziale di crescita risibile, pari al +0,1%.

Rivincita del Sud nel 2023

Insomma, nel 2023 a trainare la crescita del Pil saranno le regioni del Nord, ma il Sud si riscatta e sebbene quest’anno il Mezzogiorno sia destinato a rimanere la ripartizione geografica che in Italia registrerà l’aumento del Pil più contenuto (+1% circa rispetto al +1,1 nel Centro e al +1,2% circa nel Nord), lo stesso, comunque, supererà quello della Francia (+0,8%) e, in particolar modo, della Germania (-0,3%) che ormai è in piena recessione tecnica.

Lo rileva l’ufficio studi della Cgia che calcola la media semplice del tasso di crescita di Parigi e Berlino al +0,25% stimando quindi che il Sud dell’Italia crescerà quattro volte più di Francia e Germania messe assieme. Secondo l’associazione degli artigiani, questa tendenza positiva ha diverse ragioni ed è ascrivibile ad almeno tre fenomeni. Innanzitutto, il primo motivo è legato all’entità degli aiuti economici introdotti dal governo italiano per affrontare gli effetti della pandemia e della crisi energetica. Tra contributi a fondo perduto, cassa integrazione e bonus economici, sono stati erogati almeno 180 miliardi di euro tra il 2020 e il 2022, oltre ad altri 91 miliardi per mitigare gli aumenti dei prezzi di luce e gas. In secondo luogo, vi è la ripresa dei consumi delle famiglie e degli investimenti nelle costruzioni, soprattutto nel biennio 2021-2022, che hanno beneficiato principalmente del Mezzogiorno.

Prospettive e sfide per il Mezzogiorno

Il terzo motivo riguarda l’aumento degli investimenti fissi lordi nel Sud, grazie anche alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che hanno avuto un impatto particolarmente positivo nel settore delle costruzioni. In sintesi, il Mezzogiorno italiano sta mostrando segnali positivi di crescita, ma rimane una sfida importante da affrontare. Sfruttare le opportunità offerte dal Pnrr e affrontare le sfide strutturali saranno fondamentali per garantire una crescita sostenibile e duratura. In base agli studi della Cgia nel 2023 a trainare la crescita del Pil sarà la Lombardia con una previsione di crescita del +1,29%. Seguono il Veneto con il +1,24%, il Trentino-Alto Adige con il +1,23%, il Lazio con il +1,18% e il Piemonte-Valle d’Aosta con il +1,17%. Chiudono la graduatoria la Campania con il +0,86%, il Molise con il +0,84% e, infine, la Basilicata con il +0,82%.

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