L'ergastolano terrorista rosso dovrebbe avere meno pretese e parlare ancora di meno nel rispetto delle vittime innocenti che ha ammazzato con le sue mani. Trattamento analogo agli altri detenuti.
Oristano – Prima aveva chiesto di commutare la pena del carcere a vita a soli 30 anni ma la corte d’Appello di Milano ha confermato l’ergastolo, concedendogli i permessi premio dal 2023. Poi ambiva alla detenzione domiciliare per timore di essere contagiato dal Covid-19 ma i giudici del tribunale di sorveglianza di Cagliari hanno rigettato l’istanza. A questo aggiungiamo il ricorso, allo stesso tribunale, per lo scarso e pessimo cibo che minerebbe le sue precarie condizioni di salute. E per finire, come se non fosse già abbastanza, la contestazione del suo regime d’isolamento. Non conoscono tregua le pretese di Cesare Battisti, ex terrorista dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), recluso nel penitenziario di Massama ad Oristano dal gennaio 2019, dove sta scontando i due ergastoli a cui è stato condannato per i quattro omicidi commessi alla fine degli anni Settanta.
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Forse dopo 37 anni rocamboleschi di latitanza tra Francia, Messico e Brasile, per Battisti è difficile sopportare” il duro regime carcerario”. Coccolato e viziato dalla sinistra del paese sudamericano dal 2004 al 2018, probabilmente soffre di ”saudade”, termine tanto caro alla cultura luso-brasiliana che indica una struggente forma di nostalgia. Insomma il terrorista comunista macchiatosi di “espropri proletari” e atroci assassini, nonché scrittore di noir e di saggi politici, non solo vuole mangiare cibo di qualità ma desidera compagnia in cella e ha chiesto al suo legale di rivolgersi alla procura di Roma per uscire dall’isolamento, status che starebbe proseguendo oltre i limiti di legge per causa, a quanto pare, dei limitati spazi carcerari.
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“…Nei confronti di Cesare Battisti – ha dichiarato l’avvocato Gianfranco Sollai – si sta esercitando un abuso di potere e noi, con la denuncia presentata alla Procura di Roma, chiediamo che si certifichino le responsabilità in capo a chiunque ha in questa vicenda un ruolo pubblico…Di fatto è ancora in isolamento nonostante non ci sia una disposizione di legge che lo preveda (…) La risposta che ci aspettiamo è che venga disposto quanto prima il trasferimento di Battisti dal carcere di Massama…”
Nei giorni scorsi, l’ex terrorista rosso aveva richiesto esami clinici ai fini di ottenere pasti”adeguati” alla sua condizione. “…Gli altri detenuti di Massama hanno la possibilità di cucinare, mentre lui no, perché è in isolamento e, dunque, non può che servirsi di cibi preconfezionati che passa la struttura…”, aveva precisato il suo difensore. Dopo il reclamo è intervenuto anche l’avvocato Paolo Mocci, garante comunale per i Diritti delle Persone private della libertà personale di Oristano “…Cesare Battisti non dovrebbe scontare la pena a Massama. Per il suo caso – un livello due di alta sicurezza – nel carcere oristanese non c’è l’assistenza carceraria adeguata…”.
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Non si è fatta attendere la reazione di Matteo Salvini “…Assassino comunista si lamenta del menù in carcere? Taci e digiuna vigliacco…” , ha commentato senza alcuna reticenza. Alle dichiarazioni di Battisti ha risposto anche Luca Fais, segretario regionale del Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria: “…I problemi del carcere di Oristano sono ben altri, non certo il vitto che è ottimo. Nessun detenuto si è infatti mai lamentato (…) Battisti deve scontare la sua pena e tra i suoi problemi non c’è sicuramente il cibo. Fortunatamente è ben trattato e seguito come tutti gli altri. Questa struttura ha bisogno di altro, di fondi, non certo di critiche sul cibo…”.
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Ma la replica a tutta questa vicenda che merita un posto d’onore è quella di Adriano Sabbadin, figlio di una delle vittime: ”…Se c’è un’istanza dei legali e una denuncia per abuso d’ufficio, sarà la magistratura a valutare. Ma è ora che si cucia la bocca una volta per tutte e sconti la sua pena. Siamo stanchi delle sue uscite (…) Taccia e sconti la pena. La nostra, di pena, la stiamo ancora sopportando. Ribadisco: non lo perdono, da parte sua non c’è mai stato alcun pentimento…”.
Ricordiamo che l’ex militante dei Pac è stato condannato per aver ucciso il 6 giugno 1978 sia Antonio Santoro, maresciallo del Corpo degli agenti di custodia che il gioielliere Pierluigi Torregiani, a seguire, il 16 febbraio 1979, il macellaio membro dell’ Msi Lino Sabbadin ed infine, il 19 aprile 1979, l’agente della Digos Andrea Campagna. Che sconti la sua pena il companero, e senza fiatare. Ogni parola è un affronto alle vittime innocenti che ha ucciso con le sue mani.
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