I Carabinieri hanno eseguito l’aggravamento della misura cautelare per soggetti già ai domiciliari. L’indagine antimafia ha ricostruito un vasto traffico internazionale di droga e armi, con sequestri per 25 milioni di euro in Italia e all’estero.
Reggio Calabria – I Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali, stanno eseguendo una misura di incarcerazione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 23 soggetti, già agli arresti domiciliari, imputati nel processo scaturito dall’operazione “EUREKA”.
Il Tribunale ha pronunciato sentenza di primo grado, nel corso del rito abbreviato, nei confronti di 83 imputati, condannandone 76 e assolvendone 7. Per 23 di questi, il GIP ha emesso ordinanza di aggravamento della misura, da quella degli arresti domiciliari a quella del carcere.
L’operazione “EUREKA” era scattata il 3 maggio 2023, quando i Carabinieri, hanno eseguito quattro provvedimenti cautelari emessi dal GIP nei confronti di 108 soggetti, indagati per associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. Sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro delle società commerciali, dei beni mobili e immobili, del valore di circa 25 milioni di euro, localizzati in Italia, Portogallo, Germania e Francia.
L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia si è sviluppata grazie a due Squadre Investigative Comuni, una intercorsa tra la DDA di Reggio e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf e l’altra tra la DDA di Reggio Calabria, l’Ufficio del Giudice Istruttore presso il Tribunale di Limburg ed il Procuratore Federale di Bruxelles coordinate da Eurojust, che è stato importantissimo in quanto ha consentito di svolgere in collegamento le indagini tra i vari Paesi, con gli elementi indiziari necessari.
In contemporanea all’operazione EUREKA, le autorità giudiziarie belghe e tedesche avevano eseguito 15 e 24 provvedimenti restrittivi, a carico di ulteriori indagati per reati in materia di narcotraffico e riciclaggio. L’indagine condotta dall’Autorità Giudiziaria reggina era stata avviata nel giugno 2019, a seguito di raccordi tra l’Arma e la Polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti riferibili alla cosca “NIRTA” di San Luca (RC), attiva a Genk (BE), dedita al narcotraffico internazionale.
Le attività dell’Arma, orientate verso la famiglia “STRANGIO fracascia” di San Luca (RC), riconducibili ai citati “NIRTA”, si sono estese a diverse famiglie dello stesso centro aspromontano, interessando anche la locale di ‘ndrangheta di Bianco, nel cui ambito erano stati ricostruiti gli assetti interni, numerose condotte relative ad acquisto di cospicue quantità di cocaina per il mercato locale, di detenzione e porto di armi da guerra, rese clandestine, di reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali, sia in Italia e all’estero.
Quanto al traffico internazionale di stupefacenti, era emersa l’operatività di tre associazioni prossime alle maggiori cosche del mandamento jonico reggino, con basi operative in Calabria e ramificazioni in varie regioni italiane ed estere.
Le tre consorterie, in sinergia tra loro, si rifornivano direttamente da organizzazioni colombiane, ecuadoregne, panamensi e brasiliane, risultando in grado di gestire un canale di importazione del narcotico dal Sud America all’Australia, ove il prezzo di vendita dello stupefacente risulta sensibilmente più alto rispetto al mercato europeo.
Sono stati numerosi gli episodi di importazione via mare, che hanno permesso di accertare che, tra maggio 2020 e gennaio 2022, sono stati movimentati oltre 6.000 kg di cocaina, oltre a 3.000 kg oggetto di sequestro, tra cui i flussi di denaro riconducibili alle compravendite dello stupefacente venivano gestiti da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni di denaro hanno interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda.