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Padova: promettevano investimenti on line, scoperta una truffa da 450 mila euro

La Gdf individua grossi flussi di denaro provenienti da Paesi Ue confluiti su conti correnti riconducibili a un italiano residente a Bologna.

Padova – Una truffa legata a investimenti finanziari inesistenti, con versamenti provenienti da diversi Paesi europei, transitati attraverso un conto corrente italiano e poi “spariti” con conversione in criptovalute, è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Padova. Questo schema tipico delle truffe on line è noto con il nome di “boiler room scam”, ossia una frode che si basa su un forte condizionamento psicologico della persona offesa via telefono o messaggistica istantanea. I finanzieri padovani hanno individuato flussi di denaro provenienti da diversi Paesi europei, tra cui Spagna, Germania, Lettonia, Lituania e Finlandia, confluiti su conti correnti riconducibili a un cittadino italiano residente in provincia di Bologna Bologna, senza giustificazione.

Gli accertamenti, integrati con l’analisi dei conti correnti, hanno consentito di riscontrare le truffe a danno di cittadini italiani, tra cui alcuni residenti in provincia di Padova. Le vittime hanno riferito di essere state contattate tramite messaggistica istantanea da numeri stranieri con proposte di investimenti finanziari apparentemente vantaggiosi. Una volta convinti, le vittime effettuavano bonifici verso conti bancari italiani ed esteri. Successivamente, i truffatori mostravano falsi profitti maturati e richiedevano ulteriori somme per sbloccare e accreditare i guadagni. In realtà, queste ulteriori richieste si rivelavano ulteriori truffe.

Questo schema di frode, noto come boiler room scam, si basa su un forte condizionamento psicologico delle vittime tramite telefono o messaggistica istantanea. Nell’arco di circa tre mesi, il cittadino italiano residente in provincia di Bologna, ha ricevuto sui suoi conti correnti circa 50mila euro, mentre le movimentazioni finanziarie complessive delle vittime ammontano ad almeno 450mila euro. Il denaro ricevuto veniva rapidamente convertito in criptovaluta e inviato a wallet riconducibili ai truffatori, con il cittadino italiano che agiva come money mule, facilitando il transito del denaro fraudolento.

Gli uffici giudiziari di Padova hanno coinvolto i colleghi di Bologna, iscrivendo il cittadino italiano nel registro degli indagati per riciclaggio. Questo caso mette in evidenza la pericolosità sociale di tali condotte, sempre più diffuse grazie alla tecnologia e ai social network. Si raccomanda a chi sospetti di essere vittima di tali truffe di contattare tempestivamente le autorità giudiziarie o le Forze dell’ordine.

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