Un altro femminicidio che ha fatto rabbrividire l'opinione pubblica per la particolare efferatezza e ferocia dell'assassino che era riuscito a vedersi ridotta la pena dall'ergastolo a 30 anni di reclusione. Poi la Cassazione ha richiesto un nuovo processo al termine del quale il consesso giudicante ristabiliva il fine pena mai per il mostro dal viso d'angelo.
Roma – Il 29 maggio 2016, poco dopo le quattro del mattino, la ventiduenne Sara Di Pietrantonio veniva barbaramente strangolata e bruciata dall’ex fidanzato Vincenzo Paduano, 27 anni, vigilante, lungo via della Magliana a Roma. Un femminicidio che verrà ricordato per la sua efferatezza. Sara, per due anni, era stata oppressa dalla gelosia, dal possesso e dall’ossessione di Vincenzo. Un mese prima di essere uccisa, aveva trovato la forza di chiudere quel rapporto malato. L’uomo non poteva sopportarlo ma, soprattutto, non poteva accettare che lei frequentasse da una settimana un altro giovane.
Sara, Sissi per gli amici, era una ragazza generosa, solare e altruista. Un vero vulcano di idee che non riusciva mai a stare ferma. Amava il canto ma la sua vera passione, fin da piccola, era la danza. Conobbe Paduano nell’estate del 2014 quando entrambi facevano gli animatori per i bambini ad Ostia. Lei si era sentita attratta in maniera particolare da quel ragazzo introverso, taciturno, un po’ schivo e a tratti davvero enigmatico. E fu amore a prima vista, una passione travolgente. Vincenzo sembrava il fidanzato ideale, da presentare subito a mamma e a papà che, nonostante fossero separati da anni, erano rimasti in buoni rapporti. Eppure, pian piano, qualcosa di quell’atmosfera incantata iniziò a incrinarsi. Sara si era iscritta ad Economia aziendale: un mondo nuovo di cui Vincenzo non ne avrebbe fatto parte. Appunto per questo l’uomo avrebbe tenuto sotto stretto controllo anche questa nuova esperienza di Sissi che la vedeva molto impegnata. Non tardò, infatti, a chiederle la password del computer, con la scusa di aiutarla, per poi inserirsi nel nuovo portale della facoltà da bravo tecnico informatico qual’era. Giacchè c’era l’uomo si fece consegnare anche gli accessi del cellulare e di Facebook. E la sua posizione, via Whatsapp, ogni qualvolta fosse rimasta da sola. Sissi, inizialmente lusingata da queste attenzioni, ben presto ne avrebbe conosciuto a sue spese la pericolosità anche perché, nel frattempo, Vincenzo aveva installato, a sua insaputa, un’applicazione nel cellulare della studentessa che gli permetteva di localizzarla costantemente.
Il giovane aveva trovato lavoro come guardia giurata ma l’impegno professionale non lo aveva distolto dal suo bisogno ossessivo di verificare ogni istante della vita di Sissi. Vita che, di li a poco, sarebbe diventata un’inferno. La povera ragazza era vittima di insulti, scenate di gelosia e litigi per futili motivi ma, nonostante tutto, cercava di giustificare e di assecondare le richieste di Vincenzo, altro non fosse per dimostrargli la propria fedeltà. Qualora ce ne fosse stato bisogno. Non mancava di ripetere alle amiche e ai genitori che Vincenzo, in fondo, era buono e che doveva solo imparare a domare la tigre che era in lui. Se Sara si fermava all’università a studiare con gli amici, se a danza si esibiva con un ballerino, se usciva con le amiche e se andava al concerto di Ligabue era una poco di buono che lo tradiva. Ecco di che cosa l’accusava. Si erano lasciati e ripresi almeno tre volte ma la relazione, ormai, si era irrimediabilmente compromessa e quando la studentessa confidò a Vincenzo che si era scambiata un bacio con il suo ex Paduano ne risenti in maniera violenta. L’uomo, infatti, diventò ossessivo oltre ogni misura e la ragazza, sentendosi sempre in colpa e denigrata, iniziò a sprofondare in un profondo malessere e in una sistematica demolizione della propria identità che si tradussero in un basso rendimento negli studi e, a detta dei suoi amici, in una sorta di grave disagio psicologico e sociale.
