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Profumo di ‘ndrangheta: le mani dei clan sul business del Bergamotto [VIDEO]

Inchiesta della Dda: così i “Latella-Ficara” gestivano il traffico di armi e le estorsioni agli imprenditori nel quartiere Arangea. Dodici arresti dei carabinieri.

Reggio Calabria – Nuovo colpo di carabinieri e Dda contro la ‘ndrangheta: 12 gli arresti (11 in carcere e una ai domiciliari) per associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni ed armi. L’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Walter Ignazitto ha consentito di ricostruire dinamiche e assetti della cosca di ‘ndrangheta Latella-Ficara che controlla le attività illecite nel quartiere Arangea, nella periferia sud di Reggio Calabria. I carabinieri sono riusciti a ricostruire, in particolare, i metodi seguiti dal gruppo criminale per imporre le estorsioni a numerosi imprenditori di vari settori, nonché la gestione occulta di diverse imprese economiche.

Le fasi della riorganizzazione trovano perfetta aderenza con l’ordinamento della ‘ndrangheta già emerso nell’indagine Crimine, nella cui sentenza viene riportata la definizione di “locale” e “doti”, nonché l’esistenza anche del cosiddetto “banco nuovo”, termine con il quale i vertici della ’ndrangheta intendevano la riorganizzazione delle cariche all’interno del “locale”.

Nella zona sud della città il clan, che disponeva di un arsenale ben fornito, esercitava un controllo sistematico delle attività commerciali e dei cantieri edili. Le vicende registrate offrono uno spaccato della realtà reggina ove gli imprenditori sono perfettamente a conoscenza del fatto che, ancor prima di intraprendere un lavoro, devono darne preventiva comunicazione a quei personaggi che sono stati demandati dall’associazione a raccogliere le richieste e veicolarle a chi ha potere decisionale e può concedere l’autorizzazione, in cambio di dazioni di denaro, assunzione di manodopera e imposizione di forniture.

Tra gli 11 indagati per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere c’é Demetrio Palumbo, di 75 anni, detto “Mico”, considerato elemento di vertice della famiglia Latella, federata con i De Stefano-Tegano-Libri nella guerra di mafia che insanguinò Reggio Calabria dal 1985 al 1991. In quegli anni Palumbo si muoveva, per tutelare la propria incolumità, soltanto a bordo di auto blindate. Uomo di fiducia dei boss Latella, Demetrio Palumbo nel 1989 fu vittima di un agguato messo in atto dalla cosca Serraino. In passato Palumbo era stato coinvolto, con l’accusa di omicidio, nel processo “Valanidi”, a conclusione del quale fu condannato all’ergastolo. Pena poi ridotta a 30 anni e che Palumbo ha già scontato.

Lo stesso Palumbo intendeva operare la riorganizzazione in seno al locale di Arangea coinvolgendo Sebastiano Praticò, già condannato in via definitiva proprio nel processo “Crimine”, dove lo stesso veniva riconosciuto partecipe della cosca operante nella zona sud di Reggio Calabria e ricopriva una carica di livello provinciale quale rappresentante del mandamento di Reggio Calabria.

Ancora sotto il profilo del condizionamento delle attività economiche sono emersi tentativi infiltrazioni nel settore della grande distribuzione con l’intento di imporre assunzioni. Le investigazioni hanno inoltre messo in luce i progetti imprenditoriali dell’associazione nel settore agrumario, in particolar modo in quello dei bergamotti dove erano attive due società, intestate a prestanome ma riconducibili ad un associato, che espandevano i loro interessi commerciali utilizzando in taluni casi quei metodi che sono peculiari delle articolazioni di ‘ndrangheta. Le due società sono state sottoposte a sequestro preventivo.

Contestualmente ai provvedimenti restrittivi personali, il GIP ha disposto il sequestro preventivo di 3 società, tutte con sede a Reggio Calabria, due delle quali intestate a terzi, ma di fatto nella piena disponibilità degli indagati.

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