Politica indignata per Satnam Singh, ma le leggi sul caporalato sono inapplicate

In Italia lo sfruttamento delle aziende agricole tocca punte del 40 per cento di irregolarità di occupati in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio. 

Roma – La politica si sdegna sulla tragica fine del bracciante di origini indiane lasciato con un braccio amputato fuori la sua abitazione, dopo un gravissimo incidente avvenuto nell’azienda agricola in cui lavorava in nero per meno di cinque euro l’ora. La fine di Satnam Singh è inaccettabile, non deve ripetersi. Ma c’è un problema allarmante, che va oltre lo sdegno. Le leggi ci sono, contro il caporalato e sulla sicurezza sul Lavoro, varata nel 2008 dal secondo governo Prodi e dall’allora ministro del Lavoro, Cesare Damiano: 306 articoli e 51 allegati, scritti sull’onda emotiva della strage della ThyssenKrupp, l’acciaieria torinese in cui, nel 2007, morirono carbonizzati sette operai. Ancora oggi, parte di quelle norme sono inapplicate, perché i governi che si sono succeduti non hanno varato i decreti attuativi.

E poi c’è la legge 199 del 2016, che riconosce il caporalato come reato e inasprisce le pene. Il testo prevede l’istituzione di una “Rete del lavoro agricolo di qualità”, degli uffici di collocamento per i braccianti che dovrebbero far incontrare la domanda e l’offerta, ma ad oggi sono ancora pochi e nei territori in cui sono stati attivati sono state pochissime le aziende agricole ad iscriversi (6.113 su un bacino di circa 200 mila imprese che impiegano lavoratori subordinati, secondo l’ultimo dato disponibile).

Il caporalato – si legge nell’ultimo Rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil – è un fenomeno diffuso in tutta Italia, con punte di irregolarità di occupati del 40 per cento in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio e tra il 20 e il 30 per cento nelle Regioni del Centro Nord. La ministra del Lavoro Marina Calderone parla di un atto disumano. È per me motivo di grande dolore commentare questo fatto – ha detto la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali – nel corso del question time alla Camera – per le modalità con cui si è svolto, per il fatto che si tratta di una persona senza regolare contratto e che è stato vittima di un vero atto di barbarie che deve essere perseguito in tutte le sedi e per le quali, oltre ad esprimere il mio cordoglio, manifesto anche il nostro impegno a fornire ogni più ampia assistenza alle autorità per verificare e accertare i fatti e fare in modo che chi li ha commessi venga punito”.

Episodi del genere “devono indurre le istituzioni ad essere ancora più incisive nel contrasto al lavoro sommerso e nella promozione di una moderna cultura del lavoro. Al centro dell’agenda di governo c’è il contrasto al lavoro sommerso”. Le fa eco il titolare dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida: “Il governo Meloni è in prima linea su tutti i fronti per contrastare qualunque forma di sfruttamento sul lavoro”. Le parole dei ministri, almeno al momento, si scontrano con la realtà: l’attuale esecutivo, per contrastare il caporalato, ha previsto l’istituzione di un sistema informativo, ma per ora è tutto sulla carta. I sindacati, che nelle prossime ore parteciperanno a un incontro al ministero del Lavoro, parlano di “provvedimenti ancora insufficienti e privi di un disegno organico”.

“Una barbarie che calpesta il rispetto della vita e inabissa ogni valore di civiltà portando dietro di sé sfruttamento e disumanità”, dichiara invece il Segretario generale della Uil, Pierpaolo Bomabrdieri, che aggiunge: “Continuiamo a chiedere l’istituzione di una Procura speciale e la previsione, nel nostro ordinamento, del reato di omicidio sul lavoro. In materia di caporalato, inoltre, già lo scorso febbraio, in occasione di un incontro col Governo e con la Ministra del Lavoro abbiamo chiesto misure più forti, per rendere più efficace ed efficiente l’applicazione dell’articolo 603-bis riguardante, in particolare, il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.

Marina Calderone

Una situazione allarmante e tragica quella del caporalato. Tanto che i segretari generali di Fai, Flai e Uila Onofrio Rota, Giovanni Mininni ed Enrica Mammucari hanno chiesto con “urgenza la convocazione del tavolo interministeriale avviato nei mesi scorsi dai Ministri dell’agricoltura e del lavoro Francesco Lollobrigida e Marina Calderone per affrontare con misure dirette ed efficaci una situazione che da anni viene denunciata dai Sindacati agricoli e che ormai non è più procrastinabile”. Calderone parlando dell’incontro convocato oggi al ministero del lavoro ha fatto sapere che è “giusto incontrare chi rappresenta il mondo delle imprese, il mondo dei lavoratori dipendenti. E’ giusto fare una riflessione comune su quello che è il fenomeno e soprattutto quello che ancora dovremo mettere in campo per arginarlo”. 

I sindacati invitano le associazioni agricole “ad essere nostre alleate nel promuovere, insieme alla qualità del Made in Italy, la dignità umana di chi quelle produzioni realizza, anche a difesa delle tante aziende oneste che rispettano leggi, contratti e le norme sulla salute e sicurezza dei lavoratori”, dicono i segretari generali. “Purtroppo, questi eventi – proseguono Rota, Mininni e Mammucari – dimostrano che la legge 199/2016 contro lo sfruttamento e il caporalato e la condizionalità sociale della Pac, pur fondamentali, da sole non sono sufficienti a sconfiggere il fenomeno dell’intermediazione illecita di manodopera e lo sfruttamento di persone, spesso immigrate, che si trovano in una condizione di bisogno. A chi lavora irregolarmente devono essere garantiti strumenti adeguati di tutela per denunciare i propri aguzzini e per integrarsi in modo trasparente nel nostro paese attraverso il riconoscimento di un percorso di protezione umanitaria.

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