E per nascondere le prove dei festini a luci rosse, che si sarebbero tenuti anche nei conventi, uno dei due religiosi aveva organizzato la rapina dei cellulari in uso alle due vittime costrette agli abusi.
AFRAGOLA (Napoli) – Frati francescani o criminali incalliti? Al momento sono da considerarsi innocenti i due confratelli Minori accusati di rapina aggravata, abusi sessuali, ricatti ma anche di orge e festini a luci rosse per i quali reclutavano la materia prima sulle chat di incontri per cuori solitari. Con queste infamanti ipotesi di reato sono finiti dietro le sbarre lo scorso 31 luglio padre Domenico Silvestro, 51 anni, detto don Mimmo, parroco della basilica di Sant’Antonio di Afragola, in provincia di Napoli, e padre Nicola Gildi, 54 anni, all’epoca dei fatti officiante nella stessa parrocchia di don Mimmo ma poi rintracciato dai carabinieri della Compagnia di Casoria, di concerto con i militari di Afragola, nel convento di “Santa Maria Occorrevole” a Piedimonte Matese, in provincia di Caserta.
Facevano compagnia ai due religiosi arrestati altre 4 persone ritenute complici dei due prelati. La squallida vicenda è venuta alla luce grazie alle indagini dei carabinieri di Afragola su una “strana” rapina consumata il 26 aprile di quest’anno in danno di due extracomunitari. Due giovani si sarebbero introdotti in casa delle vittime e minacciandole con mazze e bastoni le costringevano a consegnare i loro cellulari. Nel giro di qualche ora, a seguito di denuncia dei due rapinati, i carabinieri identificavano e arrestavano Antonio Di Maso, 43 anni, imprenditore, e Giuseppe Castaldo, anche lui imprenditore ad Afragola. Castaldo avrebbe organizzato la rapina e Di Maso avrebbe fatto da intermediario tra i frati e Castaldo, ritenuto dagli inquirenti legato alla camorra di Marigliano e dintorni. In carcere sono finiti anche i due autori materiali della rapina, Danilo Bottino, 20 anni, e Biagio Cirillo di 19.
Dunque perché tanto interesse per i cellulari? All’interno delle memorie dei due telefonini erano contenute le tracce, più che evidenti, di video e chat a sfondo sessuale che vedevano coinvolti i due frati assieme alle loro vittime. La paura di essere scoperti, anche a seguito di una diffida fatta da un avvocato per nome e conto delle due vittime qualche tempo prima, aveva convinto i due confratelli ad organizzare la rapina, evidentemente andata in malora e che in concreto è servita per scoperchiare una pentola zeppa di pattume. Ai fini dell’inchiesta è stata proprio quella lettera inviata ai due sacerdoti dall’avvocato di fiducia dei rapinati a mettere in guardia gli investigatori.
Nella missiva infatti si accennava chiaramente ai rapporti sessuali a cui sarebbero stati costretti i due extracomunitari dai religiosi in cambio di vestiti, cibo e un lavoro retribuito nei luoghi di culto dove officiavano i due frati indagati. A questo punto i carabinieri proseguivano con due distinte perquisizioni nelle abitazioni dei sospettati dove sequestravano telefonini, computer, tablet, hard disk esterni e pendrive nella disponibilità di don Mimmo e don Nicola. Il racconto delle due vittime, oltre alle intercettazioni telefoniche e ambientali, è stato un fiume in piena che avrebbe incastrato frati e complici:
”Nel 2016 ho conosciuto frate Nicola Gildi in una chat per incontri – racconta una delle vittime – Abbiamo avuto rapporti sessuali in cambio di sigarette e alimentari. Il frate mi chiedeva di trovare anche altri ragazzi disposti ad avere rapporti sessuali… Li pagavo io di tasca mia prelevando il denaro dalla paga che ricevevo dal frate per i lavori che stava effettuando in chiesa. Sono cose che avvenivano circa una volta al mese. I ragazzi che venivano alle orge venivano invitati con le applicazioni di incontri come Tinder e Ciao Amigos”.
Pare inoltre che alla richiesta di sottrarsi agli abusi sessuali il prete abbia minacciato la vittima di non dargli più un euro, né altro. I due sacerdoti sono stati sospesi da ogni incarico sino a chiarimento della loro posizione giudiziaria che rimane pesantissima:” Una vicenda amara, sulla quale, come sempre, le indagini sono state rigorose e precise – ha detto Maria Antonietta Troncone, procuratore di Napoli Nord – Abbiamo lavorato, come è consuetudine, con meticolosità cercando solidi riscontri alle dichiarazioni rese dalle parti offese. Una volta completato questo lavoro, non abbiamo fatto sconti”. Ad Afragola i genitori di numerosi bambini hanno manifestato contro la Chiesa per le vie della cittadina chiedendo il rinvio delle comunioni.