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Parte il nuovo corso PD: unione d’intenti o viatico a lotte fratricide?

Inizia l’era di Elly Schlein, tra applausi, unanimismo e ovazioni. Ormai non si può più tornare indietro, almeno nell’immediato. Il dado è stato lanciato con successo dalla prima segretaria dem sul tavolo dell’assemblea del Partito Democratico.

Roma – Nessun voto contrario e una apparente soddisfazione del popolo piddino convocato per convalidare il risultato delle primarie. Stefano Bonaccini, cioè il principale concorrente della Schlein, è stato proposto come presidente del partito ed eletto per acclamazione, come segno, forse, di inclusione e di unità. La strategia può sembrare vincente poiché le primarie aperte a tutti gli elettori, anche senza tessera di partito, le ha certamente vinte a sorpresa la nuova segretaria con il 53% dei voti, ma non si dimentichi che gli iscritti hanno incoronato, invece, proprio Bonaccini con il 54% contro il 34% della vincitrice.

Massima cautela, dunque, ai sorrisi di tutti i convenuti all’assemblea. In ogni caso, all’assise del Pd, buona parte di quello stesso gruppo dirigente ha saputo e voluto ritrovarsi unito attorno alla fresca leadership della giovane ex movimentista Elly Schlein, non si dimentichi, però, dopo mesi di guerre intestine, divisioni e scissioni evocate e forse anche progettate. La domanda, pertanto, di quanto durerà questa visione idilliaca non sembra impertinente, ma reale e opportuna. Visto, peraltro, la sorte che è toccata ai precedenti segretari del Pd. Ma per adesso le acque in superficie rimarranno quiete, almeno fino alle elezioni europee. Tutti, dunque, a sostegno della segretaria fino al 2024, dove tutti i dem vogliono sfidare Fratelli d’Italia, per il primato partitico nostrano. Insomma, emulare Matteo Renzi, che con l’ormai mitico 41% alle europee del 2014 sbaragliò tutti gli avversari esterni ed interni.

Il neosegretario del PD, Elly Schlein.

La vera sfida per Schlein inizierà dopo. Attenzione, però, perché solo rimarcando le differenze la minoranza piddina di oggi potrà diventare la maggioranza di domani. Ecco perché si presume che l’unanimismo che ha fatto capolino all’assemblea Pd sembra solo una strategia momentanea ed opportunistica. D’altronde l’eccessiva unità di un partito confligge con i prossimi appuntamenti congressuali territoriali, dove i tesserati vorranno legittimamente imporre idee, strategie e soprattutto nomi non piovuti dall’alto di un unanimismo che si è visto solo all’assemblea nazionale e per ratificare un risultato che non si poteva ribaltare. La sfida interna, senza troppi afflizioni o trionfalismi, ha inizio. Adesso. Peraltro, questa diversità di opinioni è opportuno che emerga subito, onde evitare il rischio che può nascondersi dietro un unanimismo di facciata.

Lo slogan sussurrato potrebbe adesso essere “uniti finché conviene”, ma alla fine della giostra succedere una scissione, come già accaduto con Rutelli, D’Alema, Bersani e infine Renzi. Salvo i ripensamenti in corsa. Tutte sicuramente persone con un degno profilo che avrebbero potuto alimentare un confronto, nella diversità, fecondo. Interrotto, però, dalle faide interne e dalle convenienze del momento. Non si possono, comunque, sottacere le divergenze presenti nelle varie anime che compongono il Pd e neanche l’impronta radicale di sinistra che la segretaria intende imprimere, soprattutto sui temi sociali, del lavoro, fiscali, nonché dalla concezione del partito agli apparati sociali di riferimento. In buona sostanza, sono molti i temi su cui i riformisti del Pd la pensano in modo diverso dalla maggioranza che si è raccolta attorno a Schlein.

Bersani e D’Alema, ex guide del Partito Democratico.

Non si è, dunque, inaugurata la fine delle correnti e dei capibastone ma si sono, in tal modo, consolidate ed inaugurate nuove stagioni e prospettive. L’area cosiddetta popolare, cattolica e liberale, perché proveniente dal centro di antica memoria, è ormai integrata nell’alveo della sinistra come pare essere, oppure ha ancora qualcosa da dire e fare? Insomma, per essere ancora più chiari, il Pd è ancora uno spazio politico-culturale che può racchiudere diverse sensibilità? Il timore è che diversi “nascondimenti”, sotto forma di liste civiche nelle ormai prossime elezioni amministrative celeranno proprio questa diversità.

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