Omicidio di Nada Cella, sul processo incombe l’ombra della prescrizione

Alla sbarra la sospettata storica dell’assassinio del 1996 a Chiavari, l’ex insegnante Annalucia Cecere. Senza le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà la sua condanna potrebbe essere “inutile”.

CHIAVARI (Genova) – L’ombra della prescrizione incombe sull’omicidio di cui deve rispondere Annalucia Cecere, ex insegnante di 54 anni, alla sbarra per la morte di Nada Cella, ammazzata il 6 maggio del 1996. E qualora la donna venisse riconosciuta responsabile dell’omicidio potrebbe non farsi nemmeno un giorno di carcere per sopraggiunta prescrizione del reato.

Nonostante in molti credano che il delitto di omicidio non sia prescrivibile, tale tipologia di reato può decadere atteso che i delitti che si possono estinguere sono quelli puniti con l’ergastolo. E non tutti gli assassini vengono condannati al fine pena mai.

Nadia Cella, ammazzata con estrema crudeltà

Assieme all’ex insegnante, ritenuta l’esecutrice materiale del macabro fatto di sangue, lo scorso 20 novembre, sono finiti sul banco degli imputati i sospettati storici della tragica vicenda, ovvero l’allora datore di lavoro della vittima, il commercialista Marco Soracco, 62 anni, e la madre Marisa Bacchioni, 90 anni, accusati di favoreggiamento e false informazioni alla Pm Gabriella Dotto. La presunta assassina è accusata di aver ammazzato Nada per futili motivi e con crudeltà, per rancore e gelosia, per come recita il capo d’imputazione. E tutto questo, se reggerà sino al termine del dibattimento, potrebbe portare ad un verdetto con una pena piuttosto congrua. Ma se venissero meno le due aggravanti, i futili motivi e la crudeltà, l’imputata potrebbe essere condannata ad un minimo di 21 anni di reclusione, ma Nada è stata uccisa nel 1996 dunque la prescrizione sarebbe piena.

Non è d’accordo l’accusa, che è convinta di portare a termine il proprio lavoro sino ad una condanna più severa. Per la Pm Dotto, la presunta assassina, difesa dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini, avrebbe eliminato quella che considerava una rivale in amore perché anche lei innamorata di Soracco. In più, avrebbe avuto intenzione di sottrarle anche il posto di lavoro.

Annalucia Cecere

Il 6 maggio 1996, nello studio di Soracco, dove Nada lavorava come segretaria, Cecere “l’aggrediva con colpi violenti e ripetuti, di cui almeno dieci al capo, oltre ad una serie di altri colpi in diverse parti del corpo, sia a mani nude che con strumenti di offesa, uno dei quali almeno, certamente con punta acuminata. Con tale condotta determinava lo sfondamento del cranio della giovane donna, a cui conseguiva il decesso dopo qualche ora”. Questo per quanto attiene la crudeltà.

Per i futili motivi è presto detto: Cecere non sopportava Nada e per questo l’avrebbe ammazzata. In quello studio, sempre a detta della pubblica accusa e degli avvocati di parte civile, avrebbe voluto lavorare Cecere così da stare al fianco dell’uomo che amava, avendo anche nei suoi confronti chiari fini “matrimoniali”, come avrebbe riferito un testimone. Infatti, Marco Soracco, sempre per l’accusa, avrebbe coperto la presunta assassina perché nel frattempo lui stesso avrebbe custodito “scomodi segreti” che le indagini sulla donna avrebbero potuto svelare.

Marco Soracco

I difensori della Cecere, però, non ci stanno e si batteranno per dimostrare che il delitto d’impeto sarebbe stato privo di crudeltà perché non era nella volontà della donna fare soffrire la vittima. Per i futili motivi la strada rimane in salita. Nel 2002, la Cassazione si pronunciava in tal senso affermando che la gelosia può essere idonea ad aggravare il reato, collocandosi tra i “motivi abietti o futili”.

C’è da dire che nel marzo scorso il Gup Angela Nutini aveva prosciolto l’insegnante della materna in pensione perché aveva giudicato gli elementi raccolti dalla Procura solo come “sospetti”. Tali congetture, aveva scritto il magistrato, non potevano “portare a formulare una ragionevole previsione di condanna e che renderebbero “inutile il dibattimento” considerato il quadro probatorio per alcuni aspetti contraddittorio e insufficiente. Il giudice per le udienze preliminari aveva prosciolto anche il commercialista e l’anziana madre. Successivamente la Procura si opponeva al provvedimento e i giudici della Corte di Appello accoglievano il ricorso rinviando a giudizio i tre imputati: “Sono innocente e lo dimostrerò a tutti – ha detto Annalucia Cecere – già una giudice lo aveva detto, che sono innocente. E quella sentenza l’abbiamo letta tutti”. Il processo inizierà il 6 febbraio 2025.

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