Esasperata Sissi si era sfogata con un compagno di corso, Alessandro Giorgi che, pian piano, divenne per lei una persona speciale. Vincenzo se ne rese conto facendole una violenta scenata di gelosia alla sua festa di compleanno. I due, ormai, erano ai ferri corti. Nel mese di aprile del 2016, Sara ebbe la forza di uscire dalla gabbia dove l’uomo l’aveva ristretta e dopo qualche giorno iniziava un a nuova vita sostenendo brillantemente un esame preparandosi anche per il saggio di danza. La guardia giurata però voleva riconquistarla e si presentò a casa sua lasciandole una rosa scarlatta sul letto, evocando cosi un cattivo presagio nel cuore di Concetta Raccuglia, mamma della ragazza. Dopo averla sorpresa in auto con Alessandro, Paduano si era messo a gridare insultando entrambi e strattonando Sara sino a farle male. In un messaggio la minacciò di rovinarle la vita. Tentò anche, non riuscendoci perché sorpreso da un edicolante, di incendiare l’auto di Alessandro. Poi spariva dalla circolazione per un’intera settimana. Brutto presagio.
Il 28 maggio Sara si esibiva nel saggio di danza, interpretando”La regina del fuoco”. Una volta rientrata a casa Vincenzo la raggiunse per tentare una riappacificazione. Al suo rifiuto lui finse di incassare il colpo augurandole ogni bene accanto al nuovo fidanzato. La stessa sera Sarà uscì con un’amica e, verso le due del mattino, si incontrò con Alessandro. Rientrati poco prima delle quattro, i due si salutarono sotto casa del giovane. Sara sali a bordo della sua auto, inviando alle 3.50 il solito messaggio alla madre con su scritto”Sto arrivando”. Le telecamere di un’azienda commerciale lungo via della Magliana, in una zona semideserta, riprendevano alle 04.06 le auto di Sara e di Vincenzo mentre quest’ultimo la speronava costringendola scendere dal mezzo. L’uomo, come mostrava la telecamera, alle 4.16 prendeva una tanica ed incendiava la sua auto. Sara impaurita scappava disperatamente chiedendo aiuto a due automobilisti che, però, non si fermavano. Lui la raggiungeva con la sua auto e una volta sceso dal veicolo aggrediva la poveretta con forza brutale stringendole le mani intorno al collo sino a strangolarla. Poi posava sul corpo della vittima una gran quantità di legna e fogliame per poi cospargerli di benzina a cui subito dopo dava fuoco allontanandosi di corsa mentre il corpo di Sissi diventava un ammasso di cenere. Vincenzo Paduano si presentava puntualmente sul posto di lavoro sino a fine turno ovvero intorno alle 5 del mattino avendo cura di gettare il cellulare della ragazza in un cassonetto sotto casa di Alessandro Giorgi. Nel chiaro tentativo di depistare le future indagini.
Nel frattempo Concetta, preoccupata per l’assenza della figlia, usciva dalla sua abitazione per cercare Sissi imbattendosi, poco distante da casa, nell’auto carbonizzata della figlia e, a un centinaio di metri, nel cadavere ancora fumante della povera Sara ormai quasi del tutto deturpata dalle fiamme. Gli uomini della squadra Mobile romana non ci misero molto a trovare la guardia giurata che una volta sotto interrogatorio tentava di negare l’evidenza per poi crollare dopo otto ore di snervante pressione investigativa. L’uomo veniva condannato all’ergastolo ma il 10 maggio 2018, la Corte d’Appello riduceva la pena a 30 anni di reclusione, includendo il reato di stalking in quello più grave di omicidio volontario. Nell’aprile del 2019 la Cassazione aveva respinto la precedente sentenza stabilendo che si tenesse un nuovo processo di secondo grado e, l’11 settembre scorso, la Corte d’Appello bis si è pronunciata riconfermando l’ergastolo. Una sentenza storica che ha riconosciuto lo stalking come reato autonomo. La mamma della vittima si è sfogata dopo la sentenza:”…Sara non ce la riporta più nessuno, nemmeno dieci ergastoli – ha detto Concetta – spero che tutto questo dolore possa servire per altre ragazze, altre donne che si trovano in questa difficile situazione dello stalking psicologico. Debbono avere il coraggio di denunciare se non vogliono finire come Sara…”. Ti brucerai piccola stella senza cielo, diceva la canzone di Ligabue preferita da Sara. Cosi è stato.