“Pantani non deve vincere!”: le scommesse della Camorra dietro la fine del Pirata

I magistrati indagano per associazione mafiosa: il doping al Giro del ’99 sarebbe stato pilotato. E nella camera dove il campione è morto, qualcuno è entrato prima degli uomini della scientifica.

RIMINI – Tre indagini e altrettante conclusioni: Marco Pantani è stato ucciso da un mix letale di farmaci e cocaina. Non esiste alcun killer prezzolato: l’ipotesi dell’omicidio volontario non ha trovato riscontri. Stavolta però è la Procura di Trento che, da un anno a questa parte, ha riaperto le indagini sulla morte del famoso ciclista ritrovato cadavere il 14 febbraio 2004 nella stanza D5 dell’hotel Le Rose di Rimini. Lo staff investigativo, coordinato dal procuratore capo Sandro Raimondi e diretto dal Pm Patrizia Foiera, della Direzione Distrettuale Antimafia, sta proseguendo l’inchiesta a tutto tondo senza lasciare nulla di intentato, ascoltando una decina di soggetti, mai sentiti prima, come persone informate sui fatti. I testi dovranno chiarire agli investigatori le modalità di esecuzione e registrazione del prelievo di sangue eseguito sulla vittima, a cui non sarebbe stato assegnato un numero progressivo e anonimo, com’è nella prassi, bensì il numero 11440, siglato sui contenitori ematici alla presenza di più individui.

Marco Pantani. Foto Ansa

Gli inquirenti trentini dovranno poi affrontare e tentare di ovviare alle numerose carenze investigative evidenziate dalla Commissione parlamentare antimafia, come si legge nelle “risultanze relative alla morte dello sportivo Marco Pantani ed eventuali elementi connessi alla criminalità organizzata che ne determinarono la squalifica nel 1999”. I componenti di detta commissione, infatti, avevano dichiarato e messo a verbale: “Appare non condivisibile la scelta, conseguente alla frettolosa conclusione delle indagini, di non rilevare le impronte digitali nel luogo del rinvenimento del cadavere, del tutto inspiegabile in considerazione della copiosa presenza di sangue, visibile dalle numerose fotografie della polizia scientifica, di cui si sarebbe dovuta verificare l’appartenenza. Per non parlare del controllo anti-doping a carico del “Pirata” eseguito la mattina del 5 giugno del 1999, che avrebbe rivelato un valore di ematocrito nel sangue superiore dell’1,9% rispetto al massimo consentito.

In quel frangente, infatti, Marco Pantani veniva conseguentemente squalificato dal Giro d’Italia a due frazioni dalla conclusione della gara che lo vedeva in vantaggio di 6 minuti nella classifica ufficiale. Un caso o sotto c’era ben altro? Scommesse clandestine organizzate dalla mafia? L’ipotesi di reato su cui si concentrano queste ultime indagini riguarda, come si legge in atti, l’Associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle scommesse clandestine collegate al decesso del ciclista.

La polizia sotto l’hotel subito dopo il rinvenimento della salma del grande campione

La riapertura del fascicolo era nata anche dalle dichiarazioni rilasciate dieci anni fa dal pentito Renato Vallanzasca, ex capo della malavita meneghina, che aveva riferito agli inquirenti le confessioni di un detenuto del carcere di Bollate che, al tempo, gli aveva suggerito di “scommettere 5 milioni di lire sull’esclusione di Pantani dal Giro”. E per il pentito la spiegazione sembrava ovvia: “Se Pantani vinceva il giro il banco saltava – diceva il collaboratore di giustizia – E la camorra avrebbe dovuto pagare diversi miliardi in scommesse clandestine e rischiava la bancarotta”.

A dare nuova linfa all’ultima inchiesta, però, sarebbero state le dichiarazioni inquietanti di due poliziotti della Scientifica:

“Ci diedero disposizioni affinché io e il collega aspettassimo fuori – avrebbe rivelato un agente – Prima entrarono altri nella camera dove morì Marco Pantani. La cosa mi parve strana in quanto sulla scena del fatto su cui si indaga, a mio parere, per primi dovrebbero entrare gli operatori della scientifica opportunamente attrezzati con calzari, guanti e tute…”.

La stanza di Pantani

Chi erano quelle persone? Come mai si trovavano a pochi centimetri dalla salma del campione di ciclismo? Chi aveva ordinato ai poliziotti di rimanere fuori dalla stanza? Il materiale su cui fare chiarezza non manca, dunque occorrerà tempo per eseguire soprattutto le verifiche.

Al momento nessuno sarebbe stato iscritto sul registro degli indagati ma le parole di Pantani, subito dopo il risultato dell’ematocrito alto, rimbombano ancora oggi come accuse precise:

“Cosa mi avete fatto? Cosa mi avete fatto? Io sono stato controllato già due volte, avevo già la maglia rosa, avevo 46 di ematocrito…Oggi mi sveglio con una sorpresa, credo che c’è qualcosa sicuramente di strano…Credo che abbiamo toccato il fondo e in questo momento vorrei solamente un po’ di rispetto e un saluto ai tifosi e mi dispiace solo per il ciclismo che ancora una volta esce in un modo”.

Marco aspetta giustizia.

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