La calura di questi giorni porta straparlare e il premier Conte, dalla sua Puglia, ripropone il tormentone del Ponte sullo Stretto spacciando per novità un vecchio studio cestinato: il tunnel sottomarino tra Scilla e Cariddi. Buon Ferragosto a tutti.
Erano gli anni Sessanta e già si parlava del Ponte sullo Stretto come di una cosa fatta. C’erano le fotografie colorate che raffiguravano l’opera a campata unica che sembrava, per quei tempi, una sorta di meraviglia avveniristica in cemento e ferro. Poi per quasi settant’anni si sono varati numerosi progetti e spesi un sacco di soldi inutili per non venire a capo di nulla. E quando un governo è alle strette ecco che torna il “cavallo” del Ponte di “Messina” quando non c’è più nulla di cui parlare. Oppure per sviare altri e ben più importanti argomenti che riguardano una nazione che si avvicina ogni giorno di più verso il disastro economico e la disoccupazione. Insomma quando non si sa che pesci prendere ecco che il Ponte sullo Stretto torna a tenere banco sulla disgraziatissima scena politica italiana. E il premier Conte, come decine di suoi predecessori a dire il vero un po’ più realisti, ne ha parlato un paio di giorni fa nel corso di una manifestazione in Puglia organizzata dal giornale on line Affaritaliani.it.
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Quella dell’avvocato, spacciata per idea innovativa, è in realtà la rielaborazione di un vecchio studio della seconda metà del ‘900 che non ha mai avuto conferme e, men che meno, consensi scientifici: il tunnel sottomarino. Una sorta di collegamento simile a quello della Manica dove, però, non insistono le temibili correnti di profondità che conosciamo col nome mitologico di Scilla e Cariddi. Comunque la lunga sciorinata di Conte sul ponte calabro-siciliano almeno ad una cosa è servita: ha provocato l’immediata reazione del governatore Nello Musumeci che si batte per il ponte da quel dì:
”…Ho rispetto per tutte le proposte – ha detto Musumeci – l’obiettivo è il collegamento stabile tra le due sponde sia per il trasporto su gomma che per quello ferroviario…Che si faccia in superficie o sotto il mare ai fini economici ed infrastrutturali non mi pare molto rilevante. Sarebbe utile capire se il presidente del Consiglio sia dotato di un progetto di massima e se il piano abbia avuto un consenso di carattere tecnico…Volendo pensare male si può credere che il tunnel sottomarino sia una comoda trovata per mettere a tacere il coro sempre più robusto di quanti chiediamo il ponte sullo Stretto e di rinviare ulteriormente il tavolo di confronto sul tema…”.
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E siccome a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca, riteniamo che quanto detto da Conte sul palco dell’antico borgo di Ceglie Messapica, il paese natio di Rocco Casalino, siano state profferite per un semplice pour parler senza nulla in mano, un po’ com’è nel suo stile:”…Il Ponte sullo Stretto è realizzabile anche nell’immediato – aggiunge un’autorità in materia, il presidente del consiglio nazionale degli ingegneri Armando Zambrano – e avrebbe un’iconicità molto forte anche nel rilanciare l’ingegneria italiana. Poi ci sono problemi seri da risolvere come le correnti di profondità, la sismicità e cosi via dicendo ma non sono insormontabili…”. Rumors sul collegamento sospeso anche da parte del partito di Renzi che pensa più all’economia che alla reale fattibilità dell’imponente costruzione:
”… Si tratta di un di un’opera che avrebbe notevoli ricadute dal punto di vista economico e occupazionale – continua il parlamentare Nicola Carè – agevolerebbe i collegamenti tra la Sicilia e la Calabria e rilancerebbe il settore del turismo nelle due regioni…Occorre ribadire che il ponte sullo Stretto non si contrappone alle altre infrastrutture necessarie per agevolare gli investimenti e favorire lo sviluppo economico e sociale della Calabria e della Sicilia ma si integra alla perfezione con le stesse. Tra queste la realizzazione dell’alta velocità, l’elettrificazione della tratta ferroviaria jonica, lo sviluppo del sistema aeroportuale ed il miglioramento delle vie di comunicazione interne. Tali interventi hanno un unico obiettivo: favorire la mobilità dei cittadini, agevolare gli investimenti e generare nuova ricchezza…”.
Ma l’argomentazione più fanatica sulla grande opera pubblica, già costata diverse decine di miliardi di lire in prove, studi e speculazioni, proviene dal governatore calabrese che osanna il Cavaliere Berlusconi come l’antesignano della geniale idea:
“…Sono dieci anni che il contraente generale – spiega Jole Santelli, presidente Regione Calabria – ha consegnato (come previsto dal contratto di appalto) il progetto definitivo dell’opera elaborato da società di ingegneria specializzate estere. Anche il progetto definitivo è stato approvato. Sono stati spesi soldi pubblici per un’opera indispensabile portata avanti dalla determinazione del governo Berlusconi. Poche settimane fa, il Consiglio regionale della Calabria ha approvato un ordine del giorno in cui si chiede al governo centrale di realizzare il Ponte dello Stretto utilizzando anche le risorse del Recovery Fund. Se il premier Conte vuole essere serio si confronti su questi atti ed esca da questa boutade del tunnel…Siamo in presenza di un passatempo estivo che in metafora calcistica lancia il pallone nelle tribune senza risolvere nulla. Anzi una sola questione. Tenere a bada con un tunnel impossibile una maggioranza con idee contrastanti e che non riesce a trovare una linea comune su una delle opere che modificherebbero il ruolo dell’Italia nell’Europa. La Calabria è fuori dal tunnel…”.
E anche fuori dalla realtà così come Conte. Entrambi chiacchierano sotto l’ombrellone con argomenti da bar dello sport. Il ponte o tunnel che sia è una cosa seria. Generazioni di politici hanno cavalcato la genialata del collegamento sul mare Jonio per le loro campagne elettorali senza mai raggiungere lo scopo. Si sono costituite società che hanno macinato decine di miliardi di soldi pubblici per redigere studi e progetti tecnici spesso abbandonati alle ortiche. E per il solito Ferragosto si riparla del solito ponte. Quanto basta per vergognarsi.
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