“PER LA VITA “ E “PRO VITA”

Non tratterò, dunque, prettamente di eros, ma di un argomento importante e strettamente correlato alla sfera sessuale…. direi una sua possibile conseguenza.

Come lo scorso anno in questo stesso periodo , mi trovo a soggiornare nuovamente a Auckland, in Nuova Zelanda, così il mio articolo di oggi è ispirato agli avvenimenti locali.

Non tratterò, dunque, prettamente di eros, ma di un argomento importante e strettamente correlato alla sfera sessuale…. direi una sua possibile conseguenza.

Come ogni grande città del mondo, anche Auckland è, di tanto in tanto, teatro di manifestazioni, più o meno rumorose e colorite, che siano esse politiche, sociali o culturali, generate dalla necessità di esprimere pubblicamente idee e opinioni. Così , a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, nel centro della “città delle vele”, si sono verificate due dimostrazioni che istintivamente definirei una “per la vita” e l’altra “pro vita”.

Entrambe sui lunghi striscioni esibivano la stessa parola chiave: aborto. Ma mentre la prima caldeggiava il diritto delle donne di decidere del proprio corpo e del proprio futuro, la seconda sosteneva animatamente la salvaguardia dei i diritti degli ancora “non nati”.

Manifestanti pro aborto

È necessario ricordare in questa sede che il nuovo premier neozelandese Jacinta Ardern, definendo l’intervento per interruzione volontaria di gravidanza un servizio sanitario come un altro e avviando l’iter legislativo per de-criminalizzare la scelta dell’aborto ha scatenato accese discussioni, tra i pro e i contro, che imperversano da diversi mesi nel Paese.  Ed ecco che il 18 febbraio 2020 un gruppo, per lo più al femminile, di donne di ogni età, si sono recate sugli spalti con colorati cartelli e tanti buoni sentimenti. Era un gruppo relativamente esiguo, e sottolineo la parola esiguo, di persone, ma, cariche di mordente, le relatrici urlavano i loro diritti, o almeno, quelli che ogni donna dovrebbe avere nei confronti del proprio corpo.

Non serve che aggiunga nulla a questa immagine.

Il 29 febbraio 2020, per contro, una fiumana di persone, eterogenea per genere e età, costituita da intere famiglie con tanto di passeggini (attenzione: erano i bambini a tenere in alto i cartelli!), si è riversata nella stessa piazza . Devo dire che erano meglio organizzati: richiamavano l’attenzione dei passanti con tanto di musica mentre cantavano la bella favola “pro vita” di chi ha un cuore e “non uccide ciò che ancora non è nato”.                  

Ricordava quasi un motto tormentone di “Games of thrones”!          

I manifestanti si erano scomodati con tanta gentilezza per venire ad urlare ciò che altri non possono fare con il proprio corpo perché loro non lo farebbero. Le fotografie scattate sono forse più esplicite delle parole.

Manifestanti no aborto

Chi legge con una certa costanza la mia rubrica sa benissimo che pur toccando argomenti a volte bizzarri e delicati, su cui ognuno vorrebbe esprimere volentieri la propria, io mi astengo sempre dal dare un giudizio personale ed esplicitamente lo farò anche in questa occasione. Mi limiterò a dire, con assoluta delusione e amarezza, che un misero numero di donne cercava di farsi sentire per rivendicare la propria libertà di scelta fronteggiato da un esercito di “padroni dei destini altrui” che bofonchiavano parole per tenerle incatenate.

Come in ogni situazione non sarebbe bello se ognuno potesse decidere cosa fare di se stesso senza pretendere che gli altri facciano ugualmente? La nostra libertà finisce dove gli altri esagerano nell’imporre la propria.

Manifestanti no aborto

“Per la vita” e “Pro vita” sono due espressioni che ho scelto di dare ai due movimenti proprio perché dovrebbero risultare identiche, ma non lo sono. Suonano diverse. Una è per un presente migliore, l’altra per un futuro incerto.

“Per la vita”. Sempre.

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