Per salvarmi l’ho colpito ma rimane in cella

Il presunto assassino è descritto come una persona perbene, niente affatto violento e forse vittima di ripetute vessazioni. Gli inquirenti però non credono alla legittima difesa e decidono di trattenere in carcere Sergio Frisinghelli, fra la costernazione di parenti, amici e conoscenti.

SANTA MARGHERITA LIGURE (Genova) – Amici e vicini di casa difendono il presunto assassino di Alessio Grana, 35 anni, disoccupato, morto ammazzato con due coltellate nella serata dello scorso 19 agosto. In cella, con l’accusa di omicidio volontario, rimane Sergio Frisinghelli, 58 anni, sposato con un figlio, giardiniere e volontario di protezione civile. I due dirimpettai litigavano da tempo per futili motivi ma sembra che il giardiniere gettasse acqua sul fuoco mentre la vittima non avrebbe mancato occasione per gettarvi benzina. Fra alterchi e violente provocazioni i due, residenti in una palazzina popolare di via Costamezzana 15, sulle alture del capoluogo ligure, si sarebbero scontrati per l’ennesima volta e dalle parole sarebbero passati ai fatti.

La vittima, Alessio Grana

Grana si sarebbe presentato dietro la porta del presunto omicida prima delle 21 con l’anima metallica di un matterello in mano e avrebbe e iniziato a sbatterla sul muro. Frisinghelli avrebbe aperto la porta di casa e sarebbe stato colpito, per come riferiva ai carabinieri, da una randellata. Per tutta risposta il giardiniere avrebbe impugnato un grosso coltello da caccia, riposto in una credenza, e con l’arma bianca in mano sferrava due fendenti all’indirizzo della vittima colpendolo al torace: ” Non volevo ucciderlo – dichiarava in caserma il presunto assassino – mi è piombato in casa e mi ha colpito, mi sono soltanto difeso per salvarmi.

Alessio Grana è riuscito a scendere le scale, dal secondo piano sino all’androne del portone dove si accasciava sul pavimento in un lago di sangue. Nel frattempo Frisinghelli, forse resosi conto della gravissima situazione nella quale era rimasto coinvolto, chiamava il 112 ed aspettava all’ingresso della palazzina l’ambulanza e i carabinieri che giungevano sul posto in pochi minuti. I medici non potevano fare altro che constatare la morte del giovane disoccupato mentre i militari ponevano in stato di fermo l’indiziato di omicidio che si consegnava agli investigatori.

Sergio Frisinghelli

Poco dopo, su disposizioni del Pm Luca Scorza Azzarà, i militari trasferivano l’uomo nel carcere di Marassi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Lo stesso magistrato inquirente disponeva l’autopsia sulla salma di Grana per capire se al momento dell’omicidio il giovane avesse assunto o meno alcol o droghe. Frisinghelli, molto conosciuto a Santa Margherita per il suo impegno nella solidarietà sociale, passa per una persona perbene, disponibile, generosa con tutti e per nulla incline alla violenza. Di contro Alessio Grana, con qualche precedente, era noto nel quartiere come un individuo difficile, senza lavoro, con problemi resi più gravi dall’uso di alcol e, come sembra, dall’uso di sostanze stupefacenti.

I carabinieri, su segnalazione di diversi cittadini e dello stesso Frisinghelli, sarebbero intervenuti in diverse occasioni per molestie e disturbi provocati dalla vittima. Il giovane dal carattere irascibile e tormentato sarebbe stato segnalato più volte anche ai servizi sociali e nelle ultime settimane sembra che la situazione fosse di molto peggiorata tanto da temere il peggio. E cosi è stato. La tragedia allora si poteva evitare? La risposta, forse, non ci sarà mai ma non è la prima volta che due vicini di casa per rancori personali impugnano un’arma e regolano i conti nella peggiore maniera possibile.

La casa popolare dove si è consumato l’omicidio

Lo scorso 21 agosto Frisinghelli ha ricevuto in carcere la visita del suo avvocato Claudio Zadra che ha chiarito la posizione del suo assistito:

“I dissidi non erano una questione personale tra il mio assistito e la vittima – evidenzia il penalista – Era una situazione che riguardava tutti gli inquilini, dalla pensionata ottantenne al vicino che si era ritrovato la porta vandalizzata. Invocheremo la legittima difesa”.

Sul profilo Facebook del presunto assassino si susseguono i messaggio di solidarietà a firma di persone che lo conoscono bene:

I carabinieri in via Costamezzana

“Ti sono vicino e mi dispiace che sia toccata a te questa assurda situazione, dovresti essere a casa con la tua famiglia e basta…Anche se non so come si sono svolti i fatti so che non era tua intenzione e mai e poi mai saresti capace di premeditare un gesto del genere…Ti siamo tutti vicini e speriamo che questi brutti momenti passino in fretta, fatti forza Sergio…”.

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