Lo scorso 12 agosto abbiamo assistito al circo dei loghi di partito depositati. Adesso abbiamo la possibilità di conoscere le immaginette ed i candidati, alcuni dei quali davvero improponibili. Una farsa senza vergogna.
Roma – Una fiera del contrassegno elettorale. Già, ahimè, non si può non definire una vera e propria fiera la corsa al deposito dei contrassegni elettorali, iniziata lo scorso 12 agosto per le elezioni politiche. La consegna doveva essere espltata in soli tre giorni. Infatti, come recita l’etimo, fiera deriva dal latino fera, bestia ad indicare l’esposizione di animali a fini pubblicitari o di vendita. Solitamente è una manifestazione in cui si espongono al pubblico diversi prodotti per poterli vendere o, quanto meno, pubblicizzare.
Gli operatori dei vari gruppi politici addetti al deposito del simbolo, hanno fatto a gara per sbrigarsi a consegnare per primi il loro prezioso contrassegno, spesso giungendo trafelati al traguardo. Questa corsa convulsa può essere spiegata col fatto che i primi classificati avranno migliore visibilità sulla scheda elettorale.
Si racconta che nei decenni passati, quando esistevano i grandi partiti di massa, il Partito Comunista Italiano (PCI) era quasi sempre presente al primo posto, in lato a sinistra nella scheda elettorale. Ciò manifestava l’abilità dei suoi iscritti a giungere per primi al traguardo. Del resto era nota la ferrea organizzazione della macchina amministrativa del partito.
I simboli depositati sono stati 101, come la famosa carica con i cani Dalmata. Alcuni molto curiosi, altri ironici e presuntuosi. Ne ricordiamo alcuni. Gli “Esseritari” : non si comprende a che cosa ambiscano se non a essere… ereditari dell’essere; Il “Movimento tecnico per la pace”, forse perché la pace ha bisogno della tecnica per imporsi, chissà! Non poteva mancare il simbolo della “Democrazia Cristiana” col tradizionale stemma dello scudo crociato, poi “Socialdemocrazia”, “L’Italia del Meridione” e “Lega per l’Italia”. Il primo a vincere sul filo di lano è stato il “Partito Liberale Italiano”, ma pare che sia stato presentato da un ex iscritto al partito e, quindi, non è l’originale.
Al secondo posto il “Movimento associativo italiani all’estero” (MAIE), che stando lontani, hanno pensato di fare prima possibile, non si sa mai cosa può succedere. Al terzo gradino del podio, il “Sacro Romano Impero Cattolico”, nato per fermare… l’orda di barbari pagani pronti ad annientarci! Inoltre, c’è stata la presentazione dei simboli dei partiti più noti per l’atavica frequenza parlamentare.
“Lega”, “Noi di Centro” dell’immarcescibile Clemente Mastella, la recente alleanza tra “Azione” di Calenda e “Italia Viva” di Renzi (ne vedremo delle belle tra due protagonisti con un ego smisurato), “Forza Italia” e “Noi Moderati”. Presentato anche il simbolo di “Forza Nuova”, partito fascista di estrema destra, nostalgico del ventennio mussoliniano il cui leader, Roberto Fiore, ha dichiarato con perentorietà: “Sono orgoglioso di essere stato in carcere”. Contento lui.
Per alcuni poteva restarci, per i nostalgici è un eroe! L’ex M5s, nonché ex inviato del programma televisivo “Le Iene”, Dino Giarruso ha presentato il simbolo “Sud chiama Sud”, forse perché il nord non risponde da anni ormai. Sperando che almeno il Sud risponda a sé stesso! Non sono mancate le stranezze. Il “Partito delle buone maniere” del Dr. Seduction, al secolo Giuseppe Cirillo. Il 69enne psicologo e sessuologo, data la sua specializzazione, di stranezza se ne dovrebbe intendere. O, la follia, è credere ancora in questo sistema politico! Fedele nei secoli, l’ex generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo coi suoi Gilet Arancioni.
Poi c’è il simbolo di “Rivoluzione Sanitaria” con l’immagine della ghigliottina che richiama alla rivoluzione francese. Il suo leader, Adriano Panzironi, si è arricchito con la famosa dieta alimentare Life 120, non riconosciuta dalla comunità scientifica e condannato dal TAR del Lazio a pagare 260.000 euro di multa per aver pubblicizzato una pratica alimentare “dannosa per la salute”.
Non è difficile intuire per chi userebbe la ghigliottina Panzironi! In tutto questo bailamme di liste, è molto complicato districarsi. La sovrabbondante presenza del contrassegno elettorale non è sempre sinonimo di pluralismo democratico, anche perché le differenze ideali, tra molte di esse, sono nulle. In Italia, spesso, è indice di piccoli interessi di bottega. A cominciare dai rimborsi elettorali che otterranno tutte le liste, anche con percentuali bassissime!