Il martire della legalità che, fedele ai principi della scienza e della giustizia, rifiutò ogni compromesso con la mafia e affrontò con coraggio le conseguenze della propria integrità.
Paolo Giaccone – Paolo Giaccone è ricordato come uno dei simboli più luminosi della resistenza civile alla mafia. Nato a Palermo il 21 marzo 1929, fu medico legale di straordinaria competenza e integrità, stimato sia nell’ambiente accademico sia nelle aule di giustizia. La sua vita fu spezzata l’11 agosto 1982, quando venne assassinato per essersi rifiutato di falsificare una perizia che incastrava un esponente di Cosa Nostra. La sua storia è quella di un professionista che trasformò il proprio lavoro in un atto di coraggio e coerenza etica.
Formazione e carriera accademica
Dopo aver conseguito la maturità classica, Giaccone si iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Palermo, laureandosi in soli sei anni. La sua brillante carriera lo portò rapidamente a distinguersi nel panorama medico-legale, fino a diventare professore ordinario e direttore dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo.
Insegnò antropologia criminale alla facoltà di Giurisprudenza e medicina legale alla facoltà di Medicina, formando generazioni di studenti con rigore scientifico e passione. Le sue competenze spaziavano dalla balistica alla tanatologia e la sua esperienza lo rese consulente di fiducia della Procura della Repubblica in numerosi casi delicati, compresi quelli legati alla criminalità organizzata. Parallelamente, fu presidente dell’Avis regionale, segno di un impegno costante anche in campo sociale.
La perizia che gli costò la vita
Il punto di non ritorno nella sua vicenda arrivò nel 1981, dopo una sparatoria a Bagheria in cui morirono quattro persone. Giaccone fu incaricato di esaminare un’impronta digitale rinvenuta sulla scena del crimine. La perizia, precisa e inconfutabile, portò all’identificazione di Giuseppe Marchese, membro di spicco della cosca di corso dei Mille.
Per la mafia, quella prova era una condanna. Giaccone subì pressioni e intimidazioni affinché modificasse il referto ma la sua risposta fu netta: non avrebbe mai piegato la verità ai voleri del potere criminale. Quella scelta, coerente con i principi della scienza e della legalità, sancì la sua condanna a morte.
L’omicidio dell’11 agosto 1982
In quegli anni Palermo viveva sotto il dominio soffocante di Cosa Nostra. Opporsi significava mettere in conto la morte. La mattina dell’11 agosto 1982, Giaccone fu raggiunto da quattro colpi di pistola proprio davanti al Policlinico universitario, il luogo che per lui rappresentava la casa della medicina e della ricerca.

Il suo assassinio fu l’ennesima dimostrazione della brutalità mafiosa e dell’isolamento in cui spesso si trovavano coloro che sceglievano di dire “no”.
Eroismo nella normalità
Il Centro Studi a lui dedicato definisce la sua condotta come “eroismo nella normalità”: un gesto che non nasceva dal desiderio di essere un eroe ma dalla semplice volontà di fare il proprio dovere senza tradire i valori più profondi. Un testimone dell’epoca, riflettendo sul suo sacrificio, disse:
“Ma si può morire per una perizia? Ho compreso che per fare ciò che l’uomo Paolo Giaccone fece, occorre amare gli altri, anzi, innamorarsi del destino degli altri per dare significato alla propria vita. Questo è il principio alla base dell’etica civile.”
L’esecutore materiale del delitto fu identificato in Salvatore Rotolo, cui venne comminata la pena dell’ergastolo nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra. I mandanti dell’omicidio furono identificati in Michele Greco, Pippo Calò, Antonino Geraci, Bernardo Brusca, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano.

Paolo Giaccone era sposato con Rosetta e padre di quattro figli: Camilla, Antonino, Amalia e Paola. La sua famiglia, oltre al dolore della perdita, dovette affrontare il peso di essere custode di un’eredità morale immensa, quella di un uomo che aveva anteposto la giustizia e la verità alla propria sicurezza.
Il suo nome non è stato dimenticato. Il Policlinico di Palermo è stato intitolato al coraggioso medico legale, così come una via nel parco della Favorita. Ogni anno, cerimonie e iniziative commemorative ricordano il suo impegno e il suo sacrificio, affinché la sua lezione di vita continui a ispirare.