Anche Calenda che non è tra i firmatari dice: “Il governo aveva detto no perché aveva una ricetta per il lavoro, ma non si è mai vista”.
Roma – Le opposizioni depositano in Cassazione la proposta di legge di iniziativa popolare sul salario minimo. In una nota congiunta, Pd, M5s e Avs oggi depositano il provvedimento pensato “per rafforzare i contratti collettivi e stabilire che sotto i 9 euro l’ora non è lavoro ma sfruttamento. Perché di questa legge
di civiltà c’è bisogno, nonostante il boicottaggio da parte del governo Meloni”.
Concludono i tre partiti: “Avevamo promesso di continuare a batterci per il salario minimo e per la dignità di chi lavora, quei milioni di lavoratori poveri che hanno diritto ad una risposta dalla politica e dalle istituzioni. La destra questi lavoratori li ha presi in giro. Noi no”. Anche Carlo Calenda, leader di Azione, sottolinea che i “salari in Italia sono fermi, anzi decrescono, e non è solo una questione di salario minimo, ma anche una questione di come è fatta la contrattazione collettiva nazionale che finisce per abbassare tutti i salari, per deprimerli tutti: bisogna ripensarla per un mondo che è nuovo”.
“Il governo aveva detto no al salario minimo – ha aggiunto Calenda – pur avendolo proposto, dicendo però di avere una ricetta per il lavoro. Questa ricetta per il lavoro non si è mai vista, non è nell’agenda di governo”.
A livello di politiche europee, il nuovo patto di stabilità secondo il leader di Azione “è sbagliato, non perché chiede di ridurre il debito con meccanismi più automatici, perché noi il debito lo dobbiamo ridurre comunque. Il problema è che non c’è quel piano di debito comune sia per quanto riguarda la difesa, sia per
quanto riguarda i costi delle transazioni ambientali e la politica industriale”.