Nel quartiere a rischio di Palermo la cultura è sempre un presidio di legalità e forse questo concetto non è gradito a qualcuno. La preside, insegnanti, studenti e genitori rigettano al mittente le intimidazioni e continuano le loro attività didattiche.
PALERMO – Preside–coraggio restituisce al mittente le provocazioni degli atti intimidatori e i danni provocati alla sua scuola, per ben tre volte, da malavitosi rimasti ancora ignoti. Gli atti criminali sono stati perpetrati all’istituto comprensivo dello Sperone di Palermo nel solo mese di maggio.
I delinquenti, che ben conoscevano l’istituto scolastico, si sono introdotti prima nella scuola primaria del plesso Randazzo nonostante il sistema di sicurezza, poi è stato preso di mira il plesso delle medie di via Pecori Giraldi, per ultimo il plesso Sacco e Vanzetti. I balordi hanno distrutto muri e suppellettili, mobili e servizi ma hanno anche rubato tutti i computer della scuola, le altre apparecchiature informatiche ed altra attrezzatura tecnica di valore riposta nei laboratori.
Senza nascondersi dietro un dito, in quel quartiere di Palermo è la mafia che non vede di buon’occhio la scuola. Meno ancora chi la gestisce come faceva don Pino Puglisi ovvero nella legalità e nel buon senso civico per impartire agli alunni l’educazione e la cultura che faranno di loro i cittadini del domani. A qualcuno questa musica suona male e manda i picciotti a intimidire preside, docenti, famiglie e studenti. Inutilmente:
”… Prendo atto di quello che sta accadendo – dice Antonella Di Bartolo, 51 anni, preside dell’istituto comprensivo Sperone-Pertini – lascio che siano gli inquirenti a interpretare e valutare la natura di questi raid. Di certo sono molto preoccupata perché in questi sette anni in cui sono stata capo dell’istituto, episodi del genere e così ripetuti nel tempo non erano più capitati. Non ho mai creduto nella scuola fortino, perché ogni fortezza può essere espugnata, ma dovrò difendere i plessi dei miei alunni e il faticoso lavoro fatto in questi anni…”.
La Procura del capoluogo siciliano ha aperto un’inchiesta e la squadra Mobile indaga sui tre episodi devianti che, a sentire gli inquirenti, sarebbero però riconducibili ad altre ruberie e danneggiamenti effettuati in altre scuole di Palermo. Nell’attesa che le attività investigative diano i frutti sperati nella scuola dello Sperone sono in corso i lavori per potenziare i sistemi antintrusione e quelli di videosorveglianza:
”…Sono riusciti a entrare con il sistema antintrusione attivato – aggiunge la dirigente – cercheremo di ripristinarlo. Inoltre tramite il ministero dell’Istruzione cercheremo di dotare tutti gli infissi di grate protettive. E potenzieremo in ogni caso il sistema di videosorveglianza e di teleallarme… So che sarà un’estate di duro lavoro ma siamo pronti. Il rapporto con il territorio è ancora più solido di prima. Dalle famiglie è arrivata tanta solidarietà dimostrata con messaggi, chiamate e presenza sul posto compatibilmente con le limitazioni del momento…”.
Adesso ci vuole una firma del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina sul mandato di pagamento per inviare alla scuola Pertini-Sperone i soldi sufficienti per ricomprare i computer ed il materiale video sottratto dai ladri. Nel frattempo la solidarietà privata ha fatto molto di più: due biologi palermitani, residenti negli Stati Uniti, hanno regalato alla scuola un computer dopo aver seguito i fatti di cronaca su internet mentre la preside, per nulla intimidita, ha continuato a sostenere le famiglie povere del quartiere con i buoni spesa. Con le donazioni di privati la professoressa Di Bartolo ha consegnato ai ragazzini meno abbienti alcuni tablet in comodato gratuito per le lezioni a distanza:
“… Non vedo l’ora di tornare in classe – continua Di Bartolo – e di riabbracciare i miei studenti. E se non saranno tutti al loro posto andrò come sempre a riprendermeli a casa uno per uno. Questa è la scuola Pertini. Una comunità in cui nessuno resta indietro…”.
Don Pino Puglisi fu tra i primi a comprendere che per vincere la mafia non era sufficiente la presenza dello Stato sul territorio ma bisognava colpirla nel suo punto più forte, il consenso sociale:
”…Ancora una volta viene lanciato un messaggio sinistro alla comunità scolastica – conclude Giovanna Marano, assessore comunale alla Scuola – ed a tutto il quartiere attraverso raid notturni e di sfida contro bambine, bambini e le loro famiglie…”.