Il disegno di legge della Lega punta a semplificare il recupero dei crediti sotto i 10.000 euro. Preoccupazioni da parte di opposizioni e associazioni dei consumatori.
Una proposta legislativa presentata dalla Lega e in fase avanzata di discussione al Senato potrebbe cambiare in modo significativo il sistema di recupero crediti per importi contenuti. Il disegno di legge, già approvato dalla Commissione Giustizia, prevede che per alcuni tipi di debiti – come bollette o fatture non saldate – si possa avviare un procedimento esecutivo senza necessità di ottenere prima un decreto ingiuntivo da un giudice.
Secondo il nuovo schema, basterà che il creditore, tramite un avvocato, notifichi al debitore un’intimazione al pagamento con la relativa documentazione. Da quel momento scatteranno 40 giorni di tempo per saldare il debito oppure per presentare opposizione davanti al giudice di pace. Se non ci sarà reazione da parte del debitore, si potrà procedere con il pignoramento dei beni, compresi conti correnti e stipendi, senza ulteriori passaggi giudiziari.
I promotori sostengono che la riforma sia necessaria per velocizzare le pratiche e alleggerire il carico del sistema giudiziario civile, che oggi può richiedere mesi – se non anni – per il recupero anche di somme minime. Ma le critiche non mancano.
Secondo le opposizioni e molte associazioni dei consumatori, il nuovo meccanismo rischia di creare un forte squilibrio tra creditori e debitori, lasciando esposti soprattutto i cittadini più fragili o meno informati. Anziani, persone con scarsa alfabetizzazione digitale o in difficoltà economica potrebbero non comprendere la gravità della notifica o non avere le risorse per opporsi nei tempi previsti, subendo pignoramenti anche per debiti contestabili.
Alcuni esperti sottolineano anche il pericolo di abusi o errori, soprattutto in settori dove sono frequenti problemi con la fatturazione, come luce, gas e telefonia. Pur rimanendo esclusi dal nuovo meccanismo i mutui e i finanziamenti concessi da banche, la riforma includerebbe anche i crediti delle società finanziarie non bancarie e delle società di recupero crediti.
Il disegno di legge non è ancora legge: dovrà passare al vaglio della Commissione Bilancio e poi affrontare il voto in Aula al Senato e alla Camera. Anche in caso di approvazione definitiva, le nuove regole non entrerebbero subito in vigore: servirà un decreto attuativo del Ministero della Giustizia, con un tempo stimato di almeno sei mesi. L’eventuale applicazione concreta della riforma, quindi, non è attesa prima della seconda metà del 2026.