Ospedali in affanno non per l’influenza che dilaga ma per mancanza di posti letto e di un piano di nuove assunzioni.
Dove eravamo rimasti? Nel dicembre del 2023, cioè ieri, prima di imbandire le tavole per le feste e salutare l’anno vecchio arrivato al capolinea, avevamo i pronto soccorso degli ospedali, da nord a sud senza eccezioni, intasati di malati impossibilitati ad essere ricoverati per mancanza di posti letto. Oggi che finalmente il 2024 è arrivato, si stenta a identificarne il piglio salvifico che si è soliti attribuire alla nuova stagione che principia.
Per medici, infermieri, e ovviamente malcapitati pazienti, sembra che il tempo sia passato invano, che quei milioni di tappi saltati in aria il 31 dicembre abbiano salutato più una perniciosa continuità con il vecchio andazzo che l’avvento di una nuova frontiera. Così nell’indifferenza, o forse nella rassegnazione generale, i pronto soccorso diventano isole senza approdo che respingono i malati e tengono prigionieri gli operatori sanitari, carichi di ore di straordinario e impossibilitati ad andare in ferie.
L’esperienza drammatica del Covid sembra non avere insegnato nulla. Gli eroici medici e infermieri del servizio pubblico, che con abnegazione ressero l’impatto straordinario della pandemia, e che qualcuno non a sproposito definì in quelle ore drammatiche appunto degli eroi nazionali, sono rimasti in trincea in paziente attesa di forze fresche che non sono mai arrivate e, udite udite, non arriveranno mai. Perché questo governo, per altro in linea con quelli precedenti, ha deciso di voltare le spalle alla Sanità pubblica, pensando bene di risolvere lo scandalo delle annose liste d’attesa sovvenzionando ulteriormente il privato convenzionato.
Di assunzioni nel pubblico non se ne parla, d’altronde “bambole non c’è una lira”, salvo poi scoprire di essere disposti a finanziare con 13 miliardi il Ponte sullo Stretto, opera di dubbia utilità, se non per le cosche pronte a inzupparci il biscotto. Sembra di vedere quelle famiglie che pur di avere il Suv parcheggiato sotto casa sono disposte a mangiare pane e cipolle per il resto della loro esistenza.
Così facendo il 2024 si è presentato in perfetta continuità con l’anno precedente, proseguendo nella negazione del fondamentale diritto alla salute ai cittadini. Una volta era colpa del Covid, quest’anno meno aggressivo, adesso di un’influenza con complicanze. Stupisce lo stupore: come se questo tipo di malanni non fossero da sempre il portato naturale dell’inverno.
La realtà è che la crescita esponenziale del ricorso alle emergenze si spiega con il fatto che molti punti di guardia medica sul territorio sono chiusi per mancanza di personale. I cittadini allora si rivolgono al 118, ma una volta raggiunto il pronto soccorso le ambulanze non possono lasciarvi i pazienti per mancanza di posto. Così le persone in attesa di visita rimangono per ore sulle barelle dei mezzi di soccorso fuori dai nosocomi, circostanza che chiude il circolo vizioso rallentando o bloccando del tutto l’attività del 118